Film del 2006 dell’esordiente Ryan Fleck con protagonista Ryan Gosling, oggi faccia nota tra le star hollywoodiane dopo le sue interpretazioni in Drive (2011) e Le idi di marzo (2011). A dirla tutta il ragazzo prometteva bene già allora, tanto da guadagnarsi con questo piccolo film una nomination agli Oscar come miglior attore protagonista. La vicenda narrata è quella di Dan, giovane professore di storia in una scuola dei sobborghi americani. L’avete già vista e sentita? Siamo dalle parti di Pensieri pericolosi (1995), pellicola con Michelle Pfeiffer di cui il mondo si sarebbe dimenticato in fretta non fosse stato per il successo della colonna sonora con il pezzo Gangsta’s Paradise, in cui il rapper Coolio, saccheggiando Stevie Wonder, finì per vendere qualche milione di copie assicurandosi la pensione.
Fleck è regista che ha passato serate a base di popcorn guardando film di Gus Van Sant, e la cosa pare avergli giovato. Ottimizza al massimo la regia, elimina sbavature e si tiene lontano dalla retorica, stile “Capitano! Mio capitano!”. C’è da dire che l’elemento “tossico” - Dan è professore sui generis non solo per l’allergia ai programmi scolastici, ma soprattutto per una distruttiva/fascinosa relazione con sostanze stupefacenti di vario genere - aiuta. Non siamo alla millimetrica precisione di Elephant (2003), ma chissà che lavorandoci su Fleck non possa un giorno avvicinarsi al nostro affezionato Gus. Il cinema e il mondo della scuola se la giocano da diverso tempo. Per dire, Gioventù bruciata (1955) e Grease (1978) partivano da lì, dagli armadietti lungo i corridoi, dove gli adolescenti americani scampavano alla scogliosi infilandoci i loro libri di testo. Uno come Truffaut ne ha ricavato capolavori di nostalgia e tenerezza, vedi alla voce Gli anni in tasca (1976), lasciando qualcosa in eredità al cinema francese che, infatti, ogni tanto, se ne esce con un buon film sul tema, come La classe. Entre les murs (2008), Palma d’Oro a Cannes (forse un tantino esagerata), La schivata (2005) o il documentario Essere e avere (2002) di Nicholas Philibert. Il cinema italiano, di contro, non sembra essersi mai ripreso dalla tremenda mazzata inflittagli dal De Amicis di Cuore. Michele Apicella, professore di matematica di morettiana memoria a parte (Bianca 1984), una volta comparso Garrone sulla scena, non ne siamo più usciti. E via con i vari Io speriamo che me la cavo (1992), Come te nessuno mai (1999), Caterina va in città (2003), fino alla tregenda della Notte prima degli esami (2007). Sorvoliamo su film tv e fiction varie, senza però dimenticare il cult I ragazzi della terza C. Daniele Lucchetti (partendo dai libri del professore/scrittore Domenico Starnone), con La scuola (1995), era quasi riuscito a tirarci fuori dalle secche, ma non è bastato. Ovosodo (1997) del primo Virzì l’ultimo colpo di reni.
Ancora aspettiamo qualcosa che assomigli, che so, a L’onda (2008) di Dennis Gansel, successo intelligente tra esperimento sociologico, autarchia e anarchia. Non che il cinema d’oltreoceano si sia fatto mancare qualcosa. High school e college hanno riempito gli schermi di mezzo mondo per un cinquantennio abbondante, tanto da creare un genere apposito l’High School Movie, per l’appunto. L’elenco, o il semplice tentativo di indicizzare una mole tanto imponente di prodotti audiovisivi, assumerebbe i connotati di un’impresa enciclopedica. Impossibile (in questa sede). Half Nelson pone un elemento di discontinuità. Mette insieme scuola, periferia, droga e ne cambia la prospettiva. Il legame che nasce tra Dan e una sua allieva (fratello spacciatore in galera e frequentazioni poco raccomandabili) vede in crisi l’autorità, il docente e, solo di rimando, la giovane. Non si tratta più dell’istituzione scuola in trincea a fare la guerra con il mondo di fuori, sporco e cattivo. Qui il dramma è condiviso. Il disagio sta dentro agli organismi dello Stato, fino alla sua propaggine più esposta, l’istruzione. Intendiamoci, i capolavori sono altri, ma se la lezione fosse mandata a memoria da quanti vorranno cimentarsi in questo vero e proprio sottogenere, magari riusciremo a liberarci finalmente di Ethan Hawke con i brufoli, in piedi sul banco a salutare Robbie Williams. Manco fosse un cinese a Piazza Tienanmen. Nel caso continueremo a preferire School of Rock (2003), con quel fesso di Jack Black intento a suonare gli AC/DC alle elementari. E il cinema inglese direte voi? E i sobborghi di Ken Loach? E Hogawarts? Un’altra faccenda, solo un’altra faccenda.
Titolo originale: Half Nelson; Regia: Ryan Fleck; Sceneggiatura: Ryan Fleck, Anna Boden; Fotografia: Andrij Parekh; Montaggio: Anna Boden; Scenografia: Beth Mickle; Costumi: Erin Benach; Musiche: Broken Social Scene; Produzione: Hunting Lane Films, Journeyman Pictures, Silverwood Films, Original Media, Traction Media, Verisimilitude; Durata: 106 min.; Origine: USA, 2006
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