Incontro con Ferzan Ozpetek PDF 
Anna Barison   

Dopo la presentazione ufficiale all’ultimo Festival di Berlino, il regista italo-turco Ferzan Ozpetek racconta alla stampa italiana il suo ultimo lavoro, Mine vaganti, il ritratto di una famiglia del Sud alle prese con la diversità.

Mine vaganti è il racconto di una crisi familiare, di una scossa profonda che mina gli equilibri di una famiglia borghese e conservatrice. Ancora una volta l’omosessualità è il tema dominante del suo lavoro. Da dove nasce l’esigenza di ripercorrere questa strada?
L’idea di scrivere la sceneggiatura è nata dal titolo, Mine vaganti, e poi si è aggiunta la voglia di fare un film con l’intento di divertirmi e far divertire il pubblico. Anni fa ho scritto un racconto che poi ho fatto leggere a Domenico Procacci. Era la storia di due fratelli, una storia realmente capitata a un mio amico. Poi dall’incontro con lo sceneggiatore Ivan Cotroneo a poco a poco si è sviluppato tutto il resto. Inizialmente c’era l’idea di ambientare la storia al sud, ma non sapevamo bene dove. Questa ambientazione è venuta fuori solo dopo un paio di mesi, quando io e Ivan abbiamo fatto diversi sopralluoghi per studiare il posto. Comunque la location definitiva è stata scelta prima di iniziare la stesura della sceneggiatura, che è stata scritta direttamente con Lecce in mente. Girare in un’altra città dopo sette film è stato difficile inizialmente, ma poi, man mano che andavamo avanti, meraviglioso. Però ci tengo a precisare che questa non voleva essere una pellicola sull’omosessualità, volevo semplicemente girare una commedia, una di quelle come si faceva in passato. Da questa esigenza è nata la voglia di girare Mine vaganti.

Mine vaganti è dedicato a suo padre. Ha preso ispirazione da lui per il ruolo di Ennio Fantastichini?
Sì, rivedendo il film mi sono accorto che gli atteggiamenti del capo-famiglia Cantone sono un po’ ispirati al rapporto che ho avuto con mio padre. Mi commuove sempre leggere la dedica che ho voluto fare. Quando abbiamo iniziato a girare davo dei suggerimenti a Ennio Fantastichini; poi più andavamo avanti con la storia, più mi sembrava che Ennio assomigliasse a mio padre. Quando siamo stati in sala di montaggio, una volta finito di girare, ho ritrovato ancora più cose di lui e devo dire che questo mi ha divertito molto, mi ha fatto sorridere e, ovviamente, mi ha fatto provare anche una grande malinconia. Uno può vincere tutti i premi del mondo, conquistare tutto, sentirsi appagato, soddisfatto, fare grandi incassi e ottenere elogi, però alla fine di tutto quello che hai fatto pensi sempre: “Piacerà ai miei questa cosa? Saranno contenti di quello che ho fatto, di quello che sono diventato nella vita?”. Mio padre se n’è andato l’anno scorso, il rapporto con lui non l’ho mai esplicitato a dovere, e lo riscopro solo ora che è impossibile viverlo. C’è anche il suo spirito nell’aria salentina di questa pellicola, in questa famiglia piena di lati nascosti e scoperte traumatiche, via via digerite.

La pellicola porta con sé anche altri cambiamenti, oltre all’ambientazione: la produzione, questa volta, è targata Fandango …
Dopo un lungo matrimonio inizi ad uscire e ti trovi in situazioni che ti fanno battere il cuore: è stato così anche per questo film. Già con il precedente, Un giorno perfetto, c’era stato un cambio di produttori, e Domenico Procacci è entrato anche in quest’ultimo progetto. Poi ho iniziato a lavorare con Ivan Cotroneo come sceneggiatore, e con lui mi sono trovato veramente in sintonia. Ed infine c’è stato un cambiamento di location: ho lasciato la mia amata Roma per Lecce. Vi confesso che durante il viaggio di andata in treno ero pieno di dubbi, perchè temevo di non creare con la città il giusto feeling. E invece è andato tutto benissimo, tanto che ancora adesso penso con nostalgia e malinconia ai momenti che abbiamo vissuto lì con tutto il cast.

Da dove viene l’idea di scegliere Lecce e la Puglia come location?
In realtà all’inizio non avevamo in mente un luogo preciso dove ambientare il film. Poi mi è venuta in  mente Lecce perché è un posto che ho amato dal primo momento che ci ho messo piede. Sono otto anni che frequento la Puglia e me ne sono completamente innamorato: della gente, del loro stile di vita, dei luoghi, della mentalità. Secondo me l’Italia dovrebbe ripartire dalla Puglia. Credo che sia la regione più avanti d’Italia per quanto riguarda la mentalità, la cultura … ma non mi riferisco all’omosessualità. Io nei miei film parlo della vita, di quello che mi accade o vedo accadere agli altri, di ciò che conosco. E quello che c’è di grandioso in Puglia è che se vedono uno straniero, o una biondissima, o una scura di pelle, o uno con i capelli verdi, la gente non si ferma a questo … la gente parla, chiacchiera, ha voglia di capire e non parte mai con l’idea che questa o quella persona potrebbe essere pericolosa, ma piuttosto con la convinzione che possa dare qualcosa, che possa arricchire ...

