Gli ultimi anni prima della fine: il regime nazista raccontato attraverso le parole e lo sguardo della segretaria di Hitler, Traudl Junge. Il film trae origine da due fonti, Dentro il bunker di Hitler del noto storico Joachim Fest e Fino all'ultima ora di Traudl Junge. Le due nature, quella storiografica e quella biografica, convivono nella pellicola, talvolta sovrapponendosi, altre distinguendosi. La Storia propriamente detta è narrata attraverso i resoconti che i gerarchi espongono al Führer: Berlino è una città sotto assedio, i contingenti stanno subendo perdite sempre più gravi e la sconfitta finale appare sempre più vicina. Mentre la Storia si compie come un ineluttabile destino, all'interno del bunker trascorrono giorni pieni di angoscia e paura, ed emerge uno stile più intimista, di cui si fa portavoce la segretaria di Hitler.
Il bunker diventa il luogo simbolo della fine del dittatore nazista. Le pareti e i bassi soffitti sembrano schiacciare e comprimere la figura umana: questo aspetto è messo ancor più in risalto dall'uso di inquadrature che mostrano i totali delle piccole stanze, facendo risultare un ambiente claustrofobico che preannuncia la fine imminente. All'interno del bunker si intrecciano intrighi e tradimenti (veri o presunti tali), che non intaccano però quel cieco fanatismo che accomuna in misura diversa i gerarchi nazisti. Un'adorazione oltre misura che porta una madre a uccidere i propri figli perché non ritiene ammissibile vivere in un mondo privo del nazionalsocialismo: la sequenza è drammatica, si susseguono le medesime inquadrature sul volto e sui piedi dei ragazzini, la ripetizione amplifica il gesto e ne accentua la forza drammatica.
Hitler, interpretato da un bravissimo Bruno Ganz, è caratterizzato da una personalità complessa: dolce e magnanimo nei confronti della donna amata, Eva Braun, e di pochi altri; perentorio e freddo quando si rivolge ai sottoposti con ordini e comandi; folle quando progetta un piano di autodistruzione la cui vittima principale è il popolo tedesco. Non sembra provare né rimorsi né compassione quando afferma che il suo popolo "ha scelto la sua fine" nel momento in cui ha conferito il potere a lui, il Führer. Sulla mappa geografica della Germania, Hitler muove contingenti ormai distrutti e prefigura vittorie impossibili di fronte al silenzio e all'asservimento dei suoi sottoposti.
Il merito del film è soprattutto quello di costruire una rappresentazione complessa, che riesce a coniugare in modo coerente ed equilibrato due diverse tendenze stilistiche, una più strettamente documentaristica, l'altra maggiormente drammatica. Al quadro storico generale, che mostra gli attacchi subiti dai contingenti tedeschi e l'estrema resistenza del popolo nelle vie di Berlino, si sovrappongono le esperienze individuali: un ragazzino, i cui genitori vengono uccisi dallo stesso esercito tedesco; le diverse reazioni dei generali di fronte alla sconfitta definitiva (alcuni scelgono il suicidio, altri fuggono, altri si consegnano); la fuga degli ultimi sopravvissuti. Il racconto mantiene un certo distacco emotivo nei confronti degli eventi che si succedono, non lascia trapelare commenti e condanne, se non un'essenziale e profonda consapevolezza: il regime nazista ha operato massacri e stermini sotto gli occhi di tutti, ma all'epoca i più, offuscati da un'ideologia spregiudicata, non vollero vedere la realtà, così facendo calpestarono i diritti umani dei singoli cittadini e si resero colpevoli di crimini contro l'intera umanità.
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