I figli della mezzanotte PDF 
Elena Ciofalo   

Il complesso romanzo dello scrittore indiano Salman Rushdie, I figli della mezzanotte, viene adattato trent'anni dopo per un intenso lungometraggio dalla regista indo-canadese Deepa Mehta, la quale si confronta con una densa epopea che mescola percorsi individuali con la storia indiana dal 1917 agli anni Settanta. La regista Deepa Mehta è una delle più rappresentative autrici del cinema indiano, principalmente nota per la sua Trilogia degli elementi, composta da Fire, Earth e Water, nominato agli Oscar come miglior film straniero. Lo scrittore indiano Salman Rushdie, che attualmente vive in Inghilterra a causa di una condanna a morte nel suo paese natio, non è semplicemente l'autore del romanzo da cui il film è tratto. La sua figura influenza molto la pellicola in quanto Mehta ha affidato a lui la sceneggiatura, e nella versione originale del film è la voce narrante delle vicende. Si tratta di una superproduzione di più di dieci milioni di dollari, prevalentemente in lingua inglese ma con altri dialetti indiani presenti, che ha coinvolto decine di location e centinaia di personaggi e comparse. Le riprese non sono state facili, principalmente per gli spostamenti di Rushdie, che sono avvenuti in segreto quando si girava in India, e per la severa supervisione del governo indiano. Tuttavia il film non è stato ostacolato dalla censura, ed è stato distribuito in 150 sale in India, e in 50 sale in Italia, in versione tradotta. Il film è stato presentato al Toronto International Film Festival, al Vancouver International Film Festival e al British Film Institut London Film Festival.

Alla mezzanotte del 15 agosto del 1947 viene dichiarata l'indipendenza dell'India dal Regno Unito, e uno scambio di culla, nato come gesto politico delle nuove speranze per la nascente India indipendente, diventa un atto che condizionerà per sempre le vite dei due bambini scambiati. Nella narrazione, generazioni e geografie si affastellano seguendo la vita di un protagonista. Saleem Sinai narra la sua storia, iniziata nel Kashmir del 1917, quando i suoi nonni si incontrano. Una delle tre figlie della coppia è la madre di Saleem, che da alla luce il bambino insieme agli altri mille neonati della mezzanotte dell'indipendenza indiana, dotati di misteriosi poteri, metafora delle speranze per la nuova India. La vita di Saleem inizia dunque a Bombai nel 1947, da una madre che non sopravvive al parto e un suonatore poverissimo. Ma l'infermiera Mary scambia di culla lui e il bambino della benestante famiglia musulmana dei Sinai, mentre il loro vero figlio viene affidato al musico ormai vedovo. Quando anni dopo si scopre che il sangue di Saleem non è compatibile con quello dei presunti genitori, il ragazzo viene inviato a Ravalpidi a vivere con la zia. Negli anni trascorsi lontano dalla famiglia Saleem sviluppa una dote, che rappresenta il tocco magico della vicenda, intrisa di simbologie e realismo magico. Il ragazzo è capace di riunire virtualmente nella stessa stanza tutti i “figli della mezzanotte”, ognuno dotato di un potere speciale. Tra questi c'è naturalmente anche Shiva, il vero figlio dei coniugi Sinai, che viene incattivito dalla povertà, e che rappresenta la nemesi di Saleem. La contrapposizione tra i due è in fondo quella della storia dell'India, per cui alle idee pacifiste e idealiste di Saleem si contrappongono quelle competitive e rivoluzionarie di Shiva. Anni dopo Saleem torna in Pakistan dai genitori, ma un raid aereo durante il conflitto tra India e Pakistan uccide la famiglia e Saleem entra in coma. Al suo risveglio, il giovane viene inviato a combattere la guerra tra Pakistan Orientale e Occidentale. Alla proclamazione dello stato del Bangladesh nel 1971, Saleem incontra Parvati, una delle figlie della mezzanotte, con cui torna in India, decidendo di crescere il figlio che lei ha avuto con Shiva. Ma lo stato di emergenza proclamato qualche anno dopo da Indira Gandhi distrugge il breve momento di pace di Saleem. Parvati viene uccisa e Saleem torturato da Shiva, che nel frattempo è diventato un importante militare indiano. Quando Indira Gandhi viene deposta Shiva muore in un incidente, ma invece torna la luce e la libertà per Saleem, che si ricongiunge con il figlio e ritrova l'infermiera Mary.

La struttura del film scorre su due binari. Alla storia collettiva, politica e sociale dell'India dal 1917 agli anni Settanta si mescolano le vicende individuali di un gruppo di personaggi che ha il suo perno nel protagonista Saleem Sinai. Ad una prima parte realistica e descrittiva, in cui il protagonista ci conduce alle sue origini, segue una seconda parte in cui la proclamazione dell'indipendenza indiana nel 1947 genera un mutamento di tono nella narrazione, che si conclude con la terza parte, in cui la sequenza di conflitti storici è accompagnata da una disconnessione della narrazione, che si fa densa, discontinua e sovraccarica. Un bimbo e un Paese nati a mezzanotte destano grandi aspettative, incontrando invece tanti fallimenti e tristezze, ma nonostante tutto, come conclude la voce narrante della pellicola, sono capaci di atti d'amore. Infatti, se nel suo aspetto storico la pellicola traccia le dilanianti vicende della storia indiana, nella sua riflessione intimistica il film è un inno alla condizione di “figli”, e a come questa condizione non sia data solo dal sangue comune, ma piuttosto dall'amore che gli esseri umani sono in grado di provare gli uni per gli altri.

 


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