62° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: Panoramica PDF 
di Lorenzo De Nicola   

Ha mantenuto la parola Marco Müller che, al suo secondo mandato come direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha saputo confezionare un'edizione ricca e stimolante che ben si è distinta dagli anni passati. Non più vessato dai tempi ridotti che avevano condizionato l'organizzazione della precedente edizione, tirata su in fretta e furia in pochi mesi, il festival ha potuto offrire una programmazione eterogenea e, indubbiamente, di buon livello.

Un occhio particolare è stato dedicato al cinema orientale, passione manifesta di Müller, che si è subito imposto sin dalla serata d'apertura del festival, dedicata a Seven Swords di Tsui Hark, per poi svilupparsi durante tutti i 12 giorni del festival nelle molteplici sezioni, con il Leone d'oro alla carriera al maestro dell'animazione Hayao Miyazaki e con un'ampia retrospettiva dal titolo "Storia segreta del cinema asiatico" comprendente appunto la "Storia segreta del cinema giapponese" e la "Storia segreta del cinema cinese". Quest'ultima ha proposto opere - spesso restaurate per l'occasione - che coprivano più di mezzo secolo del cinema orientale (dagli anni '20 ai primi anni'80) e che vantavano le firme di registi come Zhang Yuan, Xie Jin, Ito Daisuke, Seijun Suzuki, Kenji Mizoguchi, Kenji Fukasaku solo per citarne alcuni.

Ma la 62° Mostra del Cinema di Venezia è stata anche altro e non sono mancati i grandi nomi. Nonostante la massiccia presenza di grosse produzioni made in Usa - che nel concorso erano rappresentate da George Clooney con Good Night, and Good Luck (Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e Premio Osella per la migliore sceneggiatura), Abel Ferrara con Mary (Premio Speciale della Giuria), Terry Gilliam con The brothers Grimm, John Turturro con Romance & cigarettes – il festival ha potuto godere di opere provenienti più o meno da tutto il mondo, tra le quali spiccavano quelle che portavano la firma di registi quali Philippe Garrel, che con il suo Les amants réguliers si è aggiudicato il Leone d'argento per la miglior regia, Park Chan-wook con Simpathy for Lady Vengance (ennesima speculazione sul tema della vendetta), Laurent Cantet con Vers le sud (Premio Marcello Mastroianni) e Ang Lee con Brokeback Muntain (Leone d'oro per il miglior film). E ancora, uscendo dalle rigide barriere del concorso, non si può non menzionare il progetto All the invisible children, in cui otto registi di fama mondiale (tra cui Spike Lee, John Woo, Emir Kusturica) sono stati messi insieme per costruire sette episodi sulle problematiche del mondo dell'infanzia e a favore dei diritti dei bambini.

Un film per adolescenti (ma non solo) è invece l'impressionante Final Fantasy VII di Tetsuya Nomura che eleva ad un grado superiore il dibattito sull'animazione, portando di nuovo sugli schermi l'arcinota saga dell'omonimo videogioco e regalando adrenaliniche suggestioni visive. La visionarietà certo non manca nemmeno a Matthew Barney che è sbarcato al lido insieme al "confetto" Bjork per presentare il suo Drawing Restraint 9, stimolante e provocatoria reinterpretazione del rito del thè su una baleniera dove viene costruita una scultura/simbolo fatta di grasso di balena. E di visionarietà bisogna parlare anche per quanto riguarda l'ultimo lavoro di Werner Herzog che con The wild blue Yonder rilegge il film di fantascienza proponendo un divertente e intrigante ribaltamento dei ruoli in cui l'alieno è una razza dotata di un'intelligenza inferiore e la terra il lunare paesaggio dove s'avventura una spedizione di astronauti "da repertorio". Impressionante il commento musicale Ernst Reijsenger.

Per concludere si deve menzionare la sezione Settimana Internazionale della Critica che, come sempre, seleziona le opere più innovative dal punto di vista sia linguistico sia narrativo. E a questo proposito si può ricordare, uno su tutti, Brick di Rian Johnson, intelligente rilettura del genere noir alla Chandler ambientato in un comune college americano.

Come si può facilmente intuire l'elenco delle pellicole ben confezionate e dei grandi nomi potrebbe continuare a lungo. La 62° edizione della Mostra non ha di certo lesinato sullo spettacolo e sui grandi autori e, tra il suono di un metal detector e l'altro (quest'anno il lido era blindatissimo: pericolo attentati), il grande cinema non è di certo mancato, regalando alcune sorprese come Takeshi's, il testamentario lavoro di Takeshi Kitano che con questo film ha dichiarato di voler chiudere la parentesi "Beat" Takeshi.

Non rimane che sperare che la prossima edizione sia ancora meglio.

 


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