Dolls potrebbe essere la trascrizione cinematografica di una poesia e il suo autore, Takeshi Kitano, un degno antagonista del nostro Dante, che, nel canto dedicato alla travolgente passione amorosa tra Paolo e Francesca, introduce uno dei temi più cari della letteratura e non solo: l'amore impossibile, destinato a una tragica fine.
Nel film vediamo l'alternarsi di tre storie e di tre diversi modi d'amare: il rapporto spensierato fra due giovani, Sawako (Miko Kanno) e Matsumoto (Hidetoshi Nishijima), che hanno progetti matrimoniali; la solitudine di un anziano Yakuza (Tatsuya Mihashi), che in gioventù rinuncia all'amore per fare carriera, e la passione-ossessione di un ragazzo per Haruna (Kyoko Fukada), la bella popstar del momento.
Dolls-bambole, come i pupazzi del teatro Bunraku giapponese, dalle sembianze umane grazie alle peripezie di coloro che li muovono, ai quali sono unite le voci dei narratori.
La sceneggiatura originale è di Kitano (suo è anche il montaggio), che per la storia suggestiva dei due amanti legati si ispira a una coppia di girovaghi che abitavano nel quartiere dove risiedeva da bambino.
Con questo film, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, il regista giapponese è lontano dai gangsters-movie violenti come Sonatine e Brother, ma ci mostra comunque il lato più tragico dell'amore e del destino, che sanno essere brutali. Un sentimento rappresentato metaforicamente attraverso le quattro stagioni, dalla fioritura dei ciliegi alla caduta delle rosse foglie d'acero, dalla neve che ricopre tutto al gelo.
La poesia di questo film è dovuta in gran parte alla potenza espressiva del paesaggio (bellissima la fotografia di Katsumi Yanagishima), ai colori vivi, alle atmosfere oniriche, ai continui rimandi simbolici. Il tutto condito dalle suggestive musiche di Joe Hisaishi, già da tempo collaboratore di Kitano, e dai costumi dello stilista Yohji Yamamoto.
Gioia, dolore, bruttezza, bellezza, crudeltà... ecco gli ingredienti del "cocktail" che caratterizzano non solo i film del regista giapponese, ma la vita di tutti i giorni, che ci colpiscono nel profondo donandoci spunti di riflessione. Come il fatto che esistono ancora pregiudizi e differenze sociali che possono contrastare un matrimonio; il feticismo verso quelli che definiamo miti e che, come abbiamo visto in tempi recenti, possono portare alla tragedia; la priorità data al lavoro e alla bramosia di successo e potere, a discapito di altri valori e sentimenti.
Dunque chi rifiuta l'amore muore. Del resto anche Dante scriveva "...Amor ch'a nullo amato amar perdona..." ovvero l'amore non tollera che chi è amato non riami: un percorso che porterà le sue "dolls" alla morte.
Un invito ad aver più cura di questo grandioso sentimento, in grado di cambiare la nostra vita. Pensiamoci.
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