Marco Ponti PDF 
di Lorenzo De Nicola   

A parte l'esplicito riferimento alla traccia n° 5 di Casa Babylon dei Mano Negra, perché questo titolo Santa Maradona?

Bè perché i miei personaggi sono un po' come Maradona, anche se il Maradona che intendo io è quello mediatico e quindi spesso epico. Quello che può segnare un goal con la mano in una partita dei mondiali, che si fa fotografare con Fidel Castro, il delinquente che viene incastrato, quello un po' furbetto che malgrado tutto ce la fa.

Quanto c'è di autobiografico in questo film?

A dire il vero c'è un po' di autobiografia in tutti e quattro i personaggi. Ci sono le esperienze vissute o quelle che avrei voluto vivere, le risposte pronte che avrei voluto dare e che non ho mai dato e, più in generale, il sogno di una vita più ampia come spesso nella vita reale non accade.

Durante la visione del film si avverte un'euforia tra gli attori e chi li dirige…Però tra i quattro qual è quello che ha risposto meglio alle sue direttive?

Non voglio essere diplomatico, ma tutti e quattro mi hanno stupito, rimanendo in sintonia tra loro e con me. Accorsi ha fatto un passo avanti rispetto ai suoi film precedenti; in questo è molto più fisico, più "nervoso"; Libero ha lavorato enormemente sul ritmo e la comicità; Mandala ha superato il suo personaggio decorativo…Ogni volta che interagivo con uno di loro avevo la sensazione che fosse il migliore, poi, quando giravo con un altro era la stessa cosa. C'è stato un feeling particolare e, non per nulla, ci continuiamo a frequentare anche ora, finite le riprese.

La scena dello stadio è, a mio avviso, obbiettivamente un po' debole rispetto alle altre…Mi sembra vi sia una pausa informativa ingiustificata da un punto di vista di sceneggiatura…

Sono d'accordo, quella è una delle sequenze scritte meno bene e montando il film ce ne siamo resi conto. Nel cinema americano è una prassi prevedere altri giorni di riprese da realizzare durante il montaggio. Mi sarebbe piaciuto avere la medesima possibilità per andare a correggere alcuni errori, come avrei aggiunto qualcosa nella sequenza del ristorante indiano. In effetti quella è una scena debole, ma vi ero particolarmente affezionato e pertanto l'ho mantenuta.

Mi sembra si delinei nel suo film una concezione della vita molto vicina alle nuove tematiche anti-global…

Nel film non viene mai affrontato nessun tema politico né sociale. Ma una cosa che mi sembra che tutti gli spettatori riconoscano in questo film è un'energia "positiva" nei confronti di ciò che non va. Ad esempio se un commesso mi tratta male io lo mando a quel paese, cosa che non è così scontata nella quotidianità. In un'intervista mi hanno chiesto se i miei personaggi sarebbero andati a Genova e la risposta è no, non ci sarebbero andati, perché allergici alla partecipazione ad un evento così mediatico, cioè avrebbero trovato antipatica anche quella situazione. Pertanto, usando un paradosso, si potrebbe dire che Santa Maratona non esprime una visione politica anche se - in effetti - è un film politico.

Cos'è che la spaventava maggiormente prima dell'inizio delle riprese?

Il mio timore maggiore era la mancanza di una base tecnica solida. Io non avevo mai diretto nulla in pellicola prima di questo film. Al tempo stesso questo esercitava un certo fascino perché se mi avevano affidato tale responsabilità significava che ero in grado di farcela. Comunque avevo la fortuna di essere circondato da collaboratori d'altissimo livello. Inoltre l'idea base di questo film era che tutti loro non dovessero essere gli esecutori della mia visione. Insieme dovevamo costruire l'opera. Ho scelto i collaboratori in funzione alla loro capacità artistica e creativa elevata e così mi sono reso conto che ognuno dava il massimo e lavorava al massimo. Per esempio il montatore mi ha fornito dei suggerimenti a cui io mai avrei pensato…

…bé questo penso sia normale in un lavoro d'equipe come quello della confezione di un film…

…no, al contrario, più spesso c'è un lavoro collettivo finalizzato alla visione di uno, mentre a me questo non interessa. Naturalmente, in qualità di regista, prendevo le decisioni ma non chiedevo a nessuno di pensare con la mia testa.

Hai un aneddoto in particolare che ricordi con piacere della lavorazione di questo film?

Il più bello è quando abbiamo girato la scena finale del litigio tra Andrea e Bart. È stata molto impegnativa sia per il direttore della fotografia perché doveva realizzare una lunga inquadratura a mano muovendosi moltissimo; sia per gli attori in quanto molto emozionante e di grande trasporto per loro. Non appena ho dato lo stop alla prima buona c'è stato un momento di silenzio assoluto, tutti ci siamo guardati, e c'erano i tecnici e i capi macchinisti con le lacrime agli occhi. Avevamo girato una scena onesta e sincera ed eravamo tutti contentissimi.

Saresti in grado di fornirmi un pregio e un difetto del cinema Italiano?

Bè un pregio è che non è mai stato vitale come oggi. Il difetto è che spesso è ottuso. Racconta se stesso e gli autori parlano solo di sé. Il nostro è un cinema, a differenza di quello francese per esempio, che se non è d'autore genera prodotti che non si potranno mai esportare. Il cinema di Benigni, anche se non mi entusiasma, è un cinema che parla a tutti.

Essendo un esempio per i giovani filmmaker, dato che la tua carriera è stata fulminante, hai qualche consiglio da dare?

Sinceramente non ho tutta questa esperienza, comunque il consiglio, per chi desidera fare lo sceneggiatore, è quello di abituarsi ad un mestiere faticoso. Ma se hai una buona storia da raccontare sicuramente trovi un produttore che ti può ascoltare; se hai velleità narrative bisogna crederci e andare fino in fondo perché in Italia c'è un bisogno incredibile di sceneggiatori. Per i registi invece il mio consiglio è quello di andare a rompere le scatole ai produttori perché spesso gli viene più comodo invitare il regista che conoscono già e non rischiare su quello giovane, cercando di dimostrare il proprio valore.

Dopo il successo di questo film quali sono i tuoi progetti per il futuro prossimo? Hai intenzione di proseguire nella commedia o cambiare genere?

Ho due o tre progetti come sceneggiatore che mi porteranno via quasi tutto il prossimo anno. Come regista sto scrivendo una storia d'amore tristissima, anche se sempre con slanci comici.

[Torino, 06/11/01]

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.