Fuck the continuity PDF 
Paolo Fossati   

Il cinema è, a conti fatti, un’arte giovane. Ha poco più di un secolo di storia. Certo, si dirà, non un secolo qualsiasi: il Novecento. Il cinema l’ha attraversato, osservandolo, raccontandolo, influenzandone l’andamento. Ne è, infine, uscito. Non indenne, ma ringiovanito. Le regole narrative, codificate negli anni, hanno consentito che si stabilissero dei parametri per mettere in scena le storie. Da spettatori, crediamo a ciò che vediamo in funzione di quel che appare sullo schermo, ma, anche e soprattutto, per merito di un “impercettibile” lavoro di montaggio che ci consente di dimenticare che il flusso narrativo è costituito da diverse inquadrature. Non si pensi solo alla grammatica cinematografica, che pure è parte fondamentale del processo di costruzione dell’effetto di realtà di un film. Si consideri, in senso più esteso, quella che Miguel Lombardi, definisce tecnica cinematografica, “una tecnica il cui scopo principale è proprio di mettere in forma quanto fissato dalla macchina da presa in modo da generare quella continuità spazio-temporale che è alla base dell’impressione di realtà provata dagli spettatori”, che non percepiscono “le centinaia di inquadrature di un film per quello che sono: tanti prelievi fatti in centinaia di momenti distinti del passato”.

L’assenza di continuità può provocare lo smarrimento dello spettatore, espulso improvvisamente dal mondo nel quale si trovava immerso a causa del venir meno di un parametro di credibilità. Qualcosa d’impossibile nella vita reale accade sullo schermo in caso di errori di illuminazione, di posizionamento non omogeneo di oggetti o personaggi tra un’inquadratura e la seguente, di linee di movimento dei soggetti in campo che non seguono l’andamento previsto dalla prassi consolidata. L’universo narrativo viene immediatamente percepito come strano, ambiguo, inatteso … e lo spettatore si sveglia di soprassalto dallo stato “ipnotico” nel quale era caduto durante la visione. La mancanza di continuità viene percepita all’istante, ma la linea di confine tra lecito e illecito si sposta film dopo film, anno dopo anno. Ciò che può apparire rivoluzionario a una prima visione, viene spesso metabolizzato e diventa accettabile in futuro. È così che Lombardi individua, ad esempio in Gondry, Kaufman e Iñárritu, figure di autori contemporanei che hanno segnato un solco profondo nella storia del cinema. Come in tutte le arti, anche nel cinema si può rischiare, provando a trasgredire le regole. Passando poi, magari, da rivoluzionari a innovatori, da movie brats a maestri. Un tempo, quando erano in voga i “manifesti” e gli artisti si organizzavano in collettivi pronti a ricercare nuove forme espressive, si parlava di avanguardie. Anche oggi, a saper ben guardare, come ci insegna Lombardi, possiamo riconoscere l’aspetto avanguardistico dei registi citati. Per accorgersene bisogna allenare la capacità analitica, e qui forse possiamo permetterci un piccolo elogio al lavoro della critica cinematografica (o almeno a quel tipo di attività teorica che tenta di costruire discorsi a partire dalle immagini). Un ringraziamento a quella parola in grado di illuminare le zone d’ombra dei film.

Naturalmente la saggistica e la ricerca teorica danno luogo a trattazioni più strutturate, che tuttavia si rivolgono agli addetti ai lavori e ai cinefili più attenti. I migliori testi sono, comunque, fruibili anche da lettori che si avvicinino per la prima volta all’argomento: è il caso di Fuck the continuity, che oltre a svelare i segreti che rendono  gli spettatori partecipi delle storie che racconta il cinema, spiega i motivi che spingono il pubblico ad accettare sia le convenzioni, che le innovazioni argute introdotte dai registi. Un manuale prezioso per chi desideri stare dietro alla macchina da presa, ma anche per chi ama accomodarsi in poltrona a godersi un film: capirà molto meglio ciò che ha apprezzato e ciò che invece lo ha infastidito durante la visione. Avrà molti parametri in più per giudicare il lavoro di un regista e di tutte le figure professionali coinvolte nella realizzazione della messa in scena. Proverà, forse, il meraviglioso desiderio di una seconda visione, esperienza sempre ricca di sorprese.

TITOLO: Fuck the continuity; AUTORE: Miguel Lombardi; EDITORE: Dino Audino (collana Taccuini); ANNO: 2010; PAGINE: 160; PREZZO: 19,00€

 


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