Moulin Rouge PDF 
di Simona Cattelan   

“Crescendo s’impara”. Sembra una frase banale, ma nel caso del regista Baz Luhrmann è perfetta. Per chi non lo conoscesse ancora, questo straordinario director proviene dalla terra dei canguri, quell’Australia già tanto citata in altrettante pellicole.
Guardando il suo primo film, Ballroom – gara di ballo, pochi avrebbero immaginato il successo planetario che avrebbe riscosso. Il suo primo capolavoro, come adesso molti s’affrettano a precisare, aveva rappresentato qualcosa di personale, un’autobiografia iniziale, un incipit alla sua arte cinematografica. Luhrmann stesso, in una recente intervista, ha ammesso di aver preso spunto dalla sua passione per il ballo per la realizzazione della pellicola.

Non è da dimenticare, a dispetto dei critici, che il film incassò 80 milioni di dollari e ricevette numerosi premi (al Festival di Cannes il Prix de la Jeunesse e la menzione speciale alla Camera d’Or, solo per citarne alcuni).
Romeo + Giulietta di William Shakespeare rappresenta però un salto di qualità evidente nella tecnica cinematografica del regista australiano. Il dram-ma più famoso e letto al mondo, la storia d’amore dell’ancor più famoso Bardo è ambientata in una Verona insanguinata e quanto mai esotica. Interessante l’idea del teatro sulla spiaggia, sfondo della tragedia sentimentale e familiare del protagonista. Anche questa pellicola inizialmente suscitò qualche polemica. Con un’ambientazione troppo metropolitana si rischiava d’antepor-re le esigenze di modernità al dramma sentimentale, tema centrale della storia.

Nonostante tutto questo, anche la seconda pellicola ottenne un no-tevole successo, tanto che al Festival di Berlino del 1996 fu consegnato al regista e al protagonista maschile, Leonardo di Caprio, l’Orso d’argento ed il film riuscì ad incassare quasi 140 milioni di dollari.
E cosa dire allora di Moulin Rouge, la sua ultima fatica? Che è straordinario in tutto: forma, contenuti, linguaggio, espressività scenica e musicale. È un musical eccezionale, unico nel suo genere per quanto riguarda quest’ultimo ventennio, poiché l’ultimo risale al 1980 con The Blues Brothers. Ed è altro rispetto al cinema hollywoodiano, “è australiano, anche se tratta di temi universali”, come sottolinea orgogliosamente lo stesso Luhrmann.

La pellicola è inoltre un esempio singolare di grossa produzione internazionale. Prodotto dalla Fox, il film è stato girato in cinque teatri di posa in Australia.
Moulin Rouge, se analizzato attentamente, mostra qualcosa in più dei soliti musical. Forse sarà la moderna ambientazione del luogo più trasgressivo per eccellenza, il famoso locale del Can Can, o forse soltanto la visione chiara e profonda dell’amore del poeta Christian per la ballerina Satine.

L’arte cinematografica di Luhrmann è intensa, coinvolgente, emozionante, passionale, come gli stessi personaggi del film: Nicole Kidman è affascinante in un ruolo che le apparteneva ancora prima di essere scritto. Ewan McGregor è il partner ideale per questa divina seduttrice, John Leguizamo fa rivivere quel Toulouse Lautrec che tutti ricordiamo per la deformità e i suoi dipinti.
La realizzazione è stata lunga quasi quanto la ricerca della colonna sonora, anima di un musical di successo. Ma ci doveva essere assonanza tra la trama, modernamente ambientata tra la Parigi del ‘900 e la New York degli anni Settanta dello Studio 54, e la musica. Sono stati ascoltati almeno mille brani e una volta scelti quelli che più rispondevano alle esigenze del copione, Luhrmann e il resto del cast tecnico hanno sentito i protagonisti per scegliere le giuste intonazioni, i vari momenti in cui inserire un testo piuttosto che un altro. Ma alla fine il risultato ha ripagato le fatiche di tutti: una colonna sonora ricchissima e degna di un capolavoro, che spazia da successi di Bob Dylan ed Elton John, a brani rivisitati come Lady Marmalade o Complainte de la Butte, scritta dal regista Jean Renoir per il film French CanCan del 1950. Ma non mancano artisti come David Bowie, il “duca bianco”, U2, Madonna e il tenore Placido Domingo.
Ciò che si voleva creare era un linguaggio cinematografico che funzionasse anche oggi: c’erano alcuni concetti base che andavano mantenuti, come l’emozione. Sì, perché il pubblico doveva emozionarsi durante la visione del musical, doveva saper distinguere la passione ed il dolore della protagonista nei suoi gesti, nelle sue espressioni. Il suo turbamento è profondo, quasi reale grazie ad un’eccellente performance di Nicole Kidman, reduce dal tanto discusso divorzio da Tom Cruise. Forse è stato proprio questo distacco forzato ad aver aiutato l’attrice australiana a trovare in se stessa la forza e il coraggio di Satine, questa divina ballerina bohèmienne che seduce e ama, riamata, il giovane Christian, poeta squattrinato costretto a vivere a Parigi.
Ma forse non è neanche questo: forse è il musical stesso ad aver contagiato il pubblico e ad averlo spinto oltre una barriera invisibile conducendolo in un mondo incantato e straordinario quale il Moulin Rouge, nel quale, come dice Satine, “I’ll make believe what they want to believe”.
Nota curiosa, subito chiarita dal regista: nel film non c’è un’intera esecuzione del famoso Can Can, ballo selvaggio, sexy e violento. Luhrmann ha dichiarato di aver voluto riproporre le stesse sensazioni che quella danza provocava alla gente dell’epoca attraverso un provocante design visivo; non era un momento per descrivere la storia del Can Can, semmai una sua breve celebrazione. Il film non parla né di Montmartre né del Moulin Rouge, però. Questi elementi sono una cornice alla storia d’amore impossibile tra i protagonisti.

La trama è stata considerata da molti presa in prestito. Il tema dell’amore violento, passionale e tragico è ricorrente nelle pellicole di Luhrmann, che questa volta si affida alle opere liriche come la Boheme e la Traviata, ma anche alla letteratura francese naturalista e al simbolismo. Influenzato dal carattere trasgressivo e visionario della poesia baudelairiana, questo musical racchiude in sé tanti aspetti della vita bohèmienne parigina e della mitologia.

Se in Ballroom, infatti, erano chiare le assonanze con il mito di Davide e Golia, in Moulin Rouge è ancora più evidente il riferimento al mito d’Orfeo, semidio che raggiunse gli Inferi per salvare il suo amore Euridice, ma che la perse per averla voluta guardare un momento prima di raggiungere la superficie. Anche Christian, innamorato perdutamente della sua bellissima e intensa ballerina, dovrà immolare il suo amore. Perché, the story is about love. At the Moulin Rouge. Un amore che si scontrerà con l’unico dettame di quel luogo… no laws, no limits, only one rule: never fall in love. E Satine proverà disperatamente a non amare Christian per salvargli la vita perdendo, invece, la sua.

 


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