Il primo piano è la poesia del cinema Balázs scrive il suo testo nel 1924, ma è come se parlasse del cinema di oggi. Profetico e illuminante, L’uomo visibile non può ora mancare nella libreria di un amante o di uno studioso di cinema. Mai pubblicato integralmente in Italia, adesso viene proposto da Lindau con una serie di ricchi complementi: una puntuale e approfondita introduzione di Leonardo Quaresima (che ne cura l’edizione), una serie di recensioni scritte dallo stesso Balázs, insieme ad altri saggi e interventi che vanno dal 1923 al 1929; e infine le reazioni critiche dell’epoca, con la pubblicazione celebre e “necessaria” del saggio di Ejzenštein Béla dimentica le forbici, a testimonianza, prima di tutto in quegli anni, di una tensione collettiva verso il film del futuro, in un dibattito che tocca il cinema come arte, linguaggio, espressione, tecnica. Ed è questa tensione verso il futuro che fonda la teoria del cinema dello studioso ungherese. Una teoria, è stato detto, che non ha un carattere sistematico, ma che certamente si fonda sull’acutezza di un grande “analista” del cinema. L’uomo visibile è una sorta di prima fondazione fra la macchina uomo e la macchina cinema: dall’analisi della mimica del volto, al primo piano, fino all’esplorazione del “volto delle cose”, il paesaggio e il ritmo. E soprattutto, fuori dal testo, ci ricorda che il teorico deve essere ancora capace di appassionarsi, entusiasmarsi, stupirsi. TITOLO: L’uomo visibile; AUTORE: Béla Balázs; CURATORE: Leonardo Quaresma; EDITORE: Lindau; ANNO: 2008; PAGINE: 418; PREZZO: 32,00 €
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