Mostro, feccia, animale ... You're just a freak! PDF 
Elisa Panetto   

Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei un handicappato! Chi è handicappato? Mio Dio, non essere ridicolo! Non sei un handicappato, tu sei… Come li chiamano… Diversi!

Questo è il breve scambio di battute che ha luogo tra il pensionato (Stuart Lancaster) e Joyce (Kathy Baker) durante il barbecue di presentazione di Edward (Johnny Depp) alla popolazione del suburbio statunitense di Edward mani di forbice (Edward Scissorhands, Tim Burton, 1990). Edward è il soggetto e il destinatario di quelle parole. Edward è un uomo con forbici al posto delle mani. Quindi «se avesse le mani sarebbe normale», come afferma una signora ad un talk show televisivo. «Questo lo so», è quanto replica brevemente Edward. «Sono un mostro di origine controllata, tu invece devi indossare una maschera» dice Pinguino (Danny De Vito) – essere umano dall’aspetto mostruoso, somigliante a quello dell’animale da cui prende il nome – a Batman (Michael Keaton) in Batman – Il ritorno (Batman Returns, Tim Burton, 1992). Il diverso sa, vede, si accorge. Conosce bene la differenza che corre tra lui ed il normale, che tale è considerato perché fisicamente conforme a quel gruppo maggioritario della società.

«Luridi mostri schifosi! Mostri, andatevene! Schifosi!» urla addirittura Cleopatra (Olga Baclanova) a coloro che fino ad un attimo prima cantavano gioiosamente in coro «Gooble-gooble! Gooble-gooble! We accept you! We accept you! One of us! One of us!» in Freaks (id., Tod Browning, 1932). Handicappato, diverso, mostro. O più semplicemente, come la lingua anglosassone sa ben riassumere, freak. Il termine indica una persona dall’aspetto o dal comportamento inusuale, ma viene soprattutto associato ad un individuo dalla grave malformità fisica, uno “scherzo della natura”. In antropologia è chiaramente accostabile ad un mostro o a un “fenomeno da baraccone”. Non è appunto un caso che i freaks dell’omonimo film e quelli di Big Fish – Le storie di una vita incredibile (Big Fish, Tim Burton, 2003), vivano e lavorino tutti all’interno di un circo, che le sorelle siamesi Ping e Jing (Ada e Arlene Tai) del film di Burton, diano spettacolo su un palcoscenico, o ancora che il giovane John Merrick (John Hurt), affetto da neurofibromatose, venga esposto come “Uomo Elefante” all’interno del baraccone di Bytes (Freddie Jones) in The Elephant Man (id., David Lynch, 1980). Oltre ad essere considerati fenomeni da mettere in mostra, ai freaks non viene nemmeno dato il diritto di avere un nome e un cognome. Per la maggior parte sono infatti conosciuti attraverso soprannomi derivati dalle loro particolarità fisiche, o dalle suggestioni che potrebbero provocare, vedi il bambino (Chris Overton) che diventerà poi “Fantasma” (Gerard Butler) ne Il fantasma dell’opera (The Phantom of the Opera, Joel Schumacher, 2004), esposto ad una fiera ambulante come “Il figlio del Diavolo”. Il Fantasma non è nemmeno l’unico freak ad essere associato a tale malvagia figura soprannaturale: in Edward mani di forbice, alla visione di Edward, Esmeralda (O-Lan Jones) punta il dito contro il ragazzo dicendo: «Lui non viene dal cielo, lui viene direttamente dalle fetide fiamme dell’Inferno! Il potere di Satana è dentro di lui, io lo posso sentire! Povere pecorelle, avete smarrito la… Lui è stato invitato qui per tentare, ma non è ancora troppo tardi: dovete allontanarlo da voi, cacciarlo via, calpestare la perversione della natura!». Quella dei freaks è una deformità lampante ed incensurata che sa creare disgusto, ribrezzo e orrore. Emblematiche sono le reazioni scatenatesi a seguito dell’anteprima del film di Tod Browning: alcuni spettatori lasciarono la sala a metà della visione, ed una donna abortì a seguito del trauma provocatole dalle forti immagini. Fu giudicato così duro e scioccante che il film venne tagliato di circa 60 minuti delle scene più impressionanti, ma la manovra non fu sufficiente a risollevarne le sorti al botteghino. Anche il Joker (Jack Nicholson/Heath Ledger) di Batman (id., Tim Burton, 1989) e de Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, Christopher Nolan, 2008) provoca terrore e ripugnanza (anche) a causa del volto sfigurato che provoca un perenne ghigno sulle labbra. Quello interpretato da Ledger viene anche più volte definito «mostro», «feccia» ed «animale». Come se non bastasse, il look clownesco di entrambi i Joker ricorda proprio quei circhi all’interno dei quali freaks e clown si mostravano al pubblico. Per il suo status, il freak può anche essere oggetto di una morbosa curiosità (la gente è disposta a pagare per vedere l’Uomo Elefante, la popolazione del suburbio pretende l’organizzazione di un barbecue per vedere Edward: sempre e solo vedere), essere oggetto di attrazione e di desiderio.

