TOFIFE 2004 / The Toolbox Murders PDF 
di Alessio Gradogna   

"Ogni anno migliaia di persone arrivano a Los Angeles inseguendo i loro sogni. Alcuni li coronano, altri tornano indietro. Altri, semplicemente, scompaiono...".

Tobe Hooper torna all'antico. Con The Toolbox Murders, presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival e preceduto da un video messaggio di presentazione dello stesso regista, impossibilitato a recarsi personalmente all'ombra della Mole in quanto impegnato nelle riprese del suo prossimo e già imminente film, Mortuary, Hooper recupera i fasti della tradizione horror splatter dei decenni passati, costruendo un film tipicamente di genere che non lesina sangue e violenza.
Una giovane coppia in amore va ad abitare in uno squinternato condominio sito nella vecchia Hollywood, dalla struttura cedevole e disagevole, in cui le riparazioni continue (da qui il titolo, il Toolbox è la cassetta degli attrezzi) coprono di intonaco, polveri e rumori la tranquillità dello stabile, e in cui personaggi curiosi e al limite della follia convivono tra loro in una sinistra alchimia, e finisce per essere coinvolta in strane sparizioni, omicidi efferati, e labirintiche stanze nascoste che celano segreti custoditi nella memoria. L'intera azione si svolge all'interno del condominio, e la ricerca dell'inafferabile omicida scarta una alla volta tutte le opzioni plausibili per giungere a una verità difficilmente pronosticabile.

Si respira un'atmosfera lontana in questo film, un afflato ormai perduto nell'oblio di un cinema horror troppo legato a una lobotomizzazione para-televisiva che da diversi anni ha tolto spazio a creatività e innovazioni. Sembra di tornare indietro all'epoca d'oro del gore, a quegli anni '70/'80 in cui uno stuolo di maestri, da Carpenter a Craven a Cronenberg a Romero allo stesso Hooper, sfruttava un difficile periodo di residui post-vietnamiti per scavare dentro alle paure più inconscie dell'animo umano attraverso un cinema radicale, antipatico, ribelle e anticonsolatorio, un cinema di nefandezze e di sgarbi alla benpensante morale corrente, un cinema che oggi non esiste più. Aria lontana, sfacciata, che non pretende di porre all'attenzione dello spettatore nessuna innovazione ideologica e stilistica, presentandosi come semplice oggetto di immediata fruizione agli occhi del seguace appassionato: questo è The Toolbox Murders, una pellicola che va presa così com'è, senza la necessità di scovare particolari suggestioni critiche o forzate connotazioni politiche, un film che affonda a piene mani nello splatter e nell'intrattenimento puro, senza prendersi troppo sul serio.

La trama che percorre il film regge discretamente tensioni e svelamenti, senza perdersi in pleonasmi o ripetizioni, gli effetti visivi ottengono il loro scopo aiutati da inserti sonori di sicuro (e talvolta fin troppo facile) impatto, la parte finale vira decisamente di tono per portarci in territori lievemente meno credibili e dunque più lontani dagli orrori terreni, e il senso ultimo del film e della soluzione del plot resta volutamente irrisolto ed ambiguo, giustificando ulteriormente la scrittura di un film fatto per essere gustato senza bisogno di arditi simbolismi.

Si è già scritto molto riguardo al presunto legame che unirebbe, ideologicamente e stilisticamente, questo film a Non Aprite Quella Porta (The Texas Chainsaw Massacre), a tutt'oggi il lavoro più riuscito del regista statunitense: ciò è vero solo in parte, sia per l'eccessiva diversità di situazioni sociali tra questo periodo storico e l'ormai lontano 1974, sia per la struttura stessa delle due pellicole, accomunate dalla presenza di personaggi malati e dementi e da un'atmosfera corrotta e disturbante, ma molto differenti nella loro singola identità.

Il paragone è dunque, a giudizio di chi scrive, difficilmente sostenibile, considerando anche che questo film non raggiunge (e nemmeno avvicina) i picchi di intensità emotiva e le geniali invenzioni visive del predecessore, assunto a pieno merito al rango di capolavoro. E' evidente come The Toolbox si riallacci allo stile hooperiano nei volti, nelle situazioni, nell'ironia di fondo e nel clima insalubre e quasi perverso che lo ricopre (a questo proposito, ripercorrendo la carriera del regista, possiamo ricordare fra gli altri Quel Motel Vicino Alla Palude, Eaten Alive, 1976, o il sottovalutato Il Tunnel degli Orrori, The Funhouse, 1981), ma i tempi sono inevitabilmente cambiati, e la resa impressionale e psicologica offre risultati alquanto differenti.

Preso comunque singolarmente, senza richiami passati e pretese eccessive, The Toolbox Murders resta un film accettabile e tutto sommato coraggioso, in un'epoca in cui le case di produzione soffocano lo splatter a vantaggio di un cinema horror freddo e puritano. Un film onesto e divertente, e di questi tempi non è poco.

Tobe Hooper, ovvero: a volte ritornano.

 


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