Il primo libro di fotografia PDF 
Paolo Fossati   

La fotografia è una mediazione, un’interpretazione della realtà. Qualunque appassionato ne è consapevole, ma anche il più attento, guardando un’immagine, può dimenticare, a volte, i limiti dell’inquadratura. La passione può accecare, portare a ignorare per un attimo il fuoricampo. Immediatamente dopo, immedesimandosi nel fotografo, ricompaiono sotto una nuova luce le scelte da operare prima dello scatto, ed ecco riaffiorare la consapevolezza di dover ritagliare un riquadro di mondo. La necessità di selezionare è un gioco pericoloso ed emozionante che ci obbliga a decidere, che ci fa sentire l’ebbrezza di un potere. Ecco, siamo i disegnatori di una nostra versione della realtà. Artisti della soggettività che celebrano il proprio sguardo. Testimoni del reale e autori del racconto che ne preserverà la memoria.

E poi ci sono i libri e i saggi sulla fotografia, che tornano a ricordarci le grandi domande sulla cultura dell’immagine e sulla nostra realtà - che ne è permeata -, come questo “primo libro” di David Bate pubblicato da Einaudi. Rammentiamo così che la fotografia è scienza e tecnologia, oltre che entusiasmo per lo scatto o per il risultato. Ripercorriamo, pagina dopo pagina, sia la storia di quest’arte che il senso storico nato dopo l’invenzione, considerando una duplice relazione. “Da una parte le fotografie hanno prodotto un impatto sulla storia, fornendo immagini di luoghi, spazi, volti, eventi e cose esistite nel passato. Sebbene non siano da prendere semplicemente alla lettera, simili immagini forniscono un nuovo tipo di artefatto storico. La seconda questione ruota intorno a quanta o quale considerazione storica riserviamo alla fotografia in sé. Una vera sfida, data la quantità sempre maggiore di fotografie”. Bate esplicita che il volumetto si pone come fulcro di una rete di testi sulla fotografia, fornendo dei punti di partenza per approfondimenti. Sintetizza le teorie identificando tre periodi chiave che corrispondono dapprima all’invenzione (studi teorici ed esperimenti degli anni Trenta dell’Ottocento) e all’estetica Vittoriana, poi all’inizio del XX secolo (con particolare attenzione per gli anni Venti e Trenta che vedono l’esplosione della fotografia come arte di massa) e infine agli anni Sessanta e Settanta, per sfociare nel post-modernismo degli Ottanta.

L’autore ci conduce attraverso un viaggio alla scoperta di molte questioni centrali per la definizione del campo d’azione delle pratiche fotografiche e dell’influenza di quest’ultime sulla società. In modo sintetico, secondo i presupposti dichiarati dall’opera, si considera la pratica popolare del documentario fotografico emersa nel primo dopoguerra: “né arte né pubblicità, il documentario attinse all’idea dell’informazione come educazione creativa rispetto all’attualità, alla vita stessa”. La narrazione di storie per immagini (supportata in parallelo dall’affermarsi crescente del cinema) divenne una nuova emozionante consuetudine, come nell’Ottocento erano già stati i ritratti e il paesaggio. Rivendica poi la natura morta come fulcro di una riflessione: essa “offre non solo l’opportunità di rappresentare gli oggetti nello spazio, ma anche uno spazio per la critica di quegli oggetti”. Senza dimenticare di affrontare brevemente un discorso sulla pubblicità e sulla fotografia d’arte. Un breve focus sulla fotografia globale conclude il percorso, offrendo spunti per una riflessione sulla velocità delle innovazioni inaugurate dalle tecnologie digitali di produzione e distribuzione delle immagini. La nascita del web ha segnato l’inizio di una nuova era, quella della globalizzazione (anche) della fotografia.

Oggi possiamo solo intuire la direzione intrapresa dalla fotografia, in attesa che i nuovi fenomeni esprimano tutte le proprie potenzialità e il tempo produca una sociologia, una semiotica e un’analisi psicoculturale delle conseguenze della rivoluzione informatica. Nell’attesa ci nutriamo della consapevolezza di vivere un’epoca che, data la nuova tecnologia a disposizione, ha la responsabilità di organizzare l’archivio della memoria iconografica dei secoli precedenti. Missione che David Bate ha fatto propria nella stesura di questa pubblicazione, che rappresenta uno strumento per orientarsi nell’avventura di osservare con sguardo critico e consapevole le tracce fotografiche delle epoche trascorse.

TITOLO: Il primo libro di fotografia; AUTORE: David Bate; EDITORE: Giulio Einaudi Editore (collana Piccola Biblioteca Einaudi. Mappe); ANNO: 2011; PAGINE: 264; PREZZO: 20,00€

 


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