Magdalene PDF 
Viviana Eramo   

Irlanda, 1964. Margaret viene violentata da un conoscente durante una festa. Bernadette, ospite di un orfanotrofio, fa la civetta con alcuni ragazzi. Rose, ragazza madre, è costretta a dare in adozione il proprio bambino. Sono le tre adolescenti protagoniste di Magdalene, film vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia nel 2002, firmato da Peter Mullan. Per scontare i peccati (veri o presunti) delle tre ragazze, le famiglie, con l’accondiscendenza attiva del parroco di paese, le rinchiudono nella vicina casa Magdalene, gestita dalle suore. La struttura è in realtà una lavanderia in cui le adolescenti vengono costrette a lavorare in condizioni indegne, senza percepire un soldo. Il film racconta le vessazioni psicologiche e fisiche che le protagoniste sono obbligate a subire, dopo aver sofferto l’abbandono della propria famiglia e della società. Non gli è permesso avere contatto con l’esterno. La loro è una vera e propria detenzione.

Dopo il successo della pellicola a Venezia, non mancarono (soprattutto in Italia) polemiche rispetto al ritratto poco edificante della Chiesa che il film sembra disegnare senza troppo indugio. Le critiche, sollevate sopratutto dalla stampa di orientamento cattolico, furono legate alla supposta inesistente veridicità dei fatti raccontati da Mullan. Di fatto, tuttavia, reali accadimenti a parte, ci pare di poter affermare che Magdalene non sia un atto d’accusa alla Chiesa, alla religione o all’ordine monacale tout court. La pellicola riesce nella difficile impresa di non stigmatizzare le vicende di queste poverette, evitando grossolane generalizzazioni. Magdalene è primariamente un film sul pregiudizio e sulle sue derive. La società, le famiglie e la Chiesa hanno deciso che esiste una colpa da espiare per queste ragazze, ancor prima che esse stesse siano in grado di elaborare delle risposte rispetto a ciò che gli succede intorno. Magdalene è un film sull’uso sbagliato del potere e sulla distorsione di un messaggio. L’idea che la repressione, mentale e fisica, possa generare persone migliori, è una visione totalmente fallimentare, soprattutto in totale mancanza di una reale applicazione di buoni valori. Nonostante l’iscrizione “God is just” che impera nei dormitori della Magdalene, queste ragazze conoscono tutto tranne che la giustizia. Non è un caso, dunque, che Mullan indugi sull’ossessiva pratica della Madre Superiore nel contare i soldi guadagnati sulla pelle delle povere ragazze. Non è un caso che le ragazze, il riscatto che avrebbero dovuto trovare nel lavoro, lo ottengono solo andando a cercarselo fuori un impiego. Non è un caso che la più debole di tutte finisca in un manicomio senza possibilità di guarigione.

Mullan sta attaccato ai volti e sceglie una regia piuttosto realistica, prevalentemente distaccata, che sa regalare momenti di grande forza. Il prologo legato a Margaret è una sintesi perfetta della pellicola intera. Facendo a meno dei dialoghi, e grazie a un intelligente montaggio video e sonoro, il regista racconta la condanna alla reclusione senza possibilità d’appello per la nostra protagonista. La madre, il padre e il prete hanno già deciso il suo futuro, Margaret non viene nemmeno avvicinata. Campi e controcampi si alternano per raccontare dei giochi di sguardi che segnano il futuro dell’adolescente, ai margini di un ricevimento nuziale in cui il commento sonoro sembra soffocare qualsiasi possibilità di comunicare. L’iniziazione di Bernadette, la più irrequieta delle tre, possiede quasi un retrogusto pulp, dal peso estremamente simbolico. La sua palpebra coperta di sangue coagulato, proveniente dai tagli violenti che ha subito su capo e capelli, sancisce l’inizio della guerra tra la ragazza e il convento. La scena forse più significativa, però, è in grado di scagionare il regista da una colpevole faziosità nel duello tra Chiesa buona e Chiesa cattiva. Ci riferiamo alla scena in cui Margaret usa la stessa prepotenza e superbia di cui è stata vittima contro la Madre Superiore. Un momento dopo se ne pente e si inginocchia a pregare un Padre nostro concitato. Chiede perdono a Dio, segno di un credo profondo, capace di andare oltre la caducità dei maltrattamenti subiti. Una grande prova di fede, proprio nel film e nel momento che non ti aspetti.

 


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