Ernesto Mahieux PDF 
Anna Barison   

Incontriamo Ernesto Mahieux, attore atipico nel panorama cinematografico nostrano portato alla ribalta grazie a L’imbalsamatore, in cui interpretava un tassidermista dai risvolti tragici e patologici. Una carriera iniziata però quarant’anni fa nei teatri partenopei, che ultimamente è confluita nel cinema d’autore, fino ad ottenere importanti riconoscimenti come il David di Donatello del 2002 o la nomination ai Nastri D’Argento 2009.

La tua carriera di attore inizia quasi per caso. Dopo svariate attività, ti avvicini al teatro, e in particolare alla sceneggiata, facendo una lunga gavetta, come molti attori napoletani della tua generazione. Che ricordi hai di quel periodo?

Ho iniziato come cabarettista nel ’73-’74 e poi ho avuto una parentesi filodrammatica. Ma il vero colpo che mi permise di entrare nel mondo della sceneggiata fu un concorso cabarettistico. Fui notato da un impresario che mi propose di girare l’Italia con una commedia teatrale. Era il 1980 e la commedia si chiamava Esposito Teresa con Nino D’Angelo, un attore-cantante che negli anni Ottanta andava per la maggiore. Poi in seguito lavorai anche con Mario Merola, ma continuai a lavorare anche  con Alberto Sciotti, che mi aveva lanciato.

Le sceneggiate napoletane sono un cult degli anni Settanta e Ottanta. Qual è secondo te il successo di un genere così popolare?
L’origine delle sceneggiate è remota, nasce ai primi del Novecento. Erano spettacoli che sceneggiavano alcune canzoni note del tempo. Raggruppavano in sé sentimenti profondi e antichi, quello che oggi avviene per le soap opera come Un posto al sole. Erano storie di vita quotidiana in cui far emergere i valori di sempre, quelli universali, come l’amore, la famiglia, la gelosia, il tutto raccontato in forma musicale. Si raccontava della gente più umile e poco acculturata. Oggi quel genere è quasi scomparso perché è stato contaminato dal progresso, le storie sono cambiate e i coltelli, le pistole o il contrabbando hanno sostituito le facce dei bambini “piezz’o core”.

Arrivi così al cinema. È il 1982, Giuramento con Mario Merola è il tuo primo film, poi lavori con Ettore Scola e Giancarlo Giannini, iniziando ad “emanciparti” dal ruolo di caratterista. A cosa devi questa svolta artistica?
Iniziarono a vedermi anche come attore cinematografico. Il mio problema è che non avevo un agente e quindi venivo sempre scavalcato da qualcun altro. Anche Fellini era interessato a me, ci incontravamo per caso e mi diceva che dovevo lavorare con lui, ma poi non sono mai riuscito a concretizzare la cosa. Con Ettore Scola fu divertente. Arrivai sul set di Maccheroni, era il 1985 e lui iniziò a farmi una sfuriata perché diceva che ero irreperibile da tre mesi. Il suo collaboratore gli aveva detto che non rispondevo mai al telefono. Ma non era per niente vero e quando Scola capì che dicevo la verità cacciò il suo incaricato. Anche con Fellini succedeva che non ci trovavamo mai, ecco perché oggi ho un agente!

Il primo vero riconoscimento cinematografico arriva però con L’imbalsamatore di Matteo Garrone. Un ruolo alquanto duro e difficile da interpretare, visto il risvolto torbido. Come ti sei preparato per questo film? Garrone dice che non fu facile convincerti…
Quando Garrone mi parlò del ruolo che dovevo interpretare, mi sembrava scabroso. Inoltre non conoscevo lui come regista, e allora, che avevo 54 anni e nulla da difendere, con una carriera senza infamia né lodi, non volevo fare un film per forza. Quando lessi la sceneggiatura rimasi colpito ancor più negativamente: mi sembrava orribile, era piena di violenza e l’imbalsamatore veniva descritto come un delinquente, un omosessuale che non aveva nulla di buono in sé. Poi, spinto molto da Garrone e dai miei figli, decisi di accettare, a patto che venisse alleggerita la storia. E così furono tagliate o non montate delle scene troppo forti o cruente. Grazie a mille precauzioni e alle rassicurazioni di Garrone decisi di interpretare il ruolo, che tra l’altro mi fu offerto senza che lui sapesse nulla del mio curriculum d’attore, era interessato a me unicamente per il mio aspetto fisico, voleva infatti un uomo piccolo e mi trovava perfetto per il tassidermista che aveva in mente.

