Fratello di due documentaristi, Andrew Jarecki è un filmmaker americano emergente balzato agli onori della cronaca con Una storia americana - Capturing the Friedmans, documentario sul caso statunitense dei McMartin, accusati di molestie su minori, vincitore del Sundance Film Festival del 2003 e di una nomination agli Oscar 2004 come miglior documentario. Il suo secondo lavoro è un lungometraggio, Love & Secrets, con cui Jarecki tenta la strada dell'ibridazione tra ricerca documentaria e lavoro di fiction. È infatti la storia realmente accaduta del processo a Robert Durst, che scosse le cronache d'America nel 2003, a fornire le basi di questo lungometraggio, che vede protagonisti attori del calibro di Ryan Gosling e Kirsten Dunst.

La pellicola, frutto di un iter produttivo e distributivo controverso, arriva nelle sale italiane nel 2012 distribuita dalla BIM solo due anni dopo la sua distribuzione americana. La trama si struttura in una serie di flashback, introdotti dalla voce fuori campo dello stesso David durante il processo, che ricostruiscono la vita e i crimini da lui perpetrati fra il 1971 e il 2002, come ci suggerisce la scansione precisa delle didascalie. David Marcks è il primogenito di una potente famiglia di New York padrona di mezza Times Square, che si innamora e sposa Katie McCarthy, una ragazza di provincia bella e accondiscendente, una spalla ideale per liberarsi dalle impositive logiche familiari che lo vogliono nell'azienda. Dopo un'iniziale fuga d'amore nel Vermont, il padre di lui, interpretato da Frank Langella, lo convince a garantire un futuro migliore a sua moglie andando a vivere a New York ed entrando negli affari di famiglia. Ma questa scelta è l'inizio della fine per i due. Il passato controverso di David, tormentato da un trauma infantile rimosso, lo porta ad essere sempre più asociale, violento e tossicodipendente. Un abisso nel quale sprofonda progressivamente e che la dolce e innamorata moglie non riesce a contrastare, rimanendo infine vittima anch'essa della famiglia di lui, losca e protettiva. Dopo un progressivo incupimento di David, infatti, il giovane rampollo lascia molti delitti dietro di sé, prontamente insabbiati dal padre.

Come detto, si tratta di un tentativo di ibridazione tra documentario - che ricostruisce, attraverso atti processuali, programmi televisivi d'informazione e materiali d'archivio, una storia realmente accaduta - e fiction, attraverso l'intreccio guidato dalle doti recitative intense dei due protagonisti. Ed è proprio ques'ultimo elemento, la presenza scenica dei due protagonisti Ryan Gosling e Kirsten Dunst (esemplare in tal senso lei, vibrante nella scena in cui scopre la follia del marito), sicuramente il fiore all'occhiello della pellicola. Il tentativo di fondere l'alta attorialità della fiction con la fredda ricostruzione documentaristica rende la trama debole. Perchè? Forse, complice la sceneggiatura, è complessivamente fredda, priva di mordente, di pathos, rispetto al thriller borghese che aspira ad essere.  Insomma, un'ingenua ragazza di provincia sposa un rampollo con molti problemi e segreti, e la storia finisce male. Tutto qua. Peccato però che la storia sia vera e che forse merita dunque di essere trattata come tale, secondo il genere documentario in cui tanto bene si muove Jarecki.

Titolo originale: All Good Things; Regia: Andrew Jarecki; Sceneggiatura: Marcus Hinchey, Marc Smerling; Fotografia: Michael Seresin; Montaggio: David Rosenbloom, Shelby Siegel; Scenografia: Wynn Thomas; Costumi: Michael Clancy; Musiche: Rob Simonsen; Produzione: Groundswell Productions, Hit The Ground Running Films; Distribuzione: BIM; Durata: 101 min.; Origine: USA, 2010