Into Paradiso PDF 
Valentina Rossetto   

Alfonso è uno scienziato napoletano che conduce una vita molto regolare, seppur per certi aspetti eccentrica. Rimasto solo dopo la morte della madre, ha pochissimi contatti con il mondo esterno e si occupa principalmente del suo lavoro all'università. Tutto questo fino a quando non viene licenziato a causa dei tagli alla ricerca. Parlando con uno dei suoi pochi amici, Alfonso si convince a chiedere una raccomandazione ad un lontano conoscente ora divenuto imprenditore di successo, Vincenzo, che lo utilizzerà a sua insaputa come corriere per un'esecuzione armata. Gayan è un ex campione di cricket dello Sri Lanka che terminata la sua carriera arriva a Napoli sperando di trovare un lavoro migliore rispetto a quello sottopagato di cronista sportivo che gli è stato offerto al suo paese. Le sue speranze sono animate dalle mezze verità che gli ha raccontato il cugino, ma verranno ben presto abbandonate quando si renderà conto che il parente in realtà lavora come badante presso una ricca famiglia. Cercando di sfuggire ai sicari della camorra che gli danno la caccia, Alfonso entra per caso in una palazzina abitata dalla comunità srilankese e si rifugia in una piccola casa sul tetto dove vive Gayan. Da queste premesse si sviluppa Into Paradiso, primo lungometraggio di Paola Randi presentato e ben accolto al Festival del Cinema di Venezia nel 2010.

Uno degli aspetti più interessanti del film è il rapporto tra i protagonisti, che è naturalmente anche un rapporto tra culture. In una scena Alfonso, sotto shock perché in un tentativo di fuga stava per cadere dal tetto, parla con Giacinta, cugina di Gayan, delle sue ricerche scientifiche, enunciando indirettamente quello che è il principio narrativo su cui si fondano i rapporti tra i personaggi nel film. Nel suo lavoro di ricerca Alfonso studiava una proteina che regola il flusso della migrazione delle cellule al fine di capire come queste comunichino e interagiscano tra di loro e di come si scambino reciprocamente le proprietà. Così il suo personaggio, e anche quello di Gayan, sono come cellule in movimento che interagiscono con altre e cercano di condividere la vita, gli interessi e la cultura. Sin dai titoli di testa le immagini al microscopio delle cellule che si muovono vengono montate alternate a quelle dei due protagonisti, come a suggerire quello che sarà il loro movimento di reciproco avvicinamento catalizzato poi dalla convivenza forzata. Da una parte abbiamo Alfonso chiuso nel suo mondo di gesti ripetuti e di abitudini, ormai sconvolto dalle sue recenti vicissitudini, e dall'altro una comunità, di cui Gayan fa parte, che tende a isolarsi dal resto della città per evitare problemi e per ricreare un proprio microcosmo che ricordi il paese d'origine. Venendo a conoscenza l'uno della storia dell'altro, i due protagonisti cercano di supportarsi a vicenda: Alfonso aiuta Gayan nel tentativo di farsi ben volere dalla vecchia signora a cui fa da badante e, alla fine del film, a ritornare in Sri Lanka; a sua volta Alfonso segue i consigli di Gayan per cercare di farsi accettare da Giacinta, di cui si è invaghito. Nel film, tuttavia, l’“avvicinarsi” non comporta solo aspetti positivi. Credendo Vincenzo importante e potente, Alfonso va da lui a chiedere una raccomandazione, ma quello che riceverà sarà un rapporto (anche se involontario) con la camorra. E anche altri personaggi, per quanto entrino in contatto con i protagonisti, si rivelano impermeabili a questo processo di avvicinamento, come la vecchia signora razzista e superficiale da cui lavora Gayan o Vincenzo, che pure è costretto anche lui a condividere le stesse esperienze di Alfonso. Per concludere il parallelo scientifico, la camorra e i suoi affiliati sono visti come un cancro, cellule impazzite che trasferiscono le loro proprietà negative alle altre, e che in alcuni casi, come nel finale del film, si autodistruggono.

