Corpo celeste PDF 
Francesca Druidi   

Esordio al lungometraggio di finzione da parte della regista Alice Rohrwacher (sorella di Alba), Corpo celeste ha potuto godere della risonanza e dell’attenzione che solo un palcoscenico internazionale come quello del festival di Cannes può regalare. Proiettato nella sezione “Quinzaine des réalisateurs”, il film racconta il sofferto passaggio dall’infanzia all’adolescenza, e in generale alla vita adulta, dell’eterea e inquieta Marta (Yle Vianello), che insieme alla madre Rita (Anita Caprioli) e alla sorella diciottenne Rosa ha appena fatto ritorno dalla Svizzera, dove ha abitato per dieci anni, alla natìa Reggio Calabria. Un’ambientazione, quest’ultima, che contribuisce a fare da cassa di risonanza al senso di spaesamento e di solitudine provato dalla protagonista: una desolata periferia urbana nella quale i palazzi rinunciano a trovare una forma definitiva e, tra di essi, si aprono tratti di “fiumara”, a loro modo brulicanti di vita, che tanto fascino esercitano su Marta.

Complicata è la vita per la ragazza, che osserva la realtà e gli atteggiamenti degli adulti che la circondano con sguardo sempre lucido e critico, ponendosi domande a cui gli adulti non vogliono o non sanno rispondere. Schivando i pesanti attacchi che la sorella le infierisce, e rincuorata di fatto solo dal rapporto con la madre, Marta è alla ricerca del proprio “centro di gravità” all’interno di una comunità che percepisce come ostile. E la prova del fuoco per la protagonista sarà la preparazione alla cresima nella chiesa di don Mario (Salvatore Cantalupo) con l’indomita perpetua e catechista Santa (Pasqualina Scuncia), segretamente innamorata del curato. Tra quiz a tema religioso per coinvolgere i cresimandi e canzoni “neo-moderne” dedicate a Gesù, il percorso verso il sacramento, verso la “confermazione definitiva delle scelte cristiane”, identifica in realtà per Marta la presa di coscienza della strada da intraprendere nel mondo. La tredicenne si troverà, costretta dagli eventi, ad accompagnare don Mario a prelevare un crocifisso figurativo che sostituisca quello moderno e stilizzato della parrocchia, crocifisso che si trova nel paese originario del prete, ormai abbandonato e abitato solo da don Lorenzo (Renato Carpentieri). Sarà proprio quest’ultimo a permettere a Marta di vedere sotto una nuova luce la figura di Gesù Cristo, molto più vera e sentita rispetto alle lezioni dal tono didascalico e pedante di Santa.

Sebbene il film diretto da Alice Rohrwacher non sia un’opera contro la Chiesa, ne sono senz’altro rappresentate ambiguità e ombre: dal personaggio tragicomico di Santa, che risulta decisamente inadeguata al suo ruolo, al don Mario interpretato da Salvatore Cantalupo, costantemente distante dal punto di vista affettivo dalla sua parrocchia, disposto a usare la sua posizione per favorire un politico locale e avanzare nella carriera ecclesiastica, un uomo più interessato a fare della cresima un “grande evento” di cui potersi prendere il merito che non della dimensione spirituale dell’appuntamento. Ma l’obiettivo della cineasta è soprattutto quello di cogliere e far emergere, attraverso la rappresentazione di questa comunità bloccata, piena di contrapposizioni, lacerata tra propensione alla modernità e rispetto dei crismi e dei riti della tradizione, lo smarrimento di un Paese intero, non soltanto il Sud, a causa del radicamento del conformismo e della progressiva perdita di autentica spiritualità. Impiegando uno stile che rievoca il rigore e il senso etico del cinema dei Dardenne, oltre che per l’uso della fotografia e della camera a mano incollata alla protagonista, Corpo celeste è un esordio sincero e interessante in virtù delle tematiche scelte e della forza evocativa di alcune immagini, pur soffrendo però ancora di una mancanza di carica empatica, quella carica che permette allo spettatore un coinvolgimento emotivo oltre che mentale alla materia filmica.

TITOLO ORIGINALE: Corpo celeste; REGIA: Alice Rohrwacher; SCENEGGIATURA: Alice Rohrwacher; FOTOGRAFIA: Hélène Louvart; MONTAGGIO: Marco Spoletini; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2011; DURATA: 98 min.

 


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