David Lynch. Inland Empire PDF 
Paolo Fossati   

Se tutto il cinema di Lynch può essere letto come un’opera d’incessante stratificazione e l’obiettivo perseguito dal regista è quello di abbattere barriere sfuggenti e invisibili tra realtà e dimensione onirica, il critico cinematografico spesso si trova ad affrontare un lavoro simile a quello dell’archeologo che tenti di ricostruire il modello virtuale di un tempio andato perduto. Di tracciarne il perimetro partendo da indizi disseminati sul campo, raccontandone poi la bellezza e la complessità, e contestualizzando l’immagine ottenuta nella contemporaneità, proprio come Morello ha fatto con l’opera di Lynch.

Nell’introduzione all’analisi, l’autore afferma che Inland Empire ha come oggetto il cinema stesso e in particolare il patto che il film stringe con lo spettatore attraverso il linguaggio delle immagini. Inizia le indagini consapevole di esplorare un territorio metanarrativo, di affrontare la forza iconica di fotogrammi-simulacro che innescano un processo psichico nell’osservatore. Lo mettono in contatto con un mondo onirico, frutto dell’immaginazione dell’autore. Lo conducono a ripercorrere strade perdute, tracciate da sogni mai sognati di persona, ma sempre riconducibili al ricordo di altre visioni. Di suggestioni suggerite in altre opere di Lynch. L’approccio critico e analitico rileva nell’accumulo messo in atto dal processo creativo del regista un susseguirsi di indizi che portano a considerare il film come l’ennesimo squarcio aperto su una poetica stratificata, che mette in crisi il sistema della verosimiglianza attraverso la scelta dell’abbandono della linearità espositiva in favore della ricerca di esprimere la simultaneità degli eventi senza l’ausilio di una grammatica del cinema codificata. O, meglio, attraverso una distorsione delle abituali istanze narrative. Un’operazione straniante, che declina il senso di postmoderno in virtù di una vera e propria sperimentazione che non si limita ad ammiccare allo spettatore come soggetto consapevole dell’artificio linguistico che osserva, ma lo mette dinanzi ad un'enunciazione realmente rivoluzionaria che si diversifica sia dalla classica narrazione forte hollywoodiana, sia dagli esperimenti di narrazione debole. Già nell’incipit Morello riconosce elementi per definire Inland Empire “un sistema che possiede le caratteristiche di una composizione aperta, di un’opera in continuo divenire, che mantiene tuttavia una rigida architettura fatta di richiami, rime, simmetrie e analogie”. Non è un film sul cinema, piuttosto un’opera che riflette sulla comunicazione attraverso le immagini, coinvolgendo nell’analisi il meccanismo “ipnotico” sotteso alla situazione della fruizione cinematografica.

Successivamente il libro tenta di individuare un punto di contatto tra l’approccio d’analisi di Casetti e quello di Metz e descrive la condizione dello spettatore di Lynch come quella di un soggetto “plurale, continuamente attratto e respinto dai processi messi in atto dalla pellicola, destinatario di informazioni devianti e contraddittorie, costretto a trovare costantemente una sua posizione, spinto a godere del suo ruolo di percezione attiva”, arrivando alla lucida definizione di un soggetto spettatoriale “complice dell’ambiguità dell’opera”. Inland Empire, secondo Morello, è “un’opera in continuo divenire”, ma inevitabilmente perfetta (nell’accezione del termine riferita alla completezza, alla conclusione del testo in quanto oggetto finito). Come convive questa doppia natura all’interno del racconto? Come può un work in progress considerarsi al contempo concluso? Naturalmente grazie agli spettatori che ne attivano i processi testuali interni, osservando ed interpretando. E, ci sia concesso, ai critici che s’interrogano ineffabili sul senso dei testi, scomponendoli e rimontandone gli elementi fino a raggiungere certezze sui meccanismi narrativi. A quegli analisti che, formulando ipotesi sul senso ultimo delle opere, si ergono a roccaforti di un’attività umana ancor prima che intellettuale: l’emozione di concepire un pensiero.

TITOLO: David Lynch. Inland Empire; AUTORE: Davide Morello; EDITORE: Falsopiano; ANNO: 2010; PAGINE: 272; PREZZO: 13,00 €

 


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