Remy è un ratto speciale. Oltre a comprendere il linguaggio degli esseri umani, infatti, è incredibilmente appassionato di cucina. Si intrufola spesso nel soggiorno della casa che ospita inconsapevolmente la colonia di ratti di cui fa parte, solo per assistere al programma televisivo del più grande chef francese, Auguste Gusteau, che predica in continuazione che “tutti possono essere cuochi”. Remy sa di avere un talento innato per i cibi: riesce a percepirne la musica del gusto, diversa per ogni sapore; purtroppo le sue capacità vengono sfruttate dal padre esclusivamente per capire se l'immondizia di cui si nutre la colonia è avvelenata o meno. Questa situazione non fa che accrescere la frustrazione di Remy, che vede però un barlume di speranza dal momento che la colonia deve obbligatoriamente spostarsi dalla campagna a Parigi. Remy, separatosi suo malgrado dalla famiglia, trova il ristorante di Gusteau. Uno scherzo del destino lo porterà a conoscere Linguini, un giovane sguattero, negato nell'arte culinaria, che intuisce il talento del topolino, gli propone di unirsi a lui e così, colmando le reciproche lacune, insieme diventare un cuoco completo. Comincia così l'ascesa di questa strana coppia ai vertici della cucina parigina. I credits del film avvisano che si tratta di un lavoro diretto da due co-registi, nonchè co-sceneggiatori, Brad Bird e Jan Pinkawa; ma a spulciare con attenzione lo storia produttiva di questo ultimo opus uscito dai laboratori Pixar, si realizza facilmente che il vero demiurgo, il burattinaio che regge i fili della pellicola è il solo Brad Bird, che non si è unito al ceco di nascita Pinkawa, ma più radicalmente l'ha sostituito nel corso della produzione. Bird, animatore di lungo corso, era assurto agli onori delle cronache specialmente per aver firmato la regia di un altro ottimo esempio di film animato statunitense, Gli Incredibili; non pago, il regista americano firma anche questo Ratatouille, probabilmente il picco più alto, a livello cinematografico, mai raggiunto dall'animazione americana. Ma, volendosi spingere ancora oltre, il film sulla storia del ratto Remy rischia di essere una delle migliori pellicole, senza alcuna etichetta di genere o di forma realizzativa, che l'anno solare 2007 abbia avuto il piacere di ospitare. In sostanza Ratatouille è uno di quei film la cui ottima scrittura permette una realizzazione visiva talmente scorrevole, oliata e naturale da far risultare la visione, anche reiterata, mai pesante.
Vedendo Ratatouille la sfida sta nel trovare commedie brillanti di altrettanta levatura cinematografica tra quelle distribuite nell'arco del 2007; l'impegno è molto arduo, quasi impossibile. La pellicola di Bird parte, come detto, da una sceneggiatura sopraffina; la bravura del regista è stata nell'averne ricavato un film solido, ritmato, adulto, maturo, girato in maniera finalmente totalmente consapevole del mezzo cinematografico, senza sbavature e con picchi di ricercatezza e bellezza estetica davvero notevoli. La pellicola, inoltre, ricava una grande forza dalla caratterizzazione completa e sfaccettata del personaggio di Remy ma, allo stesso tempo, anche dalla simpatica stilizzazione fumettistica di altri protagonisti, come il perfido Skinner. Menzione speciale per l'incredibile personaggio di Anton Ego, il feroce critico culinario, ultimo ostacolo sul cammino di Remy verso il raggiungimento del suo sogno e protagonista del vero apice della pellicola; apice che si permette, molto autorialmente, di rifuggire dai luoghi comuni della commedia con impianto favolistico e morale e che si va a collocare in una scena dove le immagini descrittive si accavallano per dissolvenza l'una sull'altra accompagnate dalla voce off di Anton Ego che legge la sua ultima, entusiastica recensione.
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