Séraphine PDF 
Flaminia Attanasio   

Siamo nei primi anni del Novecento a Senlis, piccolo paese nella regione francese della Piccardia, dove Séraphine fa la serva. Per vivere, anzi, per sopravvivere, svolge i lavori più umili: fa la domestica a ore nelle case dei signorotti di zona, per loro lava i panni nel fiume fino a rompersi la schiena e pulisce fino scorticarsi le mani. Vive in un piccolo appartamento in affitto che fa fatica a pagare, perché i quattro soldi che guadagna li impiega tutti per comprarsi il necessario per dipingere. Proprio così: per dipingere. Perché di notte, Sèraphine, nell’isolamento della sua stanza e nel chiuso della sua solitudine, da sfogo alla sua creatività visionaria creando quadri e dipinti.

Il caso vuole che, un giorno, Séraphine cominci a prestare servizio nella residenza francese di Wilhelm Udhe, un famoso critico d’arte tedesco, che rimane colpito dalla straordinaria originalità delle creazioni di Sèraphine al punto da proporle di dedicarsi a tempo pieno alla pittura, per poi assumersi la responsabilità di esporne le opere in tutta Europa. Dopo un primo momento di reticenza Sèraphine accetta, ignorando che il mondo dell’arte, come quello del commercio, è spietato, e se un giorno ti ritrovi in paradiso quello dopo sei già all’inferno. Ma soprattutto ignorando che la sua mente è fragile, tanto fragile, sull’orlo del delirio, da non poter sopportare un fallimento. E ovviamente, come in ogni tragedia che si rispetti, le cose non vanno mai per il verso giusto, tanto che Séraphine, dopo un primo momento di euforia, è destinata a precipitare nella pazzia finendo per essere rinchiusa in un manicomio.

È questa la storia vera di Sèraphine de Senlis, pittrice della prima metà del Novecento, considerata come uno dei precursori dell’arte naïf. Una storia ben poco nota che il regista, scrittore e sceneggiatore francese Martin Provost ha scelto di portare su celluloide concentrando in ben 125 minuti il racconto di una vita fatta di fatica, servigi, umiliazioni, arte, visioni e pazzia. Un tempo che se risulta decisamente insufficiente quando vi si deve comprimere una vita intera, e per di più una vita travagliata e densa di avvenimenti, appare al contrario eccessivo cinematograficamente parlando, soprattutto quando alla rappresentazione per immagini di un’esistenza piena di complicazioni si aggiunge il lavorio silenzioso della creazione artistica, il sopravvenire dell’ispirazione pittorica e la realizzazione dell’opera. Provost sembra quindi peccare in lungaggine, spezzando spesso il ritmo del racconto, che risulta troppo rapsodico e discontinuo. Un ritmo cadenzato su tempi lunghi, che fa perdere di vista allo spettatore l’intensità della pittura di Sèraphine, della sua sofferenza, della sua pazzia. Ma che ha però, in un certo senso, il pregio di rendere bene lo stato interiore, depressivo, nel quale versava Séraphine: uno stato piatto, senza tempo né movimento, in perenne attesa che qualcosa accada.

Se tuttavia, con tutta probabilità, Provost è inciampato nel calibrare il timing del suo primo lungometraggio (Sèraphine è infatti la sua opera d’esordio), forse non è stato altrettanto “sprovveduto” in altri aspetti chiave. Quali? Nella scelta degli attori, ad esempio. Ad interpretare la carismatica protagonista c’è infatti la grande attrice francese Yolande Moureau, interprete dotata di grande espressività e versatilità che con questa performance, in cui si muove in maniera straordinaria, si è aggiudicata perfino il  Premio César come miglior attrice. E poi c’è la splendida fotografia firmata Laurent Brunet: nitida, tersa, pulita, piena di contrasti per far apparire le opere di Sèraphine come un tripudio di colori, come un’esplosione d’interiorità, e di far sembrare lo stesso film come un enorme dipinto. Insomma ci sono pregi e difetti in Sèraphine, ognuno dei quali costituisce un ottimo motivo per decidere di vedere o non vedere un film che, comunque, soprattutto rispetto al livello medio dell'attuale produzione, rimane un’impresa, si può dire, più che riuscita. Grazie anche al lavoro di Provost, che, nonostante le imperfezioni e un'ingenuità di fondo, riesce nell’intento di avvicinarsi emotivamente ad una personalità disturbata come quella di Sèraphine.

TITOLO ORIGINALE: Séraphine; REGIA: Martin Provost; SCENEGGIATURA: Marc Abdelnour, Martin Provost; FOTOGRAFIA: Laurent Brunet; MONTAGGIO: Ludo Troch; MUSICA: Michael Galasso; PRODUZIONE: Francia/Belgio; ANNO: 2008; DURATA: 125 min.

 


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