Oggi sei molto richiesto al cinema. Sei un attore che interpreta ruoli che vanno al di là degli stereotipi napoletani, ma anche al di là delle convenzioni del cinema mainstream. Mi riferisco per esempio a Chiamami Salomè di Claudio Sestieri, Nero Bifamiliare di Federico Zampaglione o ancora Lascia Perdere, Johnny di Fabrizio Bentivoglio. Che cosa ti porta a puntare sul cinema cosiddetto di nicchia?
Mi piace molto il cinema d’autore. L’unico film non in linea con questa definizione è Troppo Belli, un film di sicuro sbagliato, che mi procurò una serie di critiche a non finire, soprattutto nei blog e nei siti internet. In realtà un attore deve essere in grado di fare tutto in maniera dignitosa e accurata. Questo è il segreto. Mi sono accorto di essere molto amato dal pubblico giovane e sono contento perché è una generazione che apprezzo. Anche i miei tre figli sono giovani e da loro imparo sempre molto.

La tua passione per la scena è ancora molto viva. Hai portato Gomorra del regista Mario Gelardi in tour nei teatri, una rappresentazione molto amata dal pubblico, come del resto il film. Qual è la differenza tra la traduzione teatrale e cinematografica di un libro di così grande successo?

Gomorra è un film che rispetto molto, è un lavoro che ha permesso a Garrone di entrare nell’olimpo dei grandi cineasti, avendo in effetti dato vita ad un’opera potentissima. Però, per esperienza vissuta, dico che c’è una differenza abissale tra la commedia che ho recitato a teatro e il film. Innanzitutto nella rappresentazione teatrale c’è la speranza, e soprattutto chiamiamo tutti per nome e cognome, essendo fedelissimi al libro che voleva denunciare il fenomeno. Raccontiamo il processo Spartacus, descrivendo tutti gli affiliati e i luoghi in cui agivano, insomma quello che raccontiamo noi è una storia vera. Nel film tutto questo non avviene, non si capisce chi siano questi, in che luoghi operano, lo posso sapere io che sono di Napoli, ma il resto del mondo non capisce questi ingranaggi, nonostante la mafia sia un problema mondiale, non solo napoletano o campano. La camorra è arrivata anche sulla luna! A teatro io interpreto Pasquale il sarto. Lui si vuole allontanare dalla camorra, si mette a fare il camionista ma viene corrotto riuscendo tuttavia a rimanere “pulito”. C’è insomma un barlume di speranza come filo conduttore della pièce, nel film invece questo non avviene, ma secondo me è importante dare una speranza ai nostri figli. Come per la religione, c’è bisogno di credere in qualcosa, nella possibilità di un riscatto, nonostante lo squallore in cui si è caduti.

Sei stato recentemente nominato ai Nastri D’Argento 2009 come miglior attore non protagonista per Fortapasc, storia di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra. Ancora una volta un ruolo impegnativo…

Se Gomorra parla della mafia attuale, Fortapasc parla di quella di trent’anni fa. Ho rivissuto quel periodo, avevo circa trent’anni allora e me lo ricordo bene. Risi è stato bravo in questo perché ha fotografato lucidamente quei momenti, come se stesse dirigendo un reportage fedele e sincero della vicenda. Per me essere  arrivato a questa nomination è come aver già vinto il premio.

A tuo avviso, che cosa manca al cinema italiano per arrivare ai fasti di un tempo? È un problema di deficit di idee o di autori validi?
Manca la libertà. Molti registi non sono liberi di scegliere gli attori che vogliono, lo vivo spesso sulla mia pelle. Le produzioni impongono sempre dei nomi e questo è desolante per un autore. Io intendo il regista come un pittore o un poeta, lui già immagina nella sua testa la sceneggiatura scena per scena e, attraverso i volti che gli sono più consoni, interpreta una sua fantasia poetica. Come si può imporre un elemento estraneo alle sue corde? Pasolini, o attualmente Garrone, sono liberi perché hanno sempre scelto attori con facce nuove in base alle loro ispirazioni. Anche per L’imbalsamatore è stato così, in fin dei conti noi eravamo tre sconosciuti e siamo stati scelti per una reale necessità del regista.

Te la senti di darci qualche notizia sul tuo futuro di attore? Hai qualche progetto tra le mani?
Ho 4-5 progetti che bollono in pentola, ma non posso ancora parlare di tutti. Questo è un periodo molto duro per noi attori, visto che lo Stato ha bloccato i finanziamenti per produrre i film. Comunque tra un po’inizierò a girare un film di un mio amico, Eduardo Tartaglia, un autore che ha fatto un paio di film, sarà una commedia comica. Poi prenderò parte ad un’opera prima ambientata negli anni Sessanta, un’epoca che ricordo felicissima perché ero giovane e il boom economico ci faceva sognare. In ultimo ad ottobre uscirà L’imbroglio nel lenzuolo di Alfonso Arau, con Maria Grazia Cucinotta e Geraldine Chaplin. In attesa di tempi migliori per il cinema italiano!

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.