Crazy Heart PDF 
Valentina Rossetto   

Crazy Heart, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Cob., è il film d'esordio dell'attore Scott Cooper,  la cui intenzione originaria, accantonata dopo ever provato senza successo ad ottenere i diritti della storia, era quella di raccontare la vita del musicista country Merle Haggard. Protagonista del film, quindi, è il folk singer quasi sessantenne Bad Blake, che ormai lontano dai successi del passato cerca di sopravvivere accontentandosi di piccoli ingaggi in città di provincia. Blake possiede tutte le caratteristiche del personaggio maledetto: è un alcolizzato, conduce una vita sregolata e nomade, vive in motel di bassa categoria e mal accetta gli impegni che gli vengono imposti dal suo manager e dalla casa discografica. Altrettanto tipicamente la sua vita verrà sconvolta dall'incontro con una donna più giovane, Jean, una giornalista musicale che vuole intervistarlo. Bud dovrà quindi rivedere tutta la sua vita alla luce di questa relazione e affrontare tutti i nodi irrisolti del suo passato.

A riscattare Crazy Heart dalla banalità di una trama già vista e dallo sviluppo prevedibile è senza dubbio l'interpretazione di Jeff Bridges. Il suo corpo sovrappeso, ruvido e segnato dal tempo riesce a conferire al personaggio uno spessore e una credibilità unica. Lo stesso Cooper afferma di aver scelto Bridges perché "non forza mai le emozioni ma incarna la naturalezza", e anche perché a differenza di molti attori "fa attenzione anche ai minimi dettagli, ai modi in cui si muove, come tiene la bottiglia, la sigaretta, la chitarra: niente è lasciato al caso". Tutti i personaggi che gli ruotano intorno, invece, dai vecchi e giovani musicisti ai fan attempati, dal suo manager alla stessa Jean, sono decisamente stereotipati, troppo ripuliti per risultare credibili. Si discostano in parte da questo quadro solo quelli interpretati da Colin Farrell, ex allievo di Blake, verso il quale prova una profonda riconoscenza, e da Robert Duvall, amico di vecchia data del protagonista e suo confidente. Perfettamente in sintonia con il personaggio di Blake sono invece i luoghi e gli ambienti in cui si muove: da un lato motel arredati in modo scadente e vecchi locali di provincia decadenti e polverosi, e dall’altro le lunghe strade solitarie che attraversano il sud ovest degli Stati Uniti.

Molti musicisti sono stati citati come possibile fonte d'ispirazione per il personaggio di Bud Blake:  Merle Haggard, Waylon Jennings e soprattutto Kris Kristofferson, di cui è impossibile non notare la somiglianza fisica con Bridges. L’attore ha dichiarato in più interviste che tutti questi musicisti lo hanno influenzato, ma che quella che ha voluto creare è una figura paradigmatica che ne riassumesse le caratteristiche. Assecondando in questo lo stesso Cooper, che gli ha chiesto di modellare Bud come fosse una figura più immaginaria che reale: un inesistente quinto membro degli Highwaymen (superband formata da Johnny Cash, Waylon Jennings, Willie Nelson e Kris Kristofferson). Un'operazione che a Bridges, grande amante della musica country, non è risultata molto faticosa, e che anzi gli ha fornito l'occasione per poter suonare con alcuni dei suoi amici di sempre, Kris Kristofferson per primo. È naturale poi che un attore porti sempre con sé un po' dei personaggi che ha interpretato nei film precedenti, così quando all'inizio di Crazy Heart Bud ci viene mostrato la prima volta mentre entra in un bowling, e lo vediamo camminare di fianco alle piste, raggiungere il bancone del bar, sedersi su uno sgabello e chiedere da bere quello che scopriremo essere "il solito” (un whisky e una birra) non riusciamo a non pensare a Jeffry Lebowsky. È solo una questione di età, come se il Drugo ci venisse messo sotto gli occhi vent'anni dopo. Con lui Bud ha in comune i vizi (l'alcol, l'erba ...), una certa tendenza al disordine, il modo di muoversi, e in parte lo spirito con cui concepisce la vita. 

Ci sono mestieri che assorbono completamente chi li fa e che portano ad estraniarsi dal mondo reale, che diventano talmente inglobanti ed esclusivi da rendere impossibile tenere in piedi rapporti o interessi diversi. Il cinema ci ha raccontato spesso storie così, in cui i protagonisti appartengono solitamente all'ampio mondo dello showbiz. Questi, per la natura inevitabilmente pubblica del loro lavoro, sono portati più di altri a percorrere quel tipo di vita. Potremmo citare molti esempi, ma qui ci limitiamo a due figure recenti che hanno molte cose in comune con Bud: Howard (interpretato da Sam Shepard), protagonisa di Non bussare alla mia porta di Wenders, e il Randy "The Ram" Robinson (Mickey Rourke) di The Wrestler. Le analogie fra i tre personaggi sono molte: tutti, arrivati ad un punto discendente della loro carriera, riflettono su quella che è stata la loro vita, cercano di rimetterne insieme i pezzi e di immaginare delle alternative. Hanno figli ormai grandi a cui non hanno mai dedicato del tempo e che, escluso il personaggio di Rourke, neanche sanno di avere. Cercano di afferrare qualcosa che sanno di essersi fatti sfuggire, scoprendo che è perduto per sempre. Così, essendo incapaci di vivere al di fuori del ristretto contesto rappresentato dalla propria carriera, alla fine vi ritornano consapevoli che per loro la vita fuori non esiste. All’inizio del film Bud, rispondendo alle domande di Jean, fa fatica a rielaborare il proprio passato e si dimostra restio nel rievocare alcuni episodi spiacevoli della sua vita, ma alla fine, quando la donna cercherà di intervistarlo nuovamente, sarà più disponibile, proprio perché nel corso del film ha guardato in faccia la realtà e rielaborato la propia vita, trovando così un equilibrio. Fatto che lo differenzia dagli altri due personaggi e che ne fa infine una figura più serena.

Crazy Heart ruota tutto intorno a Jeff Bridges. Se non fosse per la sua interpretazione, per la sua presenza, il film non esisterebbe. Il personaggio di Bud Blake ne rappresenta l'unico e vero punto di forza, l'unico motivo di interesse in un contesto decisamente piatto. Non ci sono scelte registiche originali e gli altri attori, come detto, non emergono e fanno difficoltà ad imprimere ai loro personaggi dei tratti che ci permettano di ricordarli. Mai Oscar fu quindi più meritato, soprattutto tenendo conto che Bridges era alla sua quarta nomination e aveva già da anni l'etichetta di "attore più sottovalutato di Hollywood". L'esordio alla regia di Cooper, invece, non è dei più brillanti, anche se non può non essergli riconosciuto il merito di aver scelto Jeff Bridges e di avergli concesso tutto lo spazio di cui aveva bisogno per sviluppare il suo personaggio.

TITOLO ORIGINALE: Crazy Heart; REGIA: Scott Cooper; SCENEGGIATURA: Scott Cooper; FOTOGRAFIA: Barry Markowitz; MONTAGGIO: John Axelrad; MUSICA: T-Bone Burnett, Stephen Bruton; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2009; DURATA: 111 min.

 


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