Cento anni fa. Inferno PDF 
Paolo Fossati   

Nel 1911 si festeggiava il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. È affascinante ripensare a quei giorni, ricostruendone il ricordo dall’osservatorio della contemporaneità. Paragonare i festeggiamenti di ieri a quelli attuali. Focalizzando l’interesse sul cinema, è ambizioso tentare di tracciare una linea che unisca lo sguardo del passato a quello del presente. È, in ogni caso, un esercizio che aiuta a comprendere sia le diverse epoche che il differente impatto comunicativo della settima arte sulle masse. Si intravede un percorso per acclamare l’Italia unita che parte dal cinema muto (che rese omaggio al sommo poeta Dante con Inferno di Bertolini, Padovan e De Liguoro), passa per il centenario del 1961 (quando fu Roberto Rossellini a firmare il film celebrativo del primo secolo italiano, Viva l’Italia) e giunge al nostro 150° anniversario. Una ricorrenza che, sebbene recentemente si sia fatto dell’appuntamento storico quasi un brand spendibile in ogni situazione (o meglio, una declinazione stagionale di tanti marchi pronti a inventare collezioni di prodotti ad hoc), non ha ancora dimenticato la forza evocativa del racconto cinematografico (Noi credevamo di Mario Martone). Cent’anni di cinema italiano, tre modi diversi di interpretare lo spirito unitario di un popolo.

E così in questo 2011, nell’Italia delle feste di piazza dedicate al Risorgimento, dove le notti bianche diventano per una volta notti tricolori, la Cineteca di Bologna (che nelle piazze estive è abituata a portare il Cinema Ritrovato) pubblica un cofanetto dvd + libro dedicato ad un primato del cinema muto nazionale: La Divina Commedia. Inferno della Milano Films, al tempo il film più lungo (oltre mille metri di pellicola, pari a 66 minuti) e costoso mai prodotto. Per anni disponibile solo in copie danneggiate dalla censura e dall’usura, oggi Inferno è visibile nella sua edizione princeps: corretta successione delle inquadrature, ritrovate luci e colorazioni. Perduta purtroppo la partitura musicale originale che accompagnava le proiezioni d’inizio Novecento, il dvd presenta due distinte interpretazioni musicali: una colonna sonora di musica elettro-acustica con voci e suoni d’ambiente composta da Edison Studio e una composizione per pianoforte di Marco Dalpane. Michele Canosa ha curato la raccolta dei testi di approfondimento che accompagnano il film, soffermandosi su una rilettura filologica alla luce delle implicazioni culturali e del tema irredentista: nel montaggio originale il film si chiude con un quadro finale dedicato al monumento bronzeo a Dante (dello scultore fiorentino Cesare Zocchi) eretto a Trento, che fa seguito e chiude la scena dell’uscita di Dante e Virgilio dall’inferno (“E quindi uscimmo a riveder le stelle”). Nel corso degli anni l’immagine del monumento era andata perduta nella maggior parte delle copie del film in circolazione. Presto censurata – manca già nella seconda edizione, del 1914 – per il valore simbolico che alludeva alle rivendicazioni di completamento dell’unità nazionale italiana, la sequenza della statua torna oggi alla collocazione originale, restituendoci il senso “monumentale” del film, sia per quanto riguarda l’omaggio a Dante, sia per l’intento politico e culturale dell’epoca. Inaugurata nel 1896, l’opera di Zocchi è una figura intera in bronzo innalzata nel piazzale antistante la stazione e collocata in modo che il poeta guardi in direzione del Brennero. Fu fortemente voluta dalla Società Nazionale Dante Alighieri, della quale faceva parte anche il Giosuè Carducci che – il testo della Cineteca ci aiuta a ricordare – affermò a proposito di essa: “la nostra non è una Società letteraria né politica, ma qualcosa di più nobile e più alto, una Società Nazionale sorta col proposito, non di aggredire qualcuno, ma di difendere ciò che è il nostro patrimonio e la nostra speranza: la lingua e la nazionalità italiana”. Carducci dedicò, inoltre, un componimento poetico in terzine all’inaugurazione del monumento a Dante di Trento. È celebre l’ultimo verso, riferito alla statua: “Ed or s’è fermo, e par che aspetti, a Trento” (pubblicato nel volume Rime e ritmi, 1899).

“Inferno è un’opera inusitata, smisurata, talmente capace che può persino ospitare tre film-nel-film, tre autonomi film d’arte in costume, in forma di flashback: Francesca da Rimini; Pier della Vigna; il conte Ugolino”. Dal punto di vista iconografico l’ispirazione nasce dalle celebri 75 tavole di Gustave Doré, che illustrarono l’Inferno dantesco nel 1861 (alle quali entro il 1868 fecero seguito quelle dedicate a Purgatorio e Paradiso). La scelta, sapientemente legata alla ricerca di un prestigio riconoscibile, valse al film commenti entusiastici, come quello di Matilde Serao comparso su Il Giorno dopo la prima ufficiale a Napoli, dove l’encomio al film divenne un primo passo per una presa di coscienza più ampia sul potere dell’arte cinematografica: “Noi che spesso abbiamo detestato il cinematografo per la banalità e la scempiaggine dei suoi spettacoli, noi, ieri sera abbiamo fatto ammenda (…). Il film della Milano per l’Inferno di Dante ha riabilitato il cinematografo (…) Doré ha scritto, con la matita del disegnatore, il miglior commento grafico al Divino Poema; questa cinematografia ha fatto rivivere l’opera di Doré”. Inferno, a cent’anni di distanza, ritrovando la propria forma originale, consente un ragionamento sul cinema delle origini e sulla consapevolezza dell’utilizzo del media audiovisivo di massa agli esordi del Novecento. Una lungimiranza in grado di alludere alle arti figurative precedenti (in questo caso la scultura e l’illustrazione) e al loro potere simbolico, innescando un gioco di scatole cinesi, apparentemente autoreferenziali, ma in realtà in grado di sostenersi e potenziarsi a vicenda.

TITOLO: Cento anni fa. Inferno (Libro + DVD); AUTORE: (a cura di) Michele Canosa; EDITORE: Cineteca di Bologna; ANNO: 2011; PREZZO: 14,90€

 


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