Redacted: un film "proibito" tra riflessioni su guerra, societa, cinema, internet e letteratura PDF 
Riccardo Ilari   

Iraq,2006. Un commilitone di soldati americano, stanco della ripetitività e della tensione generata dalla guerra, decide di soddisfare i propri istinti sessuali e la loro “vendetta contro i beduini arabi” stuprando una quindicenne irachena: Rush e Flake sono i carnefici di una strage che coinvolge anche la famiglia della ragazza, McCoy , contrario fin dall'inizio, non riesce e non fa nulla per impedirlo, mentre Salazar registra tutto con la sua videocamera,spinto dall'intento di filmare ciò che avviene per poterne creare un film che gli consentirebbe di studiare cinema al suo ritorno. Questa è la trama di Redacted ( termine con cui si definisce tutto ciò che è «pronto per la pubblicazione», inoppugnabile dal punto di vista giuridico, patriottico o militare), l'opera con cui Brian De Palma racconta la realtà negativa della guerra attraverso il collage di materiali “proibiti” come le sconosciute notizie di alcuni telegiornali,spezzoni di documentari,video in rete e i filmini amatoriali di Salazar.

Indubbiamente uno dei film più interessanti visti alla Mostra del Cinema di Venezia 2007, Redacted ha fatto la stessa fine di quelle testimonianze di guerra che il film ci vuole presentare:è stato “censurato” dalle nostre sale,sebbene lo stesso regista abbia ricevuto il premio per la miglior regia e abbia raccolto consensi da pubblico e critica. Sarà che nel nostro paese si tende a rischiare poco nella distribuzione di film indipendenti privi di un grande richiamo economico,ma non poter assistere ad un'opera così shoccante nella messa in scena,intelligente nella critica verso la “giusta guerra” in Iraq, e originale ed innovativo nello stile,diventa una grande perdita per lo spettatore.

Curiosamente, il suo essere stato censurato propone uno strano gioco metalinguistico:un film che dimostra come la verità venga modificata o cancellata da quella che dovrebbe essere l'informazione ufficiale di TV e giornali,viene a sua volta “eliminato” dall'ufficialità delle sale cinematografiche per essere affidato a quel mezzo che nel film stesso è presentato come lo specchio della realtà,cioè Internet. Tuttavia Brian De Palma, attraverso Redacted ,sembra proprio volerci dimostrare l'incapacità oggettiva del cinema di saper raccontare e rappresentare la realtà attraverso le immagini, adoperando invece “immagini costruite su altre immagini” ( video amatoriali,reportage giornalistici,riprese da telecamere di sorveglianza,video con cui i terroristi rivendicano le loro azioni,nastri di interrogatori,videoconferenze tra soldati e familiari) che lo spettatore sa essere a loro volta finte e costruite dal regista ( sebbene la loro verosimiglianza ad una presunta realtà) , ma cogliendone la soggettività ad esse legata,dove ogni immagine è fine a se stessa,sia che si tratti di filmini tra soldati sia che si tratti di reportage o riprese di atti brutali. E' anche questo il messaggio principale del film:sottolineare un nuovo ruolo delle immagini che non servono più a documentare o spiegare, ma sono testimonianze personali a proprio uso e consumo di chi le genera e di chi le guarda.

Ma qual è dunque il ruolo che può ricoprire il cinema in questo contesto? Lo stesso De Palma ha dichiarato che il futuro del cinema è sulla rete, e i fatti sembrerebbero dargli ragione;il film,da come è girato, sembra poi adatto più allo schermo del PC che a quello della sala. Ci viene presentato un dubbio che rispecchia la realtà della situazione, cioè che forse il cinema , o in particolar modo il film di denuncia , viene decapitato da un mercato e da una cultura che preferisce una realtà contenuta e riscritta. E non è un caso che il regista provetto interno al film, il soldato Salazar, venendo brutalmente sgozzato, fa la fine materiale di quello che accade al suo video, o in un'ottica più grande,al cinema stesso. Ma guardando ancora più da vicino, tutto questa falsità e violenza non può che non essere la conseguenza di un paese smarrito e anch'esso decapitato da un'amministrazione messa esplicitamente sotto accusa, cioè l'America di George Bush.

Seguendo questo ragionamento, per capire al meglio la complessità di Redacted, bisogna considerare un rapporto che lega media,politica e guerra. Questa premessa non può che ricondurre ad un periodo analogo all'attuale conflitto in Iraq ,cioè la guerra del Vietnam: anche qui i primi anni erano vissuti con esaltazione soprattutto grazie ad una propaganda e ad una informazione che nascondeva la situazione disastrosa. Bisognerà aspettare la fatidica definizione di “quagmire”( pantano) nei riguardi della guerra da parte del giornalista Walter Cronkite ( l'anchorman più popolare negli Usa negli anni '60) per far aprire gli occhi all'opinione pubblica americana nel marzo del '68. Tuttavia, sebbene i punti in comune tra le due guerre, ci sono delle differenze di fondo che ne cambiano l'ottica con cui vengono recepite. La guerra in Vietnam nasce in un momento storico,gli anni '60, in cui le mode, i costumi e il pensiero cambiano radicalmente rispetto al passato e la contestazione contro la società ed il potere diventano un simbolo di autodeterminazione e di presa di coscienza soprattutto nei confronti di una guerra che contrasta questi nuovi principi nati da una controcultura giovanile. Inoltre, fatto non di poca importanza, il cinema ricopre un ruolo primario come mezzo di comunicazione e di espressione di un contesto di cui i giovani registi si fanno da portavoce.

