Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ci ricordano i fumetti Marvel. E allora, chi non ha poteri non ha nemmeno responsabilità? È questa la domanda che ci pone Kick-Ass, il nuovo film di Matthew Vaughn. Insieme ad un'altra: basta un costume per diventare supereroe? In entrambi i casi la risposta è una sola: no. Lo capiamo seguendo le gesta di Dave Lizewkski, un normale adolescente di New York con la vocazione e il sogno di fare il supereroe. L’abito fa il monaco, si dice, e così Dave compra su internet una tuta subacquea verde e gialla. E il primo passo è fatto. Solo che del supereroe Dave ha la volontà, ma nessun superpotere. Non ce li ha neanche Bruce Wayne, è vero, ma lui ha un sacco di soldi per aiutarsi con la tecnologia, e anche quanto ad allenamento è messo meglio. Già, Dave, o Kick-Ass, questo il suo nome da supereroe, le prende. E capisce questo: fare il supereroe fa male. Suo malgrado diventa però un fenomeno mediatico, e incontra un’altra coppia di supereroi, Big Daddy e Hit Girl, padre e figlia, loro sì efficaci e allenati, che si uniranno a lui. Quanto a grandi poteri e grandi responsabilità, Kick-Ass ci spiega un’altra verità: i supereroi non esistono, e questo andrebbe bene se non ci fossero i cattivi. Ma non è così. E allora, Kick-Ass dovrà prendersi le sue responsabilità anche senza i superpoteri.
Se ne è prese molte di responsabilità anche Matthew Vaughn. Quelle di adattare un fumetto già di culto non appena è comparso sulla scena, e quella di rischiare in prima persona per produrre un film che tutte le major hanno rifiutato. Perché spiazzante, violento, viscerale. Kick-Ass è infatti un film che porta il supereroe alla sua dimensione reale e terrena, che fa sentire il dolore delle botte, delle coltellate, del fuoco sul corpo. Non sul corpo iconico e irreale del supereroe, ma su quello quotidiano, terrestre, dell’uomo. È un film dove si soffre, si subisce. E a volte si muore. E in questo senso Kick-Ass cambia spesso i registri, a volte anche in maniera troppo temeraria, e da qui nasce l’altro elemento spiazzante: è un film ironico, poi epico, poi drammatico. Come il suo protagonista, Dave, il film cresce e si trasforma man mano che procede la storia: parte come un film sui nerd, con il suo piglio tardo-adolescenziale, poi diventa un film di supereroi a tutti gli effetti, un film giovanile, e finisce per essere un gangster movie alla Tarantino, un’opera adulta. Non è un film per bambini, certo, ma non è nemmeno un film per adulti-adulti, è forse un film per eterni adolescenti, vietato agli under 16 ma anche agli over 40.
Kick-Ass fa per il cinema di supereroi quello che la saga di Scream ha fatto per l’horror. È allo stesso tempo una sapiente presa in giro ma anche un’opera di nobilitazione di un preciso genere cinematografico. È un vero e proprio viaggio per intenditori, proprio come la saga di Wes Craven. Come in quel caso le citazioni si sprecano. Si va da Superman, Batman e Spider-Man fino a Wolverine e Taxi Driver. E se un discorso a parte merita Nicholas Cage, che interpreta al meglio Big Daddy, facendone un simil Batman ispirato a quello naïf televisivo di Adam West, ma anche a certe movenze di Christian Bale, l’elemento umano del film è dato dai due attori protagonisti. Kick-Ass e Hit Girl sono Aaron Johnson e Chloe Moretz, già anime divise in due, adolescenti problematici e insicuri nei film che ce li hanno fatti conoscere: lui è stato il giovane John Lennon in Nowhere Boy, lei la protagonista di Let Me In, remake americano dell’horror Lasciami entrare, ancora inedito da noi.
Kick-Ass è un film di grandi responsabilità fatto da gente che ha grandi poteri, un film sui supereroi fatto da chi di supereroi la sa lunga. È nato dai fumetti di Mark Millar, l’autore della graphic novel da cui è stato tratto Wanted, ma anche della reinvenzione dell’origine di Superman in Red Son e degli eroi Marvel in The Avengers. Matthew Vaughn, il regista, è il produttore e sceneggiatore dei film di Guy Ritchie e regista in proprio di The Pusher e Stardust, dove aveva già provato a fare l’inventore di mondi. Scrivere una lettera d’amore al mondo dei fumetti, entrare in quel mondo, destrutturarlo, ma senza distruggerlo. Sono questi, e sono riusciti, gli intenti di Vaughn. E infatti il film è importante proprio per come viaggia in profondità nel concetto di supereroe, per come destruttura il comic movie. Come facevano altri film non tratti da fumetti con eroi celebri, Unbreakable e Hancock, anche Kick-Ass riesce ad essere una riflessione sul concetto di eroe e sul bisogno di eroi della nostra società. In fondo, la mitologia del nostro tempo, della nostra cultura pop, sono proprio i supereroi. E per ribadirne l’importanza non bastano quelli che abbiamo da tempo, ma serve inventarne di altri. Kick-Ass riesce a farlo con passione, ma anche con ironia, tenendo sempre presente lo iato tra realtà mito. Dite la verità: se oggi vedeste arrivare Superman o Spider-Man non credereste che sia un idiota in calzamaglia?
TITOLO ORIGINALE: Kick-Ass; REGIA: Matthew Vaughn; SCENEGGIATURA: Jane Goldman, Matthew Vaughn; FOTOGRAFIA: Ben Davis; MONTAGGIO: Jon Harris; MUSICA: Ilan Eshkeri; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2010; DURATA: 117 min.
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