Olanda del Seicento, Delft. Epoca dei grandi, ricchi e potenti mercanti d'arte e di straordinari artisti come Vermeer e Rembrandt, che usano la luce come materia pittorica, sperimentandola nelle loro opere attraverso percorsi differenti e paralleli.
Dal romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di perla il regista Peter Webber ha tratto la vicenda di un film che porta lo stesso titolo, candidato a diversi premi Oscar e che come altri, che hanno praticato il connubio cinema-arte, non è riuscito a resistere alle suggestioni visive emanate da grandi capolavori (come 'Sogni' di Kurosawa, tanto per citarne uno) . La vicenda della Chevalier immagina un personaggio umile e sottomesso dietro il ritratto femminile di uno dei quadri più famosi dell'artista olandese, Jan Vermeer, La ragazza con il turbante.
E' lei la protagonista del film, invenzione della scrittrice, intorno alla quale genio artistico, faccende domestiche, passioni, gelosie, invidie e grettezze ruotano. Dal momento che il padre è diventato cieco e non può più mantenere la famiglia, Griet viene mandata molto giovane a servizio presso la famiglia del pittore. Già dalle prime inquadrature, nella casa paterna di Griet, vengono in mente tanti ritratti dell'arte olandese che rappresentano ambienti domestici e scene di vita quotidiana. Si avverte fortissima la presenza di una valenza figurativa che prende significato dal richiamo a quella forma d'arte affine al cinema che è la pittura, per ogni dettaglio, ogni cipolla o patata presente sul tavolo da cucina, icone e simulacri, da sole, di innumerevoli nature morte.
Griet, personaggio-funzione e fulcro della diegesi, cattura subito intorno a sé, graziosa, riservata e modesta com'è, la curiosità e il sospetto delle altre donne della casa, soprattutto di quelle che non sono serve come lei. Personaggio-funzione che serve ad avvicinare lo spettatore allo studio segreto del pittore e ai misteri della sua arte, personaggio-funzione che serve a smuovere i sentimenti all'interno della famiglia, soprattutto quando l'artista di casa, ma anche marito, padre e navigato seduttore, comincia ad interessarsi alla delicata fanciulla. Sguardi che tradiscono passione e imbarazzo, attrazione e timore si intersecano.
Griet rimane incantata dall'arte che si respira nello studio del pittore; da parte sua Vermeer la introduce nel suo mondo: si consuma così tra loro una relazione tutta platonica, trattenuta, che si alimenta prima dell'assistenza richiesta dal pittore alla serva nella preparazione dei colori da utilizzare sulla tela, e poi della scandalosa prestazione di Griet come modella per un quadro, con indosso gli orecchini di perle della padrona di casa. Nel frattempo il mecenate di Vermeer e la suocera affarista si affannano intorno a Johannes, per riuscire a spremere il più possibile il suo talento, espressioni bieche dell'arte come mercato che non avverte scrupoli etici: il primo pronto a tormentare l'artista con i suoi capricci, a ricattarlo e ad insidiare la giovane Musa di turno, la seconda pronta a tradire la figlia pur di ottenere un ennesimo capolavoro che assicuri il mantenimento della numerosa famiglia.
Il regista compie una scelta estetizzante e totalizzante: ogni inquadratura del film è satura di forme e colori, si compone come un quadro e allude alla pittura dei ritrattisti olandesi dell'epoca, ma anche di Van Gogh, oltre che, naturalmente, a quelli di Vermeer.
Il film, che tanta suggestione prende dall'interpretazione di Scarlett Johansson, però, rimane come bloccato dalle sue stesse aspirazioni e trasmette più che altro un incitamento al piacere intellettuale che deriva dall'ammirazione per l'arte di Vermeer.Tutto rimane inespresso sotto la superficie patinata e oleografica delle immagini; solo la moglie di Vermeer, al culmine della gelosia e dell'ira, dopo aver scoperto il vero motivo della presenza di Griet nello studio del marito, si produce in una scenata in piena regola. Il grande artista, dando prova di pavidità, non riesce a prendere le difese della ragazza ed eventualmente a rompere l'equilibrio della sua famiglia. Così tutto rimane com'è, e ad avere la peggio è Griet che subisce una sorta di 'punizione sociale' per avere presuntuosamente pensato che la vicinanza con il pittore avrebbe potuto emanciparla.
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