Hunger Games PDF 
Edoardo Peretto   

Nel cinema degli ultimi anni, la rappresentazione dell’apocalisse come frutto delle storture della nostra civiltà è diventato un tema sempre più ricorrente, affrontato in vari modi e da diverse angolazioni. Una di queste prospettive è la descrizione di una sorta di “ritorno” a un medioevo in cui convivono da un lato lo sviluppo tecnologico e dall'altro la povertà e l’oscurantismo tipici di quella che è considerata l’era più buia della storia. Hunger Games di Gary Ross, tratto dal primo capitolo della trilogia best-seller di Suzanne Collins (rivolta al pubblico dei cosiddetti “young adults”), può rientrare sotto certi aspetti in questa categoria.

Il film immagina un futuro non troppo lontano in cui lo stato di Panem è retto da un governo dittatoriale. Panem è divisa in tredici distretti, tutti controllati e sfruttati per il sostentamento della ricca e sfarzosa capitale, in una forbice enorme tra i pochi, ricchissimi, e la massa di chi fatica a sostenersi. Nel dodicesimo distretto, uno dei più poveri, vive l’adolescente Katniss, interpretata da Jennifer Lawrence, la quale conferma il talento già mostrato in Un gelido inverno. A seguito di una ribellione dei distretti soffocata nel sangue, per mantenere la pace e l’ordine e per controllare i sudditi e la loro obbedienza secondo il più classico schema del Panem et circensem, ogni anno si svolge un reality, gli “Hunger Games”, per i quali ogni distretto deve fornire due partecipanti, un maschio e una femmina, estratti a sorte. Lo scopo di questi giochi è uccidere gli altri concorrenti e rimanere vivi. Per salvare la sorellina, estratta, Katniss si offre volontaria. Vediamo così raccontati i preparativi e il baraccone che sta dietro allo svolgimento dei giochi, seguendo poi la giovane eroina nella lotta per la sopravvivenza a cui è stata obbligata e i suoi tentativi di combattere da dentro lo schema che è alla base degli Hunger Games e dei loro obiettivi politici di controllo e manipolazione delle masse.

Per raccontare tutto questo, il regista sceglie uno stile nervoso, quasi isterico, caratterizzato da un montaggio spezzato e frenetico, da inquadrature sghembe, da frequenti fuori fuoco e da una fotografia sporca che limita al massimo la luminosità dei colori. Ottenendo, con questo, la tetra descrizione di una situazione di miseria e di sconforto, ma soprattutto della confusione, degli stati d’animo contrastanti e della paura che animano Katniss durante l’attesa del sorteggio, la preparazione all’evento e il suo svolgimento. Le scelte stilistiche sono forse la parte più riuscita e interessante dell’intera operazione, riuscendo, almeno fino ad un certo punto del film, a sottolineare la tempesta interiore e le contraddizioni vissute dalla giovane protagonista. Laddove Hunger Games perde colpi, invece, risultando alla fine come un’occasione solo in parte sfruttata, è nel voler affrontare troppi temi senza riuscire ad approfondirli tutti in maniera adeguata, con il risultato di alternare momenti più “profondi” con altri in cui rimane più in superficie. Ne risentono sia l’impatto tematico dell’opera, sia, a lungo andare, l’empatia nei confronti della protagonista e l’interesse per la vicenda. Il potere opprimente che manipola e controlla apparendo come il generoso dispensatore di piacere e divertimento, visti nella perversa ottica di strumenti necessari per mantenere la pace; l’invasivo baraccone mediatico; la passione e il coinvolgimento degli spettatori della capitale per lo show opposta all’angoscia e alla paura delle popolazioni sfruttate dei territori periferici; il sentimento crescente che lega Katniss a Peeta, il concorrente maschio del suo distretto. Questi sono solo alcuni dei temi e degli aspetti che il film ammucchia e sfiora, anche regalando più di un momento coinvolgente e valido, ma senza avere la necessaria incisività per approfondirli. Anche la battaglia tutta interiore della protagonista, divisa fra il desiderio e la volontà di combattere e differenziarsi dal meccanismo e l’inevitabile necessità di rispettare le regole del gioco per sopravvivere, non è resa sempre adeguatamente.

Di per sé, è certamente un elemento positivo che il film si rivolga a un pubblico di adolescenti e di “young adults” offrendo temi e metafore importanti in chiave spettacolare e di genere e unendo “impegno” a divertimento. Quello che però poteva essere un ottimo affresco, alla fine appare solo come l’unione di tanti bozzetti (alcuni molto validi) che non si amalgamano in un’unica, coerente opera.

Titolo originale: The Hunger Games; Regia: Gary Ross; Sceneggiatura: Gary Ross, Suzanne Collins, Billy Ray; Fotografia: Tom Stern; Montaggio: Christopher S. Capp, Stephen Mirrione, Juliette Welfling; Scenografia: Philip Messina; Costumi: Judianna Makovsky; Musiche: James Newton Howard; Produzione: Color Force, Larger Than Life Productions, Lionsgate, Ludas Productions; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 142 min.; Origine: USA, 2012

 


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