Chi sono per lei le "mine vaganti" della sua vita e cosa rappresentano nel film?
Le mine vaganti sono i miei amici e i miei conoscenti, che sono ben felice che facciano parte della mia vita. Ecco queste sono persone che mi divertono e mi inteneriscono. E ne sono circondato: di amici che fanno gaffe in continuazione o che spostano l’attenzione del discorso da un argomento all’altro in continuazione … queste sono mine vaganti, ma sono persone autentiche. Io ormai ci sono abituato, sono vaccinatissimo con le mine vaganti perché ne sono circondato. E allora volevo spostare questi soggetti all’interno di una famiglia ...

Come ha scelto il cast?

Solitamente io non faccio provini tradizionali, scelgo gli attori a sensazione, intorno ad un tavolo e durante una lunga chiacchierata. In questo caso per il ruolo di Alba ho provinato ben dodici attrici, e non è stato facile per me che non sono avvezzo a questa pratica. Non è stata una scelta semplice perché devo ammettere che il cinema italiano è pieno di giovani attori di talento.

Dopo un film duro come Un giorno perfetto aveva voglia di tornare a temi più suoi. La storia di due fratelli, una grande famiglia con personaggi "particolari" in una commedia che alterna momenti commoventi a situazioni decisamente divertenti …
Sì è vero, dopo
Un giorno perfetto avevo voglia di leggerezza. E Mine vaganti è un film dove ho visto gente ridere fino alle lacrime per poi piangere di lacrime vere, date dalla commozione. E questi sono due aspetti fondamentali della commedia. Esserci riuscito è per me un grande piacere e un'enorme soddisfazione. Come nella vita volevo far ridere e piangere. A Berlino ridevano talmente tanto da perdere le battute successive … questo vuole dire che la gente è partecipe, è dentro il film. Ma non ha funzionato solo sulla risata, perché poi nei momenti di malinconia sentivi un silenzio totale. Questo per me è meraviglioso.

Ci pare di capire che in Mine vaganti il tema dell’omosessualità è trattato con più leggerezza, nonostante il forte disappunto del padre nel scoprire la vera identità del suo figlio maggiore …

Sì è vero, il padre non la prende bene, e infatti gli viene un infarto. Ma non tanto perché il figlio gli ha detto che è gay, ma soprattutto perché il ragazzo lo provoca affermando: "Pensa quando lo saprà la gente, quando l’intero paese verrà a conoscere la verità sulla sessualità di tuo figlio, non potrai più uscire per la vergogna …". Insomma il figlio provoca il padre affondando il coltello nel lato più debole del suo modo di pensare. Un genitore si preoccupa sempre delle scelte dei figli, quindi quando un figlio si confessa gay, una delle prime cose che pensano i genitori sono tutte le difficoltà che questa scelta potrebbe comportare. Ed è vero, perché essere omosessuali, come tante altre scelte o problematiche, comporta parecchie difficoltà, anche oggi nel 2010, non è una passeggiata, non sono tutte rose e fiori. E in più c’è la preoccupazione di quello che diranno gli altri. Purtroppo però molte volte è inevitabile che questo pensiero arrivi e modifichi il tuo stato d’animo. Anche se spero solo per qualche minuto … Però ci tengo ancora una volta a sottolineare che Mine vaganti non è un film sull’omosessualità. È una commedia che cerca di rifarsi alla grande commedia all’italiana di una volta, che ha al centro una famiglia con tantissimi elementi, ognuno particolare e con i suoi problemi, il suo carattere … E, fondamentalmente, ho cercato di sviscerare, assieme a Ivan, il rapporto padre e figlio. Ennio Fantastichini vede Preziosi come il proseguimento di un suo braccio ed è questa la cosa più sbagliata. Bisogna accettare l’identità degli altri anche se non corrispondono alle nostre aspettative. Di questo parla il film.

Anche la musica nei suoi film ha sempre un peso notevole. Qui c’è un brano inedito di Patty Pravo Il Sogno ... e poi che colonna sonora ha scelto?
Patty Pravo ha scritto per me questo splendido brano e per me è un onore e un grandissimo regalo. La musica per me è essenziale ... ho scoperto anche questa canzone che si chiama 50mila lacrime, l’ho trovata bellissima e l’ho inserita. E poi c’è un brano meraviglioso di questa cantante turca che si intitola Kutlama e lei si chiama Sezen Aksu. In tutti i miei film c’è una sua canzone, ma questa credo che sia tra le più belle che lei ha mai scritto. Mentre la colonna sonora è stata curata da Pasquale Catalano, una nuova conoscenza per me, un grande musicista e posso dire che ho scoperto di avere nella mia vita un  nuovo collaboratore, una persona che spero mi accompagnerà in altri miei viaggi cinematografici.

 


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