This is England PDF 
Andrea Mattacheo   

I personaggi di Shane Meadows abitano mondi dove l’unica certezza è  non poter sfuggire alla violenza che sta ovunque intorno a loro. La violenza di un cielo basso color fumo, memoria di fabbriche ormai deserte, il cui confine con i muri grigi dei palazzi è sottile, impalpabile, assente. La violenza delle esistenze ai margini di ciò che per gli altri è importante. La violenza psicologica che il potere produce e oscenamente nasconde dietro il suo volto sereno, nelle midlands, nelle periferie, lontana dagli sguardi pigri di chi è soddisfatto. Non a caso i titoli di testa in This is England scorrono sulle immagini della guerra alle Falkland e su quelle di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. È alle spalle dei  loro sorrisi finti e mostruosi che sopravvivono Shaun, Woody, Lol, Smell, Milky, Combo … soprannomi, ragazzi più o meno cresciuti, tutti a loro modo bambini indifesi, perché esclusi. Soldati sul fronte interno di una guerra infinita, si rasano le teste alla ricerca di qualcosa e qualcuno cui stringersi attorno, sfuggendo alla solitudine che corrode e lentamente uccide.

Meadows li guarda consapevole della migliore tradizione del cinema inglese, che prima di lui ha dato considerazione e visibilità alle vite marginali: Free Cinema, Renaissance, Ken Loach, Mike Nichols … Eppure il suo è un occhio diverso, privo di auto-riflessività e gusto sperimentale, più ingenuo, forse più puro; il suo raccontare non è programmatico, non crea  strutture e sovrastrutture evidenti, non costruisce fitte reti di dialoghi attraverso i quali far esplodere il vero. I suoi film – e This is England, forse quello più ambizioso, ne è un esempio paradigmatico– sono sempre istintivi a livello narrativo e stilistico; a tratti schizofrenici, apparentemente discontinui, talvolta calcati ed eccessivi, eppure mai artefatti, ma al contrario incredibilmente sinceri e sentiti. Meadows scrive e dirige mettendo spesso da parte l’educazione, le buone maniere e il rigore richiesti da un certo cinema “di impegno”, non nega la partecipazione emotiva, non sottrae, piuttosto aggiunge, si serve della musica pop e di strategie di messa in scena postmoderne. Forse per questo è capace di trattare con rispetto e onestà fenomeni sottoculturali, guardati troppe volte dall’alto in basso, restituendone le componenti profondamente popolari e umane. Lo fa certamente  “militando”, impegnandosi, scegliendo una parte dalla quale stare e partecipando alle storie e alla Storia con una coscienza indubbiamente politica. Il suo però è un impegno viscerale frutto di una militanza prima di tutto emotiva. Meadows accompagna i suoi personaggi stando loro di fianco, come un amico di sempre, come un fratello, raccontando, con la delicatezza che solo la prossimità affettiva permette, il dolore, la rabbia, i piccoli gesti di solidarietà, la frustrazione, l’amicizia: ciò dentro cui scorre il sangue.

This is England mette infatti in scena un’educazione sentimentale, quella del tredicenne Shaun, che riesce a farsi civile proprio nel suo essere estremamente privata e personale; nei deserti post industriali è necessario capire chi amare. È fondamentale, dove più nulla è rimasto in piedi, saper indirizzare il proprio affetto, per evitare che chi si prende gioco del dolore lo trasformi in odio; uomini in giacca e cravatta che urlano rancore e poi se ne vanno protetti dalle loro auto scure, lasciando poveri cristi come Combo a combattere guerre senza senso, a distruggersi, uccidendo anche quel fondo di umanità già troppo ferita che malgrado tutto resiste. Proprio la scena in cui Combo picchia brutalmente Milky è quella in cui la pietà fraterna di Meadows appare più evidente e toccante. Anche una “bestia”, uno spietato carnefice, nella periferia degli imperi del benessere, può essere la vittima di qualcosa contro cui non può combattere, qualcosa che va ben oltre le sue possibilità di pensiero e azione. Il “vecchio” skinhead, ormai schiavo della retorica del National Front, massacra un ragazzino nero di botte, mettendo a nudo tutta la propria frustrata disperazione, l’assenza di qualcuno accanto cui aggrapparsi. Noi dall’altra parte (dello schermo, della città) possiamo arginare le nostre solitudini e debolezze, evitare di cadere nell’abisso, per chi vive nel mondo di Combo e Shaun invece è infinitamente più difficile.

Lo sguardo in macchina di Shaun nelle sequenza successiva, che conclude il film, accompagnato dalla preghiera laica degli Smiths – tutt’altro che un gioco linguistico di maniera – ci interroga direttamente. Meadows espone il volto del suo cinema e della “sua gente”. Il sacrificio rituale e simbolico di Milky è servito a Shaun per fare un passo avanti in un’educazione dolorosa, per far prendere alla sua lotta una strada diversa, ma comunque estremamente incerta, i suoi occhi ce lo gridano a voce bassa: See the life I've had can make a good man bad/ So for once in my life let me get what I want /Lord knows it would be the first time/ Lord knows it would be the first time (1).

Note:
(1) È il testo della canzone degli Smiths Please Please Please Let Me Get What I Want, la cui cover cantata dai Clayhill conclude il film.

TITOLO ORIGINALE: This is England; REGIA: Shane Meadows; SCENEGGIATURA: Shane Meadows; FOTOGRAFIA: Danny Cohen; MONTAGGIO: Chris Wyatt; MUSICA: Ludovico Einaudi; PRODUZIONE: Gran Bretagna; ANNO: 2006; DURATA: 101 min.

 


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