Il sentiero PDF 
Francesca Druidi   

Il titolo originale della pellicola, Na putu, in bosniaco significa “essere in cammino verso una meta”, e conserva anche nella traduzione inglese - On the Path - tutta la componente simbolica del percorso umano raccontato nel film. Il sentiero (in concorso alla 60esima edizione del festival di Berlino), opera seconda della regista bosniaca Jasmila Zbanic, che con il suo primo lavoro, Il segreto di Esma, aveva vinto l’Orso d’Oro nel 2006, ruota intorno alla storia di una giovane coppia - composta da Luna (Zrinka Cvitešić) e Amar (Leon Lučev) - che vive nella Sarajevo di oggi, una città moderna ma che conserva il ricordo di un passato violento. Anche i protagonisti celano le proprie ferite dietro un’apparente serenità. Luna è una hostess, Amar lavora nella torre di controllo dell’aeroporto, ma troppo spesso cede al richiamo dell’alcol. Anche in servizio. Per questo, viene sospeso e costretto a seguire una terapia psicologica, di fronte alla quale però l’uomo si tira subito indietro. Anche il progetto della coppia di avere un figlio (“na putu” è un’espressione che viene usata anche per riferirsi a una donna incinta: il bambino è in cammino verso la nascita) incontra un forte ostacolo in quanto, per averlo, dovranno necessariamente ricorrere all’inseminazione artificiale.

Il film diretto da Jasmila Zbanic descrive la differente reazione di Luna e Amar di fronte alle difficoltà di un presente comune che non ha chiuso del tutto i conti con il proprio passato; difficoltà che metteranno a dura prova il loro rapporto, nonostante l’amore tra i due non venga mai meno. Amar, in particolare, è fragile e smarrito, sofferente per il vuoto lasciatogli dalla morte del fratello durante la guerra e per quanto ha visto e vissuto. L’incontro casuale con Bahrja (Ermin Bravo), un vecchio amico della leva militare diventato musulmano ortodosso, abbracciando la dottrina wahhabita, cambierà progressivamente la vita di Amar e, di conseguenza, anche quella della coppia. Bahrja offre ad Amar un posto di insegnante di informatica in un campo wahhabita sul lago di Jablanica. Luna non è affatto entusiasta della prospettiva, ma lascia a malincuore partire Amar. Quando ottiene il permesso di andarlo a trovare, la giovane donna entra in contatto con la comunità islamica fondamentalista, un’oasi di silenzio dominata dai rituali e dalle regole. Luna cerca di non farsi sopraffare dal pregiudizio, anche perché è felice che Amar stia smettendo di bere, ma resta molto sospettosa e diffidente nei confronti di alcune posizioni della dottrina. Ad essere al centro de Il sentiero, però, non è tanto la religione, o la potenziale equazione wahhabismo-terrorismo, quanto piuttosto la trasformazione dello stile di vita e di pensiero di Amar, determinata dall’avvicinamento alla religione: a interessare la regista sono infatti le modalità con cui questo avvicinamento scompagina la relazione con la compagna. Perché Luna non accetta che siano regole esterne a interferire nella loro relazione privata. La donna, spinta dall’atteggiamento di Amar, sarà anch’essa portata ad affrontare i fantasmi del proprio passato e a mettere in discussione il suo presente ma anche il suo futuro, ponendo in forse il desiderio di avere un figlio, emblema dello slancio verso il domani.

Avvalendosi di un ottimo cast, Zrinka Cvitešić in testa, davvero espressiva, Jasmila Zbanic realizza un film che ha il merito di raccontare con credibilità, misura ed efficacia le problematiche che caratterizzano la ricerca di un equilibrio, all’interno di una coppia, tra necessità e libertà, tra la capacità di adattamento all’altro e il richiamo alla propria identità. Senza quest’equilibrio, infatti, anche il sentimento d’amore più autentico rischia di non bastare per tenere unite due persone. E, più in generale, il film si pone - senza pesanti note didascaliche o risposte preconfezionate - importanti domande sul presente e sull’avvenire della Bosnia-Erzegovina, su quanto il richiamo alla rete di sicurezza rappresentata per molti dalla religione possa e debba influire sul cammino di una nazione impegnata a metabolizzare il proprio passato, ma che cerca anche di trovare il suo posto nel futuro dell’Europa.

Titolo originale: Na putu; Regia: Jasmila Zbanic; Sceneggiatura: Jasmila Zbanic; Fotografia: Christine A. Maier; Montaggio: Niki Mossböck; Scenografia: Maglajlic Lada; Costumi: Lejla Hodzic; Musiche: Brano Jakubovic; Produzione: Deblokada, Coop99 Filmproduktion, Pandora Filmproduktion, Ziva Produkcija; Distribuzione: Fandango; Durata: 100 min.; Origine: Bosnia-Erzegovina/Austria/Germania/Croazia, 2010

 


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