Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno PDF 
Giulia Palmieri   

All’inizio fu solo uno scatto rubato dal backstage: c’erano Jamie Bell e Andy Serkis inguantati nella tipica muta della motion capture e una corona di fibre ottiche attorno al capo. Ridevano. Ma non c’era niente che avrebbe potuto far trasparire la grandezza del sogno di un’intera generazione che stavano realizzando. Quando il primo teaser ha cominciato a diffondersi viralmente sul web è stato chiaro fin da subito: Le avventure di Tintin - Il segreto dell’Unicorno non sarebbe stato l’ennesimo flop come tutti i tentativi precedenti. Da quando la matita di Hergé disegnò per la prima volta quel ciuffo all’insù (era il 1929), la Settima Arte non ha mai smesso di corteggiarlo. Eppure né i tentativi live action di Vierne (Tintin et le Mystère de la Toison d'or, 1961) e Condroyer (Tintin et les Oranges bleue, 1964), né le versioni cartoon di Goosens (104 episodi, dal 1959 al 1963) o di Bernasconi (39 episodi, dal 1991 al 1992, sicuramente la versione più conosciuta in Italia) hanno saputo scacciare la maledizione da cui questo straordinario personaggio sembrava perseguitato.

D’altronde, come si poteva evitare di ingabbiare la nostra stessa immaginazione? Saltando da un fumetto all’altro, ciascun lettore, proietta nella propria coscienza una storia, facendola sua. È lo stesso principio che ci spinge spesso a dire di un film, per quanto bello esso sia: "Sì, ma non è come il libro". L’unicità della fantasia delle persone è dunque il limite che nessuno prima di Spielberg era riuscito a valicare. E il segreto, forse, sta tutto nella pazienza: così come Cameron ha aspettato tredici anni per realizzare il suo Avatar, Spielberg ha pensato a Tintin per trenta, prima di imbarcarsi nel progetto di una trilogia che sarà Peter Jackson a concludere. Sul primo sequel Anthony Horowitz sta già lavorando: nel mirino vi è l’adattamento di due delle più belle avventure di Tintin, Le Sette Sfere di Cristallo e Il Tempio del Sole. Sul terzo film, ancora silenzio, ma tutti speriamo che dietro la macchina da presa, vi saranno entrambi i giganti, per un finale col botto. In un inseguimento perpetuo alla citazione (geniale il rimando a Lo squalo nella scena dell’agguato all’idrovolante dei "cattivi") il Tintin in salsa spielberghiana fonde le trame di tre fumetti, Il Granchio d’Oro, Il Segreto dell’Unicorno e Il Tesoro di Rackham il Rosso, usando come fil rouge le domande a mitraglia che il giovane giornalista si auto-impone per risolvere il suo mistero. E sono tantissimi i personaggi di Hergé che appaiono sullo schermo facendo saltare sulla poltrona lo spettatore: Dupond e Dupont (per molti Thomson e Thompson), molto più scaltri in video che su carta; l'"usignolo milanese" Bianca Castafiore, un cameo degno di una vera star; e naturalmente l’inseparabile Milou (in inglese diventato Snowy… peccato), il fox terrier color neve senza il quale il nostro protagonista si ritroverebbe spesso nei guai.

Una prova tecnica ben riuscita che grazie al 3D colma lo spazio tra realtà e finzione. Recuperando l’idea di Zemeckis e del suo Polar Express, Spielberg fa recitare dei veri attori, ma non ne riproduce le fattezze: la linea di Hergé, sebbene digitalizzata, è infatti ancora riconoscibile sulla pellicola (vogliamo parlare del ritratto di Tintin all’apertura del film, nella scena del mercato?) e soltanto i titoli di testa (bellissimi) ci ricordano che sì, dietro Sakharine e Red Rackham, effettivamente c’è proprio lui, James Bond/Daniel Craig (giusto per fare un esempio) e che l’ebbro Capitano Haddock ("Per mille milioni di boccaporti!") è il Gollum de Il signore degli anelli (riuscirà mai Andy Serkis a fare un film in carne e ossa?). Il piano sequenza dell’inseguimento in sidecar poi riempie gli occhi, mentre la fusione tra il sogno alcolico di Haddock e i ricordi del suo antenato sono il frutto di un patchwork stilistico impeccabile. Forse la storia è troppo lineare, troppo semplice. Ma non sta forse qui la sua più sottile bellezza? Un tesoro, una leggenda, due eroi… che altro serve al pubblico per tornare ad essere felice, anche se solo per 107 minuti?

TITOLO ORIGINALE: The Adventures of Tintin - The Secret of the Unicorn; REGIA: Steven Spielberg; SCENEGGIATURA: Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish; FOTOGRAFIA: Janusz Kaminski; MONTAGGIO: Michael Kahn; MUSICA: John Williams; PRODUZIONE: USA, Nuova Zelanda; ANNO: 2011; DURATA: 107 min.

 


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