Vivien Leigh - Ansia di vivere PDF 
di Sarah Scaparone   

Vivien Leigh è morta all'età di 53 anni: il giorno successivo alla sua scomparsa i teatri del West End hanno spento le insegne in segno di lutto. Moriva di tubercolosi nella sua casa londinese una grande attrice: una bellissima donna capace di amare a dismisura e segnata in modo indelebile dalla malattia che la condusse prima alla follia e poi alla morte.
Conosciuta dal grande pubblico per essere stata soprattutto la protagonista di Via col vento, Vivien ha avuto una carriera ampia e variegata costituita da 43 apparizioni sul palcoscenico, 20 film e due premi Oscar.

Rossella O'Hara, Cleopatra, Anna Karenina, Blanche DuBois sono alcuni dei personaggi portati sul grande schermo dall'attrice inglese che conquistò l'ammirazione spassionata dello statista Winston Churchill e che ha fatto dell'arte della recitazione una ragione di vita. Sposa e madre giovane, Vivien trascorre un'esistenza ricca di emozioni, di speranze, di delusioni e di passioni sfrenate. I suoi personaggi vivono in lei arrivando a plasmarla, a cambiarla a confondersi con la sua identità creando una persona determinata ma fragile, decisa ma incerta, passionale ma fredda di fronte allo scorrere della vita. Così ci racconta la biografia di questa grande attrice inglese scritta da Michelangelo Capua in un libro che porta alla luce le intimità più profonde e i segreti più nascosti di una delle icone della cinematografia del Novecento.

Vivien si scopre grande attrice di cinema, ma soprattutto grande interprete di teatro; madre, ma soprattutto amante di Laurence Oliver, l'uomo con la quale ha trascorso vent'anni della propria vita dividendo il palcoscenico e gli applausi; donna dalla grande forza interiore placata da una grave malattia e da problemi di depressione maniacale che l'hanno portata ad essere irrimediabilmente sola. Tre sono gli uomini che hanno accompagnato la sua vita, ma solo uno quello che l'ha segnata inesorabilmente. Una figlia e tre nipoti hanno colmato il vuoto di due aborti spontanei, anche se, dalle pagine dell'autore italiano, la figura che si evince non è quella di una donna dedita alla famiglia, bensì di un'amante e di un'attrice prima di tutto il resto.

Vivien trascorre una vita intensa bruciando le tappe e scoprendosi poco alla volta sempre più decisa ad andare oltre i limiti dell'umano, identificandosi a dismisura con la finzione, con la messa in scena dei drammi e delle commedie che con ritmi costanti e frenetici andava di volta in volta ad interpretare. Laurence Olivier è stato da sempre e per sempre, insieme alla madre Gertrude e nonostante il distacco finale dovuto alle sue crisi maniacali, il suo unico ed importante punto di riferimento: quasi un'adorazione ossessiva dalla quale era impossibile staccarsi. La passione viene raccontata come un elemento basilare della sua vita sia per quanto riguarda le relazioni affettive sia per il lato lavorativo. La sua personalità si interseca inesorabilmente soprattutto con quelle di due personaggi che ha interpretato creando diverse identità in armonia e nello stesso tempo in conflitto tra loro, con conseguenti effetti comportamentali disastrosi: Rossella O'Hara e Blanche DuBois.

Vivien si innamora completamente del nuovo romanzo della scrittrice Margaret Mitchell: Via col vento. E' il 1936 e sta trascorrendo con il primo marito Leigh le vacanze di Natale in Svizzera: soli due anni dopo ottiene la parte di Rossella O'Hara per il film che il 12 dicembre del 1939 sarebbe stato portato sul grande schermo da Victor Flemming, dopo l'abbandono della regia da parte di George Cukor.

Finalmente la ricerca della protagonista termina dopo due anni costati 92.000 dollari, dopo 1.400 candidate, delle quali 90 avevano fatto un provino. Mentre Vivien è in tournee in Australia, il personaggio di Blanche DuBois la colpisce con la stessa intensità di quello di Rossella, generando in lei un'analoga ossessione per ottenerne il ruolo in Un tram che si chiama desiderio e costituendo, in seguito, una marcata sovrapposizione d'identità. Blanche entra completamente nella sua anima e fuori dal palcoscenico Vivien continua a parlare con il suo stesso tono di voce, credendo, in successivi attacchi di follia, di essere realmente il personaggio che aveva interpretato non solo a teatro ma anche sul grande schermo.

Una personalità, quella descritta, che esce dall'immaginario comune e che comprova un'esistenza fatta di continui spostamenti, di viaggi, di successi, di tante gioie, ma anche di tanti momenti difficili legati soprattutto a problemi psicologici e di salute. La Vivien che conosce chi legge questo libro è una donna bellissima che soffre e che ama, una donna che Capua descrive soffermandosi spesso sui lati schizofrenici che hanno accompagnato la sua esistenza senza approfondire però fino in fondo il suo lato intimo, psicologico, personale. La descrizione della sua vita è ricca ed esaustiva, ma forse troppo fredda e schematica, realizzata senza quella passionalità che invece ne ha contraddistinto, come viene segnalato più volte, l'esistenza.

 


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