Altro aspetto molto interessante di Into Paradiso è l'uso di alcuni effetti visivi e del sonoro. In un'intervista Paola Randi dice di essere sempre stata affascinata dagli effetti speciali, sia da quelli grandi delle produzioni come Iron Man sia da quelli più artigianali e semplici che possiamo vedere nel suo film (come le animazioni a passo uno). Questi effetti visivi servono per rappresentare gli scenari possibili che il protagonista si prospetta o per rivivere dei momenti particolari. Un esempio è quando Alfonso ricostruisce mentalmente la scena dell'esecuzione di cui è stato suo malgrado protagonista, scena che sia lui che noi spettatori vediamo rappresentata sul tavolo della cucina come una piccola proiezione cinematografica, anzi come un piccolo set dove i fatti vengono più volte ripetuti fino a quando il protagonista non coglie quello che stava cercando. Un'altra interessante soluzione visiva è quella adottata nella scena in cui Alfonso si immagina quello che succederebbe se lui andasse a denunciare i suoi inseguitori e Vincenzo alla polizia. In questa scena è sul terrazzo e mentre parla tra sé e sé arrivano dei poliziotti che spingono scrivanie e sedie, fino ad allestire un vero e proprio ufficio. Si tratta di una rappresentazione interessante delle immagini mentali simile a quella che possiamo vedere ad esempio in Io e Annie di Woody Allen, dove i racconti e i ricordi della protagonista vengono attraversati fisicamente e commentati direttamente dai personaggi. O anche in Tutta la vita davanti di Virzì, dove la protagonista deforma spesso la realtà con visioni che vi si appoggiano, come all'inizio quando vede le persone muoversi sulla canzone dei Beach Boys I Get Around.

Il sonoro ha invece principalmente il compito di "selezionare" la realtà. Alfonso si mette dei tappi nelle orecchie per estraniarsi e concentrarsi, e costringe Vincenzo ad ascoltare la televisione a tutto volume con delle cuffie così da non renderlo partecipe dei suoi piani con Gayan. Lo stesso viene fatto con lo spettatore verso la fine del film quando, mentre i due protagonisti si accordano su come uscire dalla casa senza essere visti dai sicari, quello che sentiamo è invece la musica che ascolta Vincenzo e come lui restiamo quindi all'oscuro. Un uso selettivo dei piani sonori che serve a veicolare le informazioni che di volta in volta si vogliono far avere ai personaggi o al pubblico. Anche il sonoro viene trattato come le immagini mentali, è cioè qualcosa di generato dalla mente del protagonista che invade anche il piano del "reale". Alfonso si mette i tappi nelle orecchie e pensa a Giacinta, sente la musica di un valzer (classicamente il Danubio Blu di Johann Stauss) e vediamo i due che ballano insieme. Una scena che ricorda il finale del primo film della Randi, Sandokan Dreamin' , un cortometraggio realizzato nel 2003 su una donna che soffre di narcolessia e che ha scoperto la sua patologia da bambina emozionandosi alla visone in tv di Sandokan. Alla fine del corto la donna si addormenta in preda a una forte emozione e sogna di ballare sulla terrazza, in cima al palazzo in cui abita, con Sandokan.

Come ha affermato Paola Randi, Into paradiso nasce dalla sua volontà di partire dalla nostra società multiculturale e farne una commedia, abbracciando poi tutta una serie di altri problemi di stretta attualità come la disoccupazione, i tagli alla ricerca, la camorra e la corruzione. Rifacendosi alla tradizione della nostra migliore commedia (e ancora una volta un buon esempio recente è il citato film di Virzì), questi temi vengono trattati con ironia e leggerezza facendone emergere il lato grottesco e surreale. I personaggi sono tutti un po' sopra le righe, a partire dagli stessi protagonisti, ma allo stesso tempo posseggono una forte veridicità, grazie in particolare alle ottime interpretazioni di Gianfelice Imparato, Saman Anthony e Peppe Servillo. Into Paradiso presenta situazioni e personaggi che abbiamo già visto in molti altri film, ma allo stesso tempo li sviluppa aggiungendo degli elementi di originalità sia dal punto di vista narrativo che registico, una sorta di variazione sul tema piacevole e godibile.

TITOLO ORIGINALE: Into Paradiso; REGIA: Paola Randi; SCENEGGIATURA: Chiara Barzini, Pietro Albino Di Pasquale, Luca Infascelli, Antonia Paolini, Paola Randi; FOTOGRAFIA: Mario Amura; MONTAGGIO: Gianni Vezzosi; MUSICA: Fausto Mesolella; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 104 min.

 


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