Animal Landis, la rivolta del teen movie PDF 
Mario Bucci   

Stati Uniti. 1973. George Lucas porta in sala, a cinque anni dal bollente Sessantotto, un film omaggio al periodo che lo aveva anticipato, agli anni Cinquanta del primo benessere, dei primi drive in e della grande morale finale. Un film che aveva un preciso target: gli adolescenti, il nuovo pubblico di consumatori. Prima di un genere, George Lucas, con American Graffiti, aveva dato una grossa sterzata al mercato, firmando quello che è considerato uno dei primi teen movie del grande sistema industriale americano. Dopo di questo, decine di cloni, fino alla prima vera discussione sul tema, proprio con John Landis.

Animal House, infatti, non è una variante sul genere campus, ma un vero e proprio manifesto contro che parte dal sistema degli adulti per ridurlo a quello dei giovani, conflitto compreso. Negli studi di sociologia ti parlano anche di uno strano movimento che percorre un individuo appena arrivato in un posto nuovo, che per raggiungere un proprio inquadramento nel più ampio sistema deve spesso passare attraverso una fase di iscrizione ad un gruppo: unione, gruppo sportivo, associazione culturale, lobby, una qualsiasi forma aggregativa che però abbia caratteristiche proprie e incarni soprattutto i sogni e le aspirazioni sociali di colui che ci si iscrive. È un percorso che, in America soprattutto, fa dell’associazionismo il vero fattore aggregativo dei diversi volti di una cultura. La struttura sociale americana, infatti, è molto divisa per associazioni, per clan, e ciò nasce proprio nel sistema dei college, tra istruzione di serie a ed istruzione di serie b, dove le classi dirigenti si formano o si combattono. Animal House, in questo suo mettere in scena le principali caratteristiche sociali dei due gruppi del campus, quello Omega alto borghese e quello Delta anarchico e goliardico, smaschera con una scanzonata campus comedy, davvero sopra le righe, questo percorso selettivo nel passaggio dalla fase adolescente a quella di adulto. È la regola che poi, portata più in alto, arriva fino alla regolarizzazione del concetto di lobby in America e alla sua chiara partecipazione nel Senato americano. Che Animal House, nonostante la sua veste di commedia, abbia una sua vena politica evidente lo si evince anche dai titoli di coda sui quali Landis si diverte a marcare i futuri pregi e difetti dei protagonisti.

Per Larry e Kent, le due matricole che ci introducono a questo mondo di sovversivi della morale, il percorso parte dal gruppo Omega, i cui rappresentanti sono esemplari dell’alta borghesia snob americana, con tanto di camerieri black al seguito, e dove gli esclusi sono indiani, malati e nerd. Il passaggio al gruppo Delta è immediato quanto il montaggio parallelo proporrà per tutto il resto del film (fino alla parata finale) e la cui immagine di gruppo trasgressivo è catapultata all’esterno della casa (non compressa come quella Omega) con un manichino che vola ai piedi dei due “Gianni e Pinotto”. Il discorso è dunque bello che servito: ad ogni gruppo a cui si appartiene corrispondono tanti privilegi quanto più questo gruppo  lotta per difenderli, tutto sta nel capire qual è la qualità dei privilegi che si difendono, sottratti i quali (quelli sulla libertà individuale dei singoli) non rimane che la rivolta collettiva. La risposta alla noiosa organizzazione della classe dirigente americana diventano allora i fratelli del gruppo Delta dove approdano le due matricole Larry e Kent, fratelli animali membri di una congrega di irriverenti ed amorali che consumano per distruggere e mai per contribuire alla causa degli Stati Uniti d’America. Landis con Animal House fa a pezzi questo senso delle regole, e del teen movie, portando in scena un affascinante e balordo gruppo di senza regole, stretto da soli legami affettivi quali l’amicizia, l’idea di essere contro, a prescindere, e il voler vivere in maniera goliardica contro ogni aggressione da parte delle istituzioni