A raccontarci la guerra saranno ad esempio Apocalypse Now di Francis Ford Coppola(1979) , Il Cacciatore di Michael Cimino(1978) , Nato il 4 luglio di Oliver Stone(1989)ed anche film di “serie b” come Rambo di Ted Kotcheff(1982). Tutti film che escono dopo la guerra e che hanno il pregio di confermare come il cinema possa essere un grande narratore ed esaminatore della realtà,di come possa contare sulla forza delle immagini per comprendere il passato ed il presente. C'è un cinema come elemento predominante di comunicazione e di conoscenza. Ma è proprio questo elemento che si annulla con la realtà della guerra in Iraq e con un tempo in cui il cinema, da unico “mezzo emittente” padrone degli anni '60, è surclassato da internet , un mezzo che diviene sia emittente che ricevente. Perché se il cinema comunica con lo spettatore , ma lo spettatore non comunica,almeno direttamente, al cinema , internet attua una comunicazione verso tutti in cui ognuno può a sua volta diventarne partecipe attraverso il proprio messaggio. E' questo universo di intercomunicazione che De Palma ci descrive e ci presenta come futuro o, più criticamente , come unica via di fuga dalle bugie messe in atto dal governo di Bush. Ma questa prospettiva modernista, più che un'accettazione, è descritta come una paura, un timore che vede “decapitato” il cinema d'impegno e d'accusa. Sebbene nell'ultimo periodo molti film americani , meno forti e crudi di quello di De Palma, hanno trattato la guerra in Iraq,(pensiamo a Leoni per Agnelli di Robert Redford o a Nella Valle di Elah di Paul Haggins),lo scarso successo commerciale e quindi di pubblico di queste pellicole conferma più che altro l'idea di un'opinione pubblica-specialmente americana- ancora disinteressata ad affrontare la realtà di una guerra che ormai vede molti oppositori. Forse il problema non è solo legato al mezzo, ma anche ad una mentalità e ad una cultura del rifiuto che non accetta la realtà dei fatti. L'ultima scena di Redacted ne è una testimonianza: quando il soldato McCoy , ritornato in patria dall'Iraq, viene costretto dagli amici a raccontare qualche fatto curioso sulla guerra,egli scoppia in lacrime ricordando il brutale stupro ad opera dei compagni e il senso di colpa che lo perseguita. Ma i suoi amici non cercano tanto di consolarlo;piuttosto vogliono che dimentichi,ricordargli che oramai deve solo divertirsi.

C'è inoltre un contesto diverso che bisogna considerare rispetto alle ultime guerre americane, poiché laddove la guerra del Vietnam era un luogo sperduto e lontano, la guerra in Iraq è entrata direttamente con l'11 settembre nelle case delle persone. Forse è ancora troppo presto per il cinema assumersi il compito di “curare” la ferita causata da quest'ultima guerra, mentre risulta essere internet per ora il luogo in cui ognuno può ricercare la verità e fare i conti con una realtà scomoda. Tuttavia questo non porta a nessuna svalutazione nei confronti del cinema,anzi, è proprio lui che attraverso il linguaggio del film di De Palma ci mostra il ruolo del suo moderno “rivale” mezzo di comunicazione. In Redacted c'è,come abbiamo visto, una “crisi dell'immagine cinematografica” rispetto ad internet, ma è proprio un film ( e in senso lato il cinema ) a mostrarci questa contrapposizione. Ciò vuol dire che il mondo della rete ha certamente un ruolo sociale non indifferente, ma comunque sia è il cinema a mantenere la sua forza e il suo primato nell'essere quell'unico mezzo che è in grado di raccontare,analizzare,criticare e rappresentare una determinata realtà,sia essa finzionale, sia essa legata a se stesso e al presente. Il cinema non perde la sua capacità espressiva e la sua universalità rispetto alle sfide che gli vengono proposte: la guerra in Iraq mischia dentro di se linguaggi e mezzi che ne fanno una guerra cinematograficamente e narrativamente nuova e difficile, ma non è da scontare il fatto che in futuro non si riesca a raccontare come si è fatto in passato.

Sebbene la grande innovazione che sta alla base del film in termini di stile , un ulteriore elemento di analisi si trova nei profondi legami con il modo di raccontare la guerra dei film precedenti o più direttamente con la letteratura. Innanzi tutto nella caratterizzazione dei personaggi/soldati: Salazar è il classico latinoamericano catapultato nella guerra per motivi socio-economici ( non potendo permettersi l'università, deve sperare nella realizzazione del suo film per essere ammesso) , McCoy è la coscienza critica tormentata del gruppo, Rush è il grasso e ottuso represso, Flake è il violento assuefatto dalle battaglie.I film di guerra americani sono spesso giocati sulla contrapposizione tra discordi personalità che vivono diversamente l'impatto con una guerra legata soprattutto al rapporto che nasce con un “altro etnico” e una terra sconosciuta ( legame che tra l'altro è alle origini stesse dell'America nel rapporto/scontro con gli indiani, per arrivare poi fino ai vietcong): basta pensare al legame tra lo spaesato e spaventato Chris e lo psicotico sergente Bob in Platoon di Oliver Stone ( 1986) nelle giungle nefaste del