Tonino De Bernardi. Ed è così, circa, più o meno ... PDF 
Ottavio Plini   

Sei noto ai cultori come un monumento della stagione dell'underground italiano, ma continui a girare con un ritmo impressionante. Ritieni che l'underground sia superato, o che tutta la tua esperienza creativa continui a essere permeata dalle medesime pulsioni?
Ognuno di noi continua (o cerca di continuare) ad essere se stesso nel corso della sua vita e della storia più generale che la sottende, anche al di là di scelte e svolte e mutamenti che la vita stessa ti fa affrontare o comporta. E nulla nella vita è mai superato o muore mai. L'underground è in me anche se con modi e forme mutati. La cosa che conta è che io ho cercato con tutte le mie forze la fedeltà a me stesso nel corso degli anni, è l'unica realtà (più o meno certa) che continua a guidare il mio cammino. Se perdo me stesso, cosa ci sto a fare in questo cosiddetto mondo?

Perchè, al momento di girare film narrativi, hai scelto di prendere a modello la tragedia greca? Forse perchè in essa sono contenuti gli archetipi della mitologia, che, platonicamente, si caricano di un rapporto con la spiritualità e con il sacro che è andato perdutosi col reiterarsi di matrici narrative fini a se stesse?
Il mio primo film volutamente narrativo è Elettra (1987) da Sofocle. Ho scelto (e continuo a scegliere) per i miei film la tragedia greca perchè è antica e ci riporta alle nostre radici. Noi siamo esseri antichi, al di là del nuovo in cui viviamo. Io voglio fare film partendo dai miti delle antiche tragedie greche perchè amo esplorare l'antico col mezzo nuovo del cinema, sposare cioè quelli che sembrano degli opposti. Il vivere significa sempre affrontare delle sfide. La tragedia ci aiuta a porci di fronte a degli interrogativi che sono gli ultimi, gli estremi che governano la nostra vita.

A proposito di ricerca, hai affermato che la tua ricerca spirituale è sostanzialmente ricerca su persone, volti. Da che cosa credi derivi il tuo lampante talento nell'imprimere volti ed espressioni, tale che ha convinto la Huppert a recitare per te?
Sin dalla prima volta che ho preso in mano una “camera”, il mio interesse si è puntato solo ed esclusivamente sul volto umano, tanto è vero che i miei primi film son film di volti. Io allora rifiutavo di narrare perchè pensavo che ogni volto si racconti da sé. Basta davvero guardarlo un volto per rivivere la sua storia. Il nuovo film con la Huppert riguarda proprio questo. Devo però dire che io parlo di ricerca senza aggiungervi la parola “spirituale”, non ce n'è bisogno. Vorrei non distinguere tra corpo e spirito, ci tengo a non essere manicheo. Noi e i nostri simili siamo semplicemente creature umane che gioiscono e soffrono.

A proposito della Huppert, pare che tornerete a lavorare insieme (1) nel seguito o in uno dei seguiti del tuo ultimo Casa dolce casa. Puoi fornirci qualche anticipazione? O comunque qualche delucidazione riguardo a come hai partorito una pellicola così bizzarra e l'idea di farne dei seguiti?
Il nuovo film con la Huppert non farà parte del ciclo di Casa dolce casa. Questo io lo chiamo un film nel tempo, perchè si è formato nel corso degli anni, dalla fine del 2008 a oggi (e, dovrei dirlo, anche un film attraverso la geografia dei luoghi perchè sta tra Torino in cui vivo e Parigi in cui vado a cercare aiuto e asilo e ancora altrove, cioè Roma e l'India...). Casa dolce casa è il numero uno di una trilogia perchè è successo così seguendo la vita. La vita non finisce mai se non con la morte. Chi dice allora che un certo film non debba continuare in almeno altri due successivi? Per Casa dolce casa non c'è stata produzione se non la mia (Lontane province film) e allora perchè non fare una trilogia, visto che ho “girato” tanto e continuo a girare? Tanto, io non trovo distribuzione...