L’interno della casa del gruppo Delta è allora un locale, un pub, un centro di ritrovo, un sotterraneo di culture antagoniste che preludono al grande concerto dei Blues Brothers, al raduno illegale, all’idea dell’aggregazione musicale (fondamentale la colonna sonora di Animal House) e al suo potenziale esplosivo (un rito dionisiaco come il toga toga, tutto il potenziale, compreso quello sessuale, di un piacevole “stare insieme”). Se da un lato si può avere l’idea che i Delta siano solo un gruppo votato all’autodistruzione, dall'altro è evidente che si tratta invece di un gruppo che ha chiaro in mente il suo obiettivo: resistere contro l’Amministrazione Centrale, contro un sistema di controllo che tende a costruire una rete preferenziale con i propri sostenitori. E così se il preside del college si avvale dell’appoggio del gruppo Omega per trovare un pretesto per cacciare i Delta dal campus, a fare da contraltare ecco il professor Jennings (Donald Sutherland), sorta di Timothy Leary, annoiato da quel che insegna e assiduo consumatore di droghe con i propri alunni. E poi, a dirla tutta, come si fa a non avere a cuore il personaggio di John Belushi, Bluto, che si presenta ubriaco urinandovi sulle scarpe? Che si schiaccia le lattine sulla fronte ed è un’energia continua che si comprime ed esplode, con un movimento del proprio personaggio che lo ha immortalato (quanto c’era di questo uomo di origini albanese in quel personaggio!!!)? È lui anche il filo conduttore di tutte le goliardie: lo scherzo del cavallo nella sala del preside, la guerra del cibo in sala mensa (gag tipica con tanto di torte in faccia ed inseguimenti), il voyeurismo dalla finestra su ragazze in vestaglia, fino al toga party, che permette a Landis di mischiare i generi e finire con un goliardico omaggio al cinema avventuroso, con un Belushi vestito da pirata che sembra fuggire in un ammutinamento, da lui stesso provocato, su alberi maestri e lanciarsi con delle funi da un lato all’altro di una enorme nave in preda alla follia generale.

Il rito di iscrizione (anche questo in parallelo) per i Delta è solo l’ennesimo pretesto per fare baldoria, darsi nomignoli da combattimento, con Louie Louie sempre nelle orecchie (il rock che rompe le regole della noia musicale americana), mentre nel luminoso gruppo Omega, in una contemporanea iscrizione al gruppo, calano le tenebre per un rito di accoglienza che è più serio, massonico e sadomasochistico, dove in ginocchio si prendono palettate sul sedere per averne delle altre ancora. Che questo campus sia solo una piccola metafora degli adulti lo si intuisce chiaramente quando il direttore del college e il sindaco si incontrano. Carmine, il sindaco dal nome italiano, chiede il pizzo per autorizzare la sfilata annuale per le strade della sua città. Il sistema è tutto marcio: per fortuna che ci sono gli antieroi! Si tratta di un gruppo che per rispondere alla minaccia di un dirigente reagisce con un toga party, il pretesto per Landis anche per approfondire le metà femminili dei protagonisti: dalla giovane cassiera, alla principessina di Sogliola, all’anziana e navigata matura. Solo lui Bluto, ancora una volta, un surrogato di divertente machismo che ripiega su se stesso. La difesa davanti alla corte degli studenti poi è risolta da un pazzesco, assurdo, ironico e “paraculo” ribaltamento della responsabilità: se esiste un deviato, esiste un deviante e, quindi, gli Stati Uniti d’America. Il tema del film allora, ancora una volta, non è sulla libertà individuale, che qui Landis prende apertamente in giro, ma sulla lotta di una classe di esclusi perennemente in rivolta contro l’intero sistema delle regole. La reazione del gruppo Delta, quando gli viene tolta la sede, la loro Animal House, è un viaggio metaforico che li porta in un locale per soli uomini di colore e black music: le classi esistono e sono divise. Infine la parata: in periodo di piena guerra fredda (il film esce nel 1978) viene messa sottosopra, un vero e proprio simbolo della forza istituzionale e ultima sfida degli animali, un’enorme torta dal cuore nero e la distruzione totale, il panico, un’auto della morte che manda tutto in malora.

TITOLO ORIGINALE: Animal House; REGIA: John Landis; SCENEGGIATURA: Douglas Kenney, Chris Miller, Harold Ramis; FOTOGRAFIA: Charles Correll; MONTAGGIO: George Folsey Jr.; MUSICA: Elmer Bernstein; PRODUZIONE: USA; ANNO: 1978; DURATA: 109 min.

 


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