L'ultimo terrestre PDF 
Gianmarco Zanrè   

È ormai una triste realtà il fatto che, indiscutibilmente, l'Italia non rappresenti più una speranza, per chi ci vive e non. Il cinema, la letteratura e il fumetto cercano da tempo risposte a dilemmi politici e sociali che soffocano coscienze e idee portando cultura e società verso un'inesorabile decadenza che, nonostante nel lavoro di GiPi sia settata in uno scenario da fantascienza del prossimo futuro, appare palpabile almeno quanto tutto ciò che possiamo toccare con mano ogni istante.

Questo interessante esordio cinematografico, ispirato dalla graphic novel di Giacomo Monti, pur rimanendo ben lontano dal miracolo che il cinema italiano giovane e alternativo ancora sta cercando, si traduce in un più che discreto tentativo di analizzare la nostra quotidianità, offrendo allo spettatore uno strumento per tentare di trovare lo spunto che ancora manca per poter finalmente considerare di nuovo questa rattoppata Italia come un luogo in cui un "alieno" potrebbe sentirsi a casa e tentare di costruire qualcosa che non sia un'illusione pura e semplice. L'anaffettività di Luca, protagonista non facile per un pubblico che potrebbe risultare spiazzato dal suo atteggiamento, è specchio dell'incapacità attuale della società di entrare in empatia con chi la abita, quasi si debba necessariamente attendere l'arrivo di qualcosa di "altro" per pensare di poter coltivare nuove aspettative ed orizzonti. Come è stato scritto, si potrebbe addirittura guardare a L'ultimo terrestre come ad una sorta di versione casereccia di District 9, che qualche anno fa rivelò il talento di Neil Blomkamp ed aprì la strada ad una nuova "fantascienza sociale", in grado di filtrare la realtà di tutti i giorni attraverso le frontiere, più o meno valicate, della sci-fi figlia di un futuro ormai clamorosamente presente.

Dal punto di vista cinematografico, occorre sottolineare come il talento ancora acerbo di GiPi non appaia espresso al massimo delle sue potenzialità, e risulti sorretto più dalla materia ispiratrice e da buone interpretazioni (da segnalare il veterano Roberto Herlitzka) che non dal suo "peso specifico". Ad ogni modo, il risultato è quello di un tentativo più che apprezzabile non solo di riportare nelle nostre sale un genere più che snobbato dai tempi di Mario Bava, ma anche di sfruttarlo per rendere ancora più attuali problemi che affliggono regista come spettatori, attori come tecnici, umani come "alieni". La stessa attesa del fantomatico arrivo appare più che simbolica, nel rilancio del protagonista da outsider a personaggio fondamentale per la comprensione dell'intera opera. Il dubbio che la figura dell'alieno potesse essere sfruttata meglio in questo adattamento insolito per i nostri schermi resta, ma certamente rappresenta un tentativo dell'autore e del nostro cinema di emanciparsi da una serie quasi infinita di spossate e noiose commedie da multisala per tornare a percorrere il sentiero che dovrebbe portarci ad una nuova identità e, forse, ad una nuova primavera del nostro cinema. Difficile parlare di Neorealismo, o della grande stagione dei Fellini e dei Pasolini, ma in qualche modo, se non impareremo ad accogliere i nuovi alieni pronti a camminare tra noi, difficilmente muoveremo altri passi dal pantano in cui ci ritroviamo invischiati da troppi anni. GiPi e il suo cinema non saranno la migliore astronave su cui imbarcarsi verso lo spazio profondo, ma appaiono come una delle possibilità che ci ritroviamo ad avere. Non sprechiamola.

TITOLO ORIGINALE: L’ultimo terrestre; REGIA: Gian Alfonso Pacinotti; SCENEGGIATURA: Gian Alfonso Pacinotti; FOTOGRAFIA: Vladan Radovic; MONTAGGIO: Clelio Benevento; MUSICA: Valerio Vigliar; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2011; DURATA: 100 min.

 


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