In quest’ultimo caso lo è soprattutto per quegli individui che fisicamente rientrano nella normalità dettata dalla società, ma che in realtà all’interno soffrono e scoppiano perché in essa non si riconoscono, non si sentono realizzati né tantomeno capiti, ma repressi, bloccati, incatenati… In gabbia. Vogliono uscire dalle convenzioni sociali e dall’estetica dettata dalla collettività e mettersi al livello dei freaks, essere considerati parte della loro comunità per “emanciparsi” e rendersi veramente liberi di essere se stessi. In qualsiasi modo si comporti, infatti, per la società un freak rimane pur sempre un terribile scherzo della natura: di certo è l’individuo più vittima del determinismo, ma al contempo anche il più libero, non avendo nulla da perdere né tantomeno da guadagnare. Diane Arbus (Nicole Kidman), protagonista di Fur – Un ritratto immaginario di Diane Arbus (Fur: An Imaginary Portrait of Diane Arbus, Steven Shainberg, 2006), nata in una famiglia di celebri pellicciai, cresce in un mondo dorato ma subordinato dalle convenzioni sociali: una donna come lei, infatti, è presto destinata al ruolo di casalinga modello e madre premurosa. Insofferente, frustrata e insoddisfatta, Diane fugge finalmente da un destino di sofferenza e continua repressione grazie all’incontro con Lionel Sweeney (Robert Downey Jr.), eccentrico uomo affetto da ipertricosi, malattia che lo costringe a nascondere il proprio volto. Attraverso Lionel, Diane entra in contatto diretto col mondo dei freaks, un pianeta misterioso in cui tutte le regole che ha finora rispettato vengono sovvertite. Diane riesce finalmente a spogliarsi delle imposizioni sociali per rivestirsi unicamente di se stessa, della propria visione del mondo, delle proprie emozioni e sentimenti, senza vergogna. Addirittura mostrandoli e tramandandoli al mondo intero attraverso i propri scatti. Diane è forse uno dei pochi individui in grado di integrarsi e di avere un approccio autentico coi freaks, a «guardare dietro la maschera dello schifoso mostro» (che è anche quanto il Fantasma dell’Opera chiede a Christine e all’intera umanità, colpevole di averlo giudicato solo superficialmente, così come di averlo privato di ogni tipo di piacere, da quello della carne a quello di avere una madre). Coloro che riescono ad inserirsi all’interno del mondo dei freaks sono spesso soggetti già di per sé stra-ordinari, che si distinguono dalla società, che sognano un mondo diverso e guardano quello in cui vivono in maniera differente. E’ il caso di Edward Bloom (Ewan McGregor) e della sua “vita incredibile” in Big Fish – Le storie di una vita incredibile, del Dottor Frederick Treves (Anthony Hopkins) e della Signora Kendal (Anne Bancroft), attrice, con l’Uomo Elefante, in The Elephant Man, così come del clown Roscoe (Roscoe Ates) e della sua amata Venus (Leila Hyams) in Freaks. Sposando il nano Hans (Harry Earles), anche la sorte di Cleopatra sembra destinata all’integrazione col proprio opposto, ma per lui ed i suoi amici la donna non prova nient’altro che ripudio, ribrezzo, disprezzo e superiorità: per Cleopatra i freaks altro non sono che «mostri schifosi», perché deformi e imperfetti. E a ben vederla, Cleopatra non è certo una figura straordinaria: è l’essere bello per eccellenza, la donna normale, la degna rappresentante della società, che in Hans trova solo il mezzo per soddisfare i propri comodi (e nel suo specifico caso, vivere nella ricchezza). Cleopatra è dunque normale ma negativa: nel suo bel fisico convivono infatti immoralità, corruzione, superficialità, odio. Il male che caratterizza la stessa società. La sua è la normalità dell’orrore, quindi. Hans invece è diverso ma positivo: dall’imperfezione del suo corpo provengono sentimenti di amore, rispetto, generosità, spontaneità. La sua e quella dei freaks è l’anormalità quotidiana, e se c’è un’umanità, essa è proprio da cercare tra di loro, non tra i cosiddetti normali.

