Scream 4 PDF 
Maurizio Ermisino   

Prima regola del remake: non cambiare mai il finale. È una battuta che sentiamo alla fine di Scream 4, che arriva sugli schermi esattamente quindici anni dopo Scream, il film che rilanciò l’horror in chiave metacinematografica. È a tutti gli effetti un sequel, ma in un certo senso anche un remake. È così che lo intende l’assassino, il nuovo Ghostface, che vuole girare il remake dei massacri di Woodsboro: uccidere nel modo in cui aveva ucciso il primo, persone simili a quelle che aveva ucciso il primo. Il tutto proprio mentre la protagonista di quei fatti, Sidney Prescott (Neve Campbell), torna sul luogo del delitto per presentare un suo libro di memorie. Diciamolo: è un po’ come la Signora Fletcher, non tanto perché è una scrittrice, ma perché porta un po’ rogna. E non manca chi cerca di farglielo notare.

Nel remake si vuole spesso superare l’originale. È così per l’assassino, che cerca di fare qualcosa in più del precedente. Nella miriade di film citati (Psycho, La cosa, Suspiria, Non aprite quella porta, Venerdi 13, Nightmare) sceglie L’occhio che uccide di Robert Powell, del 1960, il primo a mostrare il punto di vista dell’assassino. Vi basti questo indizio per capire come l’assassino stavolta voglia fare qualcosa di più che emulare l’originale. Questa chiave di lettura, il remake come superamento dell’originale, è declinato nella sceneggiatura geniale di Kevin Williamson, che riesce a reinventare la saga con mille sorprese e colpi di scena, con una partenza a razzo che è un gioco di scatole cinesi in cui si passa dai film alla realtà, e un doppio finale carico di sorprese da non rivelare neanche sotto minaccia di essere squartati da Ghostface. Regole per fare un buon remake: montare tutto come un videoclip e spingere tutto all’estremo, con più sangue, più efferatezza. Perché il pubblico ormai è preparato. È questo che Craven e Williamson fanno dire ai ragazzi in una lezione in un cineclub. Ed è impossibile non vederci un’ironia beffarda nei confronti degli eterni remake che vengono fatti oggi dei classici horror degli anni Settanta e Ottanta. Come Nightmare, progetto da cui Craven è stato tagliato fuori, e che si è rivelato piuttosto deludente. Scream 4 è un modo efficacissimo di far ripartire la saga di Scream, e anche un modo per ribadire che Craven è un maestro dell’horror, di fronte al quale i registi della nuova generazione impallidiscono. La sceneggiatura, oltre che alle giovani vittime di Ghostface, lancia pugnalate un po’ a tutti: alla serie di Saw, ritenuto profondo come un film porno, agli horror giapponesi stile The Ring, ai Final Destination, e agli stessi Scream, ironizzando sia sui continui sequel sia sul tema, ragazzetti logorroici che parlano di film e poi muoiono. Non manca l’autoironia a Craven, ma non manca nemmeno l’orgoglio. Lo dimostra anche la scena in cui i film di Stab vengono visti in una proiezione-maratona in cui i fan declamano le battute ad alta voce come accade per The Rocky Horror Picture Show. Come a dire: il mio film è un cult. E io sono il maestro.

È il maestro, Craven, di un genere parecchio in crisi, che non sa fare altro che rileggere all’infinito storie già raccontate. Se l’horror è in crisi, il cinema invece è morto, come ammette lo stesso Craven. “Una riflessione sul cinema non ha senso perché il cinema non esiste più”, dice Craven, “ormai il cinema si guarda su internet, laptop e smartphone, tra mille distrazioni”. Allora Scream 4 è wireless e social, è una riflessione sulle comunicazioni di oggi: blog con immagini caricate in tempo reale, assassini che minacciano su Facebook, notizie che appaiono su internet prima che sui giornali. “La gente deve vedere, perché oggi non legge più nessuno”. “Non ho bisogno di amici ma di fan”. È la stampa dell’era web 2.0, bellezza. E sarà proprio il web, eventualmente, a chiedere a gran voce che la saga continui. Craven ha girato un ottimo sequel/remake. Come fare ora a non chiedergli il sequel del remake? Perché il cinema sarà morto, e l’horror non se la passerà neanche tanto bene, ma Wes Craven è in gran forma.

TITOLO ORIGINALE: Scream 4; REGIA: Wes Craven; SCENEGGIATURA: Kevin Williamson; FOTOGRAFIA: Peter Deming; MONTAGGIO: Peter McNulty; MUSICA: Marco Beltrami; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2011; DURATA: 103 min.

 


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