Il divo siamo noi? PDF 
Tiziano Colombi   

Un Giulio Andreotti sessantenne dal viso fresco e rilassato, rispondendo a una domanda di Enzo Biagi, così riassumeva la sua idea della politica: "Dobbiamo amministrare un popolo quale è, e non cercare di configurarcelo in maniera astratta". Cannes 2008, il cinema italiano supera i Moretti, Amelio, Calopresti, Bellocchio e si mostra con le facce e le immagini di Gomorra di Matteo Garrone e Il divo di Paolo Sorrentino. Durerà poco. Niente nuova primavera autoriale. Sarà, questo sì, la consacrazione del regista napoletano che riceverà il premio speciale della giuria presieduta da Sean Penn, futuro protagonista in This Must Be the Place (2011). Sorrentino era già stato in concorso a Cannes con l’apprezzato Le conseguenze dell’amore (2004) e, ancora, con L’amico di famiglia (2006), forse la pellicola meno riuscita della sua produzione, a detta dello stesso regista, troppo legata a una forzosa ricerca formale.

…i preti votano Dio no…
Biografia non autorizzata di Giulio Andreotti ritratto negli anni del declino democristiano, Il divo, interpretato da Tony Servillo, è per la settima volta Presidente del Consiglio e aspira alla carica di Presidente della Repubblica. Il piano però fallisce, la sua corrente si sfalda sotto i colpi di Tangentopoli e lui finisce sotto processo a Palermo con l’accusa di collusione mafiosa. La maschera caricaturale che Sorrentino impone al personaggio Andreotti è la trasfigurazione plastica del potere: cinico, furbesco, sottile, dominatore e financo sanguinario. Echeggiano le parole dolenti vergate dall’onorevole Aldo Moro durante la prigionia nel covo delle Brigate Rosse, il fragore dei proiettili che uccisero il giornalista Mimmo Pecorelli e il Generale Nando Dalla Chiesa. Andreotti smette di essere uomo politico e diviene etereo, orrifico, una sagoma vampiresca che lamenta forti emicranie curate inutilmente con l’agopuntura, tenute a bada in solitarie passeggiate notturne per le vie deserte di Roma e nella penombra della casa labirinto.

…possiedo il senso dell’umorismo…
Per sopravvivere è necessaria una massiccia dose di umorismo, racconta Andreotti al suo confessore. Lo stesso Sorrentino durante un intervento pubblico parla dell’ironia come motore del suo lavoro. Secondo Freud, essa è necessaria per esprimere idee che violano la censura e i tabù. Definizione valida sia per la messa in scena del regista sia per la vicenda personale del senatore. Il film non è un atto d’accusa verso Andreotti, il regista non imbocca mai la strada della denuncia come avveniva, per esempio, nel cinema di Francesco Rosi, grande indagatore dei misteri della Storia d’Italia. Assenti anche la degenerazione buffonesca riservata da Marco Bellocchio al Benito Mussolini/Filippo Timi di Vincere (2009) e il venato disprezzo con cui Moretti tratteggia Silvio Berlusconi ne Il Caimano (2006).

...meglio tirare a campare che tirare le cuoia…
Molto più di una battuta. L’epitaffio sulla tomba della coscienza civile di un intero paese.

…la nostra non è una corrente ma un impero teocratico dove comanda uno solo…

Pomicino, Ciarrapico, Evangelisti, Sbardella, Lima, Angelini, avanzano giacca, cravatta e abito talare. Petto in fuori come le Iene di Tarantino. Sono i soldati di Giulio, il suo braccio armato. La rappresentazione dei vizi della penisola. Pomicino l’arrivismo, Ciarrapico l’arroganza, Evangelisti il servilismo, Sbardella l’affarismo, Lima la collusione, Angelini il cinismo.

…io sono trasversale…
Ogni potere, per essere tale, ha bisogno di legittimazione. È uno dei postulati di Max Weber, economista, storico e filosofo tedesco. Qualcuno nell’allucinato mondo de Il divo potrebbe scorgere un’assoluzione. Un’amnistia generale per tutti noi, vittime di una forza tentacolare che soffoca le minoranze eccellenti, le piega al suo volere, arrivando fino alla forma estrema di sopraffazione, la morte. Sorrentino, nel buio della fotografia che permea il film, non mostra mai il mondo fuori dal Palazzo. Fa eccezione la sequenza nella quale Andreotti incontra il suo elettorato elargendo discretamente doni, denaro e prebende a una selva di mani tese giunte fino al suo studio per la questua. Bastano però quei pochi minuti per ricordarci, forse al di là della volontà dello stesso regista, che nessun edificio, per quanto imponente, è in grado di reggersi senza solide fondamenta.

