Future Film Festival 2003 - Panoramica PDF 
di Carla Pagliuca   

Il Future Film Festival si conferma un appuntamento imperdibile, non soltanto una vetrina per gli appassionati del cinema d'animazione, ma soprattutto un momento di discussione e riflessione sulle nuove tecnologie, sui loro contenuti e potenzialità.
Su questa linea si aggiungono due nuove iniziative rispetto alla passata edizione:

1) Il Future Film Game, una sezione dedicata allo sviluppo di software per videogames. Qui abbiamo incontrato Dave Ranyard, creatore di The Getaway, che ci ha spiegato il suo tentativo di rendere il gioco più cinematografico possibile, puntando su una forte gangster story, e una Londra davvero spettacolare, digitalizzata metro per metro a partire da vere e proprie fotografie.

2) Il Future Film Kids, invece, è stato un appuntamento che ha visto quotidianamente impegnati i bambini, non solo come spettatori, ma soprattutto, questa volta, come autori/attori in un laboratorio dedicato al "Fare tv", coordinato da Mario Lodi. Partendo dall'idea che la televisione è soprattutto un linguaggio che i bambini devono imparare, oltre che guardare, sono stati prodotti ben 17 piccoli film, con varie tecniche di animazione.

L'evento della prima giornata è stato la proiezione di Il Signore degli Anelli - Le due torri di Peter Jackson, attesissimo secondo episodio della trilogia. Strabilianti i giochi di regia, ma ciò che incanta di più è Gollum, una straordinaria creatura digitale creata dalla Weta Film sulle movenze dell'attore Andy Serkis. Un ottimo e piuttosto raro esempio di uso della tecnologia al servizio della narrazione.

"Non possiamo più ignorare la tecnologia, oppure correremo il rischio di restare schiavizzati." queste le parole di Godfrey Reggio, a cui il festival dedica una retrospettiva. La sua trilogia Quatsi ha proprio come oggetto la tecnologia. Questa domina il nord del mondo, su cui getta lo sguardo Koyaanisqatsi, e la sua logica sfrutta e consuma la semplicità del sud, raccontato in Powaqqatsi. Mentre Naqoyquatsi è un'immersione nel momento di globalizzazione in cui viviamo, caratterizzato da immagini alterate della realtà. Siamo passati dall'Anima Mundi al Tecno Mundi, e la nuova realtà non può più essere descritta attraverso il vecchio linguaggio. Ci vogliono nuovi linguaggi in grado di comunicare direttamente all'anima, linguaggi fatti di musica, nei quali mille immagini valgono per un'unica parola. Reggio si dice pessimista, ma nel pessimismo trova l'unica via per il cambiamento. La trilogia è tragedia, e attraverso il suo valore purificante possiamo resistere/lottare dalla dipendenza della tecnologia, ed è questa l'assurda intenzione della trilogia. Perché il primo passo verso la libertà è esattamente quello in cui riconosciamo ciò che ci tiene soggiogati.
Forse la tecnologia, se bene usata, può diventare un interessante mezzo di riflessione, come sostiene Riccardo Mannelli, autore di Fitness Fricassea. Questo è il primo cortometraggio della serie Autopsie, prodotta dalla Fandango, che vuole indagare l'ossessione del corpo nella nostra epoca. Tra riprese steady, animazioni di disegni che si sovrappongono alla realtà filmata, distorsioni di seni siliconati e pose di plastica, ci troviamo di fronte ad un uomo vitruviano alquanto devastato, ma con ironia.

