In questo inizio 2012 decisamente ricco di ottime proposte cinematografiche - purtroppo non tutte distribuite in Italia -, è stato difficile trovare una pellicola “d’autore” che deludesse clamorosamente le aspettative come Knockout, ultima fatica di Steven Soderbergh, ex Palma d’Oro (Sesso, bugie e videotape) e regista di culto che negli anni ha alternato produzioni minori e decisamente valide (Bubble), grandi successi (Traffic), blockbuster d’intrattenimento tutto sommato piacevoli (il primo della serie di Ocean’s Eleven) e scivoloni ben poco convincenti (il recente Contagion).
Quello che, dunque, pareva presentarsi come una sorta di versione made in USA di The Snatch o Lock&Stock, si rivela essere una vetrina per un cast che sembra pensare soltanto a divertirsi ingrassando il proprio portafoglio o puntare a un futuro trampolino di lancio - è il caso dell’ex lottatrice di MMA Gina Carano, protagonista indiscussa della pellicola -, nonché l’occasione per la troupe di viaggiare per le capitali europee - Barcellona e Dublino su tutte -, neanche si trattasse di una gita scolastica in cui si finisce soltanto per pensare a cosa si combinerà la sera, quando le visite di rito al seguito dei professori sono alle spalle. Nulla pare funzionare in quello che, inequivocabilmente, è il punto più basso della produzione del regista, da una direzione troppo frettolosa e giocata su un’estetica da videoclip a un cast decisamente poco ispirato - pensare che talenti come quello di Michael Fassbender siano sprecati in parti degne dei peggiori comprimari del meno incisivo degli 007 la dice lunga sulla qualità complessiva dell'opera -, senza contare una sceneggiatura tra le peggiori degli ultimi anni, completamente priva di quell'(auto)ironia necessaria a film di genere quale questo aspirerebbe a essere, tanto da far rimpiangere tutti gli action heroes degli anni d'oro - da Van Damme a Stallone, passando per Bruce Willis e Schwarzenegger -, tutti capaci di ridere per primi delle loro gesta.
Un vero peccato, perché l'idea di un action movie con protagonista una donna pronta a fare polpette di tutti i suoi avversari - rigorosamente uomini -, risultava più che interessante sulla carta, quasi si potesse pensare di introdurre una variante "in rosa" al genere, una sorta di Lisbeth Salander che dalla dimensione autoriale del lavoro - splendido - di Fincher si ritrovi catapultata in una sorta di cocktail esplosivo fatto di Die Hard e Nikita. Purtroppo, però, le speranze del pubblico sono destinate a essere clamorosamente deluse, e nulla di questa pellicola appare degno di nota. Un passo falso decisamente importante per Soderbergh, che appare ormai imprigionato nel suo ruolo di ex autore troppo impegnato a divertirsi per riuscire a metterci l'impegno necessario per fare film che, in un modo o nell'altro, restino negli occhi e nei cuori del pubblico. Che si tratti di una platea abituata ai voli pindarici di Cannes o un gruppo di amici ansioso di gustarsi un film in poltrona spinti dal richiamo di una robusta dose di botte.
Titolo originale: Haywire; Regia: Steven Soderbergh; Sceneggiatura: Lem Dobbs; Fotografia: Steven Soderbergh; Montaggio: Steven Soderbergh; Scenografia: Howard Cummings; Costumi: Shoshana Rubin; Musiche: David Holmes; Produzione: Irish Film Board, Relativity Media; Distribuzione: Moviemax; Durata: 93 min.; Origine: USA/Irlanda, 2011
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