Michael Mann PDF 
di Fulvio Montano   

"Michael Mann è un regista transholliwoodiano. Fa cinema dentro il corpo di Hollywood pur discostandosene, trascendendolo. I suoi film appartengono con forza a un'organizzazione dello spettacolo costruita secondo modelli consolidati da un secolo di lavoro, e con la stessa forza assumono connotati unici, cifre identificative che li staccano da ogni altro prodotto."

Pier Maria Bocchi non ha dubbi nell'introdurre il restilyng, fresco di stampa, della monografia sul regista americano, tanto che la (in?)sanabile dicotomia tra autorialità e mestiere diventa il motivo conduttore delle analisi proposte. Analisi che evidenziano soprattutto la passione e l'impegno con cui Mann ha perseguito i suoi obiettivi e rinnovato, in chiave postmoderna, ognuno dei generi che ha affrontato nella sua lunga carriera, dagli esordi europei all'ultimo e forse troppo (poco) discusso Alì, ossessionato dal timore di realizzare un black film con il punto di vista di un filmmaker bianco.

Diplomatosi alla London Film School di Londra, Michael Mann fonda una piccola casa di produzione che realizza cortometraggi e documentari per la Twentieth Century-Fox e decide di rimanere in Europa, finché le riprese delle rivolte studentesche parigine del 1968, poi montate nel cortometraggio Insurrection (andato purtroppo perduto l'anno successivo), gli valgono il lascia passare per rientrare negli Stati Uniti, alle dipendenze del canale televisivo Nbc.
Da allora gira ancora un paio di cortometraggi e lavora come sceneggiatore di serie televisive, regista e produttore esecutivo, avviando parallelamente la sua carriera di regista cinematografico, con The Jericho Mile (1979), Thief (1981) e The Keep (1983).
"Il 18 settembre 1984 va in onda sul canale televisivo Nbc la puntata pilota della serie Miami Vice. È una bomba. Da quel momento la concezione del telefilm seriale non è più la stessa. Michael Mann, che della serie è produttore esecutivo e ideatore insieme a Anthony Yerkovic, crea lo stile del decennio."
Mantenendo intatta la sua personale idea di cinema, Mann riesce ad adattarsi perfettamente alle poche regole impostegli dal direttore della Nbc, Brandon Tartikoff sfornando qualcosa di attualissimo ed al contempo mai visto, sorretto da un "ritmo veloce alla Mtv (che esplodeva proprio in quegli anni), canzoni del periodo come sottofondo praticamente ininterrotto, una coppia di poliziotti cool alle prese con droga e criminali ed uno scenario bello da vedersi e riconoscibile (scartata New York, si è optato per Miami)".
Alla dicotomia evidenziata nella premessa, la messa in scena di Miami Vice ne aggiunge di ulteriori, giocate sullo stridente contrasto tra gli ambienti patinati di un'umanità ricca quanto corrotta e la cupezza dei bassifondi ugualmente senza speranza, o l'inconciliabile coesistenza tra le due, indispensabili quanto inconciliabili, personalità del Crockett infiltrato.

Michael Mann scriverà e dirigerà in tutto nove lungometraggi, tra cui Manhunter - Frammenti di un omicidio (1986), L'ultimo dei Mohicani (1992), Heat (1995) e Alì (2001), misurandosi di volta in volta con un genere diverso dal precedente, ma mantenendo intatte cifre stilistiche inconfondibili, come la cura quasi maniacale della messa in scena, il mare (che come un'ossessione spunta in ogni film) e la coralità un po' stereotipata della vicenda, differente dalle casistiche altmaniane fatte di perdenti (Short Cuts) o di divi (I protagonisti).
Vero innovatore, insieme a Martin Scorsese, del cinema hollywoodiano classico, Michael Mann scava con coscienza nei suoi personaggi-stereotipi raccontando storie intrise di prevedibile determinismo, in cerca di un'autenticità più cinematografica che reale.

"Gli uomini e le donne di Mann sono come distratti. Non si trovano (in entrambi i sensi, transitivo e intransitivo) nel mondo (nella Hollywood) di oggi, e guardano indietro accorgendosi che tutto è ormai andato."

 


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