Mike Figgis, dopo il successo di Timecode, continua la strada della sperimentazione digitale, presentando in Italia il suo Hotel.
La vera rivoluzione, secondo il regista, non è quella digitale, ma quella economica che il mezzo comporta, l'abbattimento dei costi, per cui ogni regista può fare ciò in cui crede veramente, senza più limitazioni.
Ma perché questo non accade a tutti gli effetti?
Purtroppo i registi sono ancora troppo dipendenti dal sistema hollywoodiano, business, distribuzione, un sistema a strati difficile da scavalcare partendo da un livello creativo. Usare la videocamera digitale inoltre, comporta dei rischi di superficialità, essendo questo un sistema relativamente semplice. La sfida è di responsabilizzarsi, lavorare con disciplina, metterci lo stesso impegno che sarebbe stato necessario per una produzione in pellicola, con questo proposito Figgis ha iniziato il progetto di Hotel.
Una troupe americana gira a Venezia un film dogma ispirato a La duchessa di Amalfi di John Webster, ma finisce in un Hotel gestito da strani esseri antropofagi. Allusioni ironiche verso Dogma? Figgis è dell'idea che Dogma abbia dato vita a parecchi film di notevole interesse, ma che, nato con una forte dose di humour, sia stato preso troppo sul serio, soprattutto da molti cineasti americani. "Nuove regole al posto di vecchie regole, che non fanno che misurare soltanto la nostra debolezza. Nulla è sacro, né Hollywood,
né Dogma, né la Nouvelle Vague, nessuno può dirmi come girare il mio film.
"
Un cast piuttosto ampio dà vita ad un mondo cosmopolita e decadente, le cui vicende si intrecciano, scorrono parallele, sezionate in split screen, agilmente seguite dall'occhio delle videocamere, pronte a catturare la realtà e la sua autentica poesia.
L'atmosfera del Lido di Venezia lo ha ispirato molto, tempo fa il regista vi aveva girato in pellicola, e voleva rendersi conto di come il digitale potesse rendere i gialli e i marroni tipici della città. Venezia, il suo stile, i suoi edifici e l'Hotel Hungaria, l'albergo di fine secolo attorno al quale ruota la storia, sono l'essenza stessa del film, un set naturale perfetto.

L'uovo di Dario Picciau, primo lungometraggio italiano 3D, vince Il Platinum Grand Prize. Il film è la trasposizione di una novella in versi di Roberto Malini, che vuole essere un'educazione al valore dell'amore.
Un notevole studio dell'aspetto visivo ha portato alla creazione di un software per una pittura in movimento, una pennellata che rende più soffice il 3D a cui siamo abituati.
I personaggi sono burattini di legno, forme geometriche ed inespressive, nel tentativo di simulare le maschere del teatro greco, estrema sintesi per non rubare attenzione alla storia, enigmatica e profonda.
Come sostiene Picciau: "Il suo messaggio di amore assoluto, la forza vitale della sua allegoria è forse più vicina al mondo sentimentale dei bambini e dei ragazzi che a quello dei grandi. I piccoli sono capaci di amare per istinto, al di là delle convenzioni umane. Alcuni adulti, al contrario, sono turbati dalla vicenda. L'uovo e le scelte davanti a cui si trovano i protagonisti li sconvolgono e li costringono a porsi domande che non vorrebbero affrontare."

Tra i numerosi incontri del Festival, divertentissimo il workshop con Merlin Crossingham della Aardman, che ci porta nel fantastico mondo delle animazioni in plastilina. E' un lavoro di grande manualità, con pochissimi effetti speciali, ma grande pazienza e amore.
I personaggi della serie Wallace & Gromit sono protagonisti di 10 nuovi corti presentati al festival, in attesa di un lungometraggio che dovrebbe uscire nel 2005.
Tantissime le anteprime, tra cui Spirited Away di Hayao Miyazaki, il meraviglioso e poetico viaggio della piccola Chihiro nel regno degli spiriti, e Mercano el Marciano di Juan Antin, che intreccia la storia di un buffo extraterrestre con la crisi economica argentina.

Una giuria composta da tutti gli ospiti del Future Film Festival assegna il Digital Award a Direct 2 Brain per il video dei Tiromancino Per me è importante. "L'omino dei segnali stradali è il simbolo dell'omologazione che si subisce nella vita, ma che succederebbe se questo, spinto da un'emozione, uscisse fuori dai soliti schemi?" così
Federico Zampaglione racconta come è nata l'idea del videoclip la cui lavorazione si è estesa per 8 mesi, parallelamente alla composizione della canzone.
I videoclip sono spesso realizzati con superficialità e secondo logiche puramente commerciali, mentre dovrebbero essere, come in questo caso, mezzi per comunicare emozioni, o perlomeno una qualsiasi altra cosa che non sia la noia per l'appiattimento estetico delle immagine patinate che ci perseguitano ogni giorno.

Chiude il festival la Notte Marylin Manson, una retrospettiva completa dei visionari e sperimentali videoclip della rockstar americana. Indimenticabile perla dallo sconfinato potere visivo, Beautiful People, realizzato da Floria Sigismondi, mostra come gran parte dell'immaginario che ancora oggi circonda Manson provenga dalla straordinaria regista di origine italiana. Il temibile mostro è in fondo un uomo come tanti altri.

 


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