E i freaks, vivendo con dolore tale discriminazione e coscienti delle brutture interne alla società (peggiori di quelle esterne, le proprie), giustamente la esigono: «pretendo un po’ di rispetto, il riconoscimento della mia essenzialità umana», e ancora «Il Pinguino è un uccello che non riesce a volare. Io sono un uomo!» urla Pinguino/Oswald Cobblepot, ma ancor più eloquente è il grido sofferente e disperato che assale John Merrick mentre cerca di fuggire dagli uomini che lo inseguono: «Io non sono un elefante! Io non sono un animale! Sono un essere umano! Un uomo! Un uomo!». In tutti questi casi, il vero ed unico mostro è proprio l’essere umano, che sa essere giudicante, morboso, perverso e crudele nei confronti del diverso. È la normalità ad essere colpevole, non la “mostruosità”. La società è talmente spietata nei confronti dei propri gruppi minoritari, che i freaks realizzano di non essere più così smaniosi di farne parte, anzi, di fronte a tanti e tali orrori prendono chiaramente le distanze dalla razza umana. «Io non sono un essere umano. Sono un animale a sangue freddo!» arriverà ad affermare il Pinguino in perfetta polarità e in enorme contrasto col suo iniziale desiderio di umanità. Ancora, Edward strappa simbolicamente con le proprie mani di forbice gli abiti di cui la società l’ha rivestito, per spogliarsi della stessa e tornare ad affermare la propria diversità ed unicità. Ben Grimm (Michael Chiklis) de I fantastici 4 (Fantastic Four, Tim Story, 2005), dopo essere stato investito da raggi cosmici, invece di riacquistare le proprie fattezze di essere umano decide di rimanere “La cosa”: in questo modo può circondarsi di quegli individui capaci di accettare la propria diversità. C’è anche chi, debole e sopraffatto dal dolore come il Fantasma dell’Opera, sceglie di capitolare e svanire per sempre dandola vinta al gruppo dominante, o addirittura chi opta per l’azione vendicativa come i personaggi di Freaks che, guidati dal proprio codice – offendetene uno e li offendete tutti – trasformano Cleopatra in una di loro. Ma i freaks sono soprattutto tali per trasformarsi, un po’ come i pazzi, in cantori della verità, per testare l’effettiva umanità dell’individuo, per diventare specchio della mostruosità interna all’essere umano. Dal suo corpo, dalla sua considerazione e dal trattamento che ad esso è riservato, la vera natura dell’uomo subisce un’eruzione esplosiva che lo disarma e lo rende nudo.  La sua natura è ora inequivocabile ed ingiustificabile. Di fronte a pressioni, complicazioni, problemi e mancanza di equilibrio, la maggioranza della specie umana altri non è che… Un freak.

«Non parlare come uno di loro, non lo sei. Anche se ti piacerebbe. Per loro sei solo un mostro… Come me! Ora gli servi… Ma tra un po’… Ti cacceranno via, come un lebbroso. La loro moralità, i loro principi, sono uno stupido scherzo. Li mollano appena cominciano i problemi, sono bravi solo quando il mondo permette loro di esserlo, te lo dimostro. Quando le cose vanno male, queste persone civili e perbene si sbranano tra di loro. Vedi, io non sono un mostro… Sono in anticipo sul percorso!» (Joker a Batman ne Il cavaliere oscuro)

 


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