Monografia pubblicata in occasione della retrospettiva che il XVIII Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali "Da Sodoma a Hollywood" ha dedicato al grande autore francese, il libro è edito da Falsopiano con la collaborazione della Città di Torino e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Al suo interno, cinque contributi critici, curati dal direttore del Festival Giovanni Minerba e da Cosimo Santoro, approfondiscono la specificità dell'arte di Cocteau, a pieno diritto uno dei più gradi artisti contemporanei, a quarant'anni dalla sua scomparsa.
Nel primo saggio Edoardo Bruno affronta il personalissimo linguaggio dell'autore francese, intriso di simbolismi, di messaggi cifrati e di geometria giocosa che tratteggiano le figure dei suoi dipinti e condizionano la messa in scena del suo cinema. Il tutto caratterizzato da una purezza espressiva unica, da una "poligraphia" attraverso la quale Cocteau (tra narcisismo ed erotismo) ci mostra il profondo, la cupa angoscia della morte.
Nel saggio di Gianni Rondolino, invece, il critico torinese suggerisce una breve riflessione su Cocteau quale regista poeta, riproponendo il vecchio e mai chiarito dilemma tra "cinema di prosa" e "cinema di poesia" per rilanciare il suo invito a frenare le truccherie cinematografiche e ristabilire il predominio della macchina da presa, verso quel "realismo irreale" di cui parlava nei suoi film.
Epitome della poetica e dell'esistenza di Jean Cocteau, non può che essere per Stefano Paba, Le sang d'un poete. Nel suo consacrare un culto al corpo maschile, nel suo esaltare la giovinezza e la nudità virile del modello, il regista francese esplicita la propria omosessualità di uomo e di artista solito a vivere pubblicamente e senza timori le sue storie d'amore.
Nel suo saggio, Marco Fusillo paragona la poliedricità di Jean Cocteau a quella di Pier Paolo Pasolini: accomunati dalla medesima poetica dell'eccesso e dal desiderio di violare ad ogni costo i codici di una realtà che li escludeva in quanto omosessuali.
L'ultimo contributo è di Cristina Piccino, la quale individua nel tema della morte e rinascita la costante dell'artista e di molte delle creature che popolano le sue opere.
A completare il volume le schede e le analisi di tutti i suoi film, una breve biografia ed una ricca bibliografia a cura di Debora Alessi.
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