Le passeggiate al campo di Marte PDF 
Simone Dotto   

“Ei fu. Siccome immobile...”. Il regista portavoce della classe operaia francese Robert Guédiguian “incontra” il presidente Mitterrand negli ultimi mesi della sua vita, su un copione fornito dai colloqui con il giornalista Georges Marc Benamou. Quello del cronista a caccia di memorie esclusive è il pretesto - tutt’altro che nuovo - per delineare un ritratto senile dell’uomo di potere: pochi i giorni davanti a sé per via di un cancro alla prostata che lo divora lentamente, e, ciononostante, ancora nel pieno delle polemiche per gli anni della sua “machiavellica” permanenza all’Eliseo e per un ambiguo passato da componente della Repubblica collaborazionista di Vichy.

Le passeggiate in compagnia dell’”ultimo Re di Francia”, come usavano chiamarlo concittadini e detrattori, iniziano proprio da una visita alle tombe commissionate dai reali, già molto prima di morire. Mitterrand se ne dice affascinato, nega di volere un suo mausoleo, anche se è proprio questo che sta affidando al giovane scrittore: un monumento alla sua memoria. Vanitosamente incassa la definizione paradossale (tanto più per un socialista) di monarca repubblicano, e si presenta con orgoglio come l’ultimo dei veri Presidenti: “dopo di me - sentenzia - ci saranno soltanto contabili”. Affezionato all’idea di una Francia sovrana come quella che rialzò il capo sotto De Gaulle, parla contro i rischi della mondializzazione e di un pianeta abbandonato ai capricci del profitto a tutti i costi. Qualcosa però, riflette il suo confidente, l’ha distolto dal grande sogno rivoluzionario. Chissà se si è trattato della caduta del Muro, del potere che corrompe o dell’età che avanza. Tutto, nelle sottili movenze attoriali di Michel Bouquet, nel suo corpo nudo mostrato senza pose plastiche dentro la vasca da bagno, farebbe propendere per la terza ipotesi, come se in tanti anni la vita avesse provveduto a spiegarsi da sola, sgombrando il campo da ogni illusione.

A dispetto delle critiche di chi ha giudicato la pellicola fin troppo addentro alla storia e all’attualità francese per poter essere esportata o compresa altrove, Guédiguian racconta un riflusso che non interessa solo la nazione transalpina, avviata verso i due settennati di Jacques Chirac, ma di un sistema di idee che sta irrimediabilmente invecchiando. Il personaggio di Antoine Moreau gli fa da portavoce quando lamenta che questa nuova politica ha poco di pubblico e molto di privato: in un certo senso, però, anche il cineasta non può sottrarsi dallo stabilire un rapporto confidenziale verso il suo Mitterrand per aggirare il rischio di una facile invettiva alla persona. Nello scontrarsi con il Presidente, la regia gioca pulito e mantiene le dovute distanze, non trae conclusioni assolute sui fantasmi del suo passato e altresì si astiene dall’assolverlo da tutti i peccati. Attenzioni e accorgimenti delicati per non intaccare le uniche due cose che in fondo all’autore preme davvero salvare: la fragilità dell’uomo e il grande ideale del socialista.

Titolo originale: Le promeneur du champ de Mars; Regia: Robert Guédiguian; Sceneggiatura: Georges-Marc Benamou, Gilles Taurand; Fotografia: Renato Berta; Montaggio: Bernard Sasia; Scenografia: Michel Vandestien; Costumi: Juliette Chanaud; Produzione: Film Oblige, Agat Films & Cie, arte France Cinéma, Canal+, Centre National de la Cinématographie, Région Ile-de-France, Cofimage 15, Procirep, Angoa-Agicoa; Distribuzione: BIM; Durata: 116 min.; Origine: Francia, 2005

 


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