Retrocedendo a un periodo della tua vita creativa di poco precedente, hai affermato di essere profondamente legato alla Passione di Giovanni, girato tra varie peripezie tra 2009 e 2011, ma che non sei riuscito a distribuire. Cosa rappresenta per te?
Passione di Giovanni è per me film non solo importante, è fondamentale... perchè raccoglie tutte le mie esperienze e la mia tensione verso il tentare di “narrare la vita mia e degli altri e il nostro tempo” nella forma che gli compete, che è nuova e mai vissuta prima con queste sue modalità. Ognuno di noi sperimenta in sé questa vertigine del vivere... E ti pare poco? Ecco perchè vi si raccolgono forme documentarie e di finzione, le une accanto alle altre e i personaggi vi appaiono e scompaiono seguendo un ordine narrativo non dichiarato, ma vero nel suo essere sotterraneo... tra sfera pubblica-sociale e il privato. E per me solo la Passione di Giovanni di Bach può accompagnare degnamente ed evidenziare tutto il nostro percorso.

Meditando sul tuo cinema parlato, scritto sempre naturalmente da te, si ha l'impressione che come esistono registi-sceneggiatori che scrivono storie, prose, e poi le mettono in scena, tu sia uno dei rarissimi casi di registi-sceneggiatori che scrivono poesie e poi le mettono in scena. Ti identifichi con questa definizione?
In realtà, non mi è mai piaciuto parlare di cinema-poesia (lo faceva anche Pasolini?), come se fosse qualcosa a sé, perchè facendo questa distinzione stabilisci un distinguo, una limitazione, mentre invece il mio fare cinema intende ogni volta andare al di là delle frontiere, superare un limite (altrimenti, perchè farlo?), accogliere il nuovo, il diverso, l'inesplorato... Una volta (negli anni '60-'70) dicevo che il mio non era cinema perchè non facevo dei film ma delle “cose”. Oggi ci tengo invece a dire che è cinema, ma allargato e aperto, perchè io facendolo cerco di esplorare l'altro da me, quello che non conosco, quello che non so... ma che so che devo conoscere e far mio... E che questo avvenga nella forma della prosa o della poesia non sta a me dirlo e non è così importante, non si tratta di nobilitare nulla... quello che conta è che avvenga, ci sia, sia possibile... c'è!

Sei mai stato tentato di abbandonare la tua arte? Da dove deriva la tua tenacia nel perseguire un cinema così personale?
La mia tenacia deriva dalla disperazione: ogni mio film nasce da questo... se non faccio cinema, muoio... e io non voglio morire proprio ora! C'è ancora un ultimo film da fare... e poi potrò... se potrò... ma non dipende da me...

Il tuo cinema rifiuta ogni tipo di convenzioni, dalle luci di scena alle formule di composizione dell'inquadratura, eppure riesce a passare per festival e rassegne tanto che continui a sapere di poter proseguire per la tua strada.
È la necessità, è lo stato di necessità che fa nascere ogni mio film... Non si tratta di scegliere, può essere solo così, non può essere diversamente... Io non sono come il danese del Dogma che dice che bisogna far vedere che la camera traballa perchè tu filmi a mano, la mia traballa proprio perchè non può essere diversamente se filmi a mano... la mano dell'uomo è per sua natura traballante, e anche profondamente, vistosamente traballante... Come bisogna accettare che ci siano tante persone diverse, va accettato che ci siano altrettanti modi di fare cinema diversi, altrimenti non siamo una società civile: in questo sta la battaglia di tutta la mia vita!

Come vedi la cultura attuale? Pensi si possano conquistare le vette di libertà che hai raggiunto nel clima di fermento degli anni Sessanta, o è un momento in cui è tornato di moda un certo paralizzante conformismo?
Cerco di non dare troppi giudizi sul presente, non sono in grado, non so darli... già lo soffro il presente... Ogni età può essere sconfitta e rovesciata nei suoi tanti conformismi... Io vivo e faccio cinema per questo, anche se è difficile e c'è poco che conforti, ma c'è, e già sta nel vivere e stare insieme con chi ti somiglia e nel reciproco riconoscersi, contarsi, uno ad uno. Io vivo nell'utopia, nella speranza che si rinnova di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno. Ci può essere solo questo, ma è già tanto che ci sia... ed era in realtà già pressapoco così nei gloriosi-splendenti anni '60... più o meno. Non si può mai dire solo Ed è così... occore aggiungere più o meno e ancora circa... io ho fatto anche un film che titola così (2)... nel 2011... cioè poco fa.

Note:
(1) Isabelle Huppert ha recitato con Tonino De Bernardi già in Medea (2007)
(2) Ed è così. Circa. Più o meno

 


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