Captain America: il primo vendicatore PDF 
Gianmarco Zanrè   

Da tempo, ormai, gli studios del colosso editoriale più imponente del mondo del fumetto sono al lavoro sul progetto più ambizioso che abbiano mai concepito, e forse uno dei più importanti nel campo dei blockbuster vecchio stampo da una decina d'anni a questa parte: attraverso una sorta di collage di pellicole dedicate ai suoi eroi più rappresentativi, la Marvel sta preparando uno degli eventi che i fan del fumetto attendono da secoli, addirittura da prima dell'avvento del 3D e delle rivoluzioni messe in atto dal digitale e dagli effetti speciali.

Fino ad ora si può dire che l'operazione sia stata un successo, nonostante alcune di queste pellicole non abbiano centrato l'obiettivo. Eppure quasi scompaiono di fronte al lavoro sviluppato per creare il blockbuster perfetto attualmente in cantiere e previsto per l'anno prossimo. Ma dopo i buoni risultati raggiunti dal primo capitolo di Iron Man e dal recente – sottovalutato e molto divertente – Thor, allo schieramento dei futuri Vendicatori mancava uno dei simboli della Marvel dai tempi della sua fondazione: Captain America. Il rischio di produrre una pellicola dedicata ad un eroe come questo, e in tempi come questi, era decisamente alto, specie considerato che il regista scelto per portare sul grande schermo il capitano a stelle e strisce è Joe Johnston, autore dell'amarcordiano e piacevole Rocketeer ma anche di recenti abomini quali l'ultimo Wolfman. Eppure le quasi due ore spese in compagnia del buon vecchio Steve Rogers, portatore sano dei valori ideali cui l'America aspira da sempre sono decisamente ben spese, e sull'onda della vena autoironica del Thor di Kenneth Branagh anche Captain America non dimentica il suo ruolo, che è quello del paladino senza macchia e senza paura ma anche del pupazzone da circo mediatico – ottima la parte sulla propaganda legata al reclutamento negli States e giocata tutta sull'immagine dell'eroe momentaneamente dirottato alla pubblicità, piuttosto che ai campi di battaglia –, una sorta di via di mezzo tra il tentato gentleman in pieno stile Mad Men e il protagonista del più fracassone tra gli action movies. Azzeccata anche l'idea di proporre una stora completamente (o quasi) ambientata ai tempi del secondo conflitto mondiale, sfruttando quello che è il vero background del personaggio – sarà curioso scoprire come gli autori sceglieranno di gestire il suo spaesamento una volta risvegliatosi ai giorni nostri nel già citato progetto Vendicatori – e la nemesi per eccellenza del protagonista, il Teschio Rosso, interpretato ottimamente da un signor caratterista come Hugo Weaving. Non avrà lo spessore dirompente di V, ma anche il terribile Schmidt ha senz'altro giocato bene le sue carte.

La pecca maggiore risulta essere, purtroppo, il comparto tecnico, con una colonna sonora e un montaggio decisamente non all'altezza di un prodotto di grande distribuzione, oltre ad una regia che, tolta la sequenza della propaganda succitata, risulta piuttosto piatta e priva di spunti particolari, quasi dovesse uniformarsi a Chris Evans, che certamente riesce ad esprimere molto più in costume che non “in borghese”, vittima di una staticità che ricorda molto i Big Jim che impazzavano negli anni Ottanta. Perfetto fisicamente, insomma, ma poco comunicativo. Fortunatamente il complesso salva i limiti del prodotto, e lascia che lo spettatore si impegni giusto un poco prima di travolgerlo con una serie di sequenze che paiono uscite dai vecchi film d'avventura del ventennio Settanta/Ottanta, da Star Wars al recentissimo Prince of Persia attraversando, più che il fumetto, l'ormai avanzatissimo ed ipercinetico mondo del videogioco. Sicuramente i tempi degli Indiana Jones sono trascorsi, ma occorre ammettere che c'è del buono anche nella moderna ed adrenalinizzata versione del genere: a patto che sia mediata da eroi “come non se ne fanno più”, che sanno di passato e ricordi sepolti da qualche parte. Non si sa mai che non possano essere utili ai Fury di turno.

TITOLO ORIGINALE: Captain America: The First Avenger; REGIA: Joe Johnston; SCENEGGIATURA: Christopher Markus, Stephen McFeely; FOTOGRAFIA: Shelly Johnson; MONTAGGIO: Robert Dalva, Jeffrey Ford; MUSICA: Alan Silvestri; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2011; DURATA: 125 min.

 


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