…non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese…
Se si prova a cercare su You Tube Il divo, una delle sequenze più visualizzate è quella del lungo monologo/confessione che Andreotti rivolge alla telecamera. Sta idealmente parlando con la moglie Livia, getta fuori la rabbia e la frustrazione solitamente ben celate nella marmorea riservatezza espressiva che lo contraddistingue. Per avere conferma di ciò basta dare un’occhiata alle dichiarazioni rilasciate subito dopo aver saputo della morte violenta, per mano della mafia, toccata al suo sodale Salvo Lima. Sorrentino ne mostra, per un breve momento, la sofferenza e la frustrazione. Andreotti vittima del potere da lui stesso incarnato. Possibile? Se si continua la ricerca sul web compare un’altro, cliccatissimo video. Questa volta però non ha nulla a che fare con il film, si tratta di una puntata di Buona Domenica, il programma pomeridiano di Canale 5, allora condotto da Paola Perego, durante il quale, il senatore, colpito da un malore, rimane immobile nell’imbarazzo generale prima che la rete decida di mandare la pubblicità. La caducità della vita umana riserva al grande Giulio un beffardo incidente che lo espone al riso sardonico del popolo, felice di poter sghignazzare della debolezza del potere, soprattutto quando questo ha passato la mano.

…la verità è la fine del mondo…
Sorrentino, sceneggiatore e scrittore (il suo romanzo Hanno tutti ragione è del 2010) coltiva il gusto della parola. Nel suo cinema, tuttavia, essa è calibrata, mai protagonista, serve a condire le immagini, a introdurre scarti e accelerazione. Arriva terza, scalzata anche dalla colonna sonora. Difficilmente racconta. Punge, piuttosto, e muove allo sghignazzo. Ne Il divo si accorda con il personaggio rappresentato, celebre per le sue stilettate verbali, al punto da avere, di fatto, dato vita a un vero e proprio vocabolario andreottiano. Il sito web dedicato al film ne custodisce alcune in un’apposita sezione, a testimoniare quanto fosse caratterizzante questo aspetto del protagonista.

…o lei è il più grande scaltro criminale di questo paese…oppure è il più grande perseguitato della storia d’Italia...
Frammento della conversazione, mai avvenuta, tra Eugenio Scalfari, fondatore del giornale-partito La Repubblica, e il senatore Andreotti. Sequenza tra le più didascaliche del film che nel suo complesso evita, riuscendoci, di compiacere il pubblico "per bene". A pensar male… Sorrentino si fa vincere dal suo tempo. Regista cresciuto, come molti, nel clima da buoni e cattivi alimentato dal berlusconismo più becero sembra cedere, per un attimo, allo schematismo. In un’intervista rilasciata al critico Paolo Mereghetti, subito dopo l’uscita del film, dichiarò: "Detesto quelli che sostengono che i registi non dovrebbero mai prendere posizione. È un alibi, e mi sono stancato di sentirlo dire, io credo che una posizione bisogna prenderla, soprattutto quando in un modo o nell’altro si affrontano fatti che coinvolgono molti". Indubbia dimostrazione di onestà intellettuale la sua. Ma, come egli stesso fa dire al suo personaggio principale, in risposta al peana di Scalfari, "le cose sono un po’ più complicate".

…se è vero che ogni buon cristiano deve sempre porgere l’altra guancia. Allora è anche vero che Gesù Cristo, con molta intelligenza, di guance ce ne ha date soltanto due…
Il divo reagisce, si difende, e lo fa con le sue lame più affilate, l’archivio e la fede.

…non possiamo nemmeno consentire che governi la magistratura…
Questa l’abbiamo già sentita tutti. Un mantra. Un flash forward buono per i tempi a venire. La Storia d’Italia è una storia giudiziaria? Così finisce, di fatto, la Prima Repubblica. Così termina il film, in un’aula di tribunale dalla quale uscirà una mezza sentenza. Colpevole fino al 1980, quindi prescritto. Nella galleria de Il divo passano tutti gli spettri di una vicenda nazionale travagliata e mai compiutamente chiarita. La sequenza dello skateboard che attraversa le aule di Montecitorio per finire nel condotto sotto l’autostrada di Capaci, dove troverà la morte il giudice Giovanni Falcone, è un filo che tiene insieme migliaia di pagine di atti giudiziari. In quei faldoni sta scritta la verità, o la sua più realistica approssimazione? Nemmeno la chioma bianca spruzzata di lacca del procuratore Giancarlo Caselli ha saputo far coincidere i pezzi del puzzle. Dove non ha osato il cinema ci ha provato la letteratura. Il romanzo di Giancarlo De Cataldo (giudice anch’egli), Nelle mani giuste, è anch’essa un’opera che prova a raccontare quegli anni. A differenza di Sorrentino, che ha preparato il film basandosi sulla raccolta di brani di cronaca, De Cataldo si è affidato a materiale giudiziario e testimonianze dei protagonisti dell’epoca. Eppure nemmeno il suo testo riesce a superare il Matrix italico, dominato da un grande vecchio senza nome. L’esito è la sindrome del burattinaio, dal quale, pare, non usciremo mai. D’altronde diceva Tolstoj: "La Storia sarebbe una cosa bella, se solo fosse vera".

TITOLO ORIGINALE: Il divo; REGIA: Paolo Sorrentino; SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino; FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi; MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli; MUSICA: Teho Teardo; PRODUZIONE: Italia/Francia; ANNO: 2008; DURATA: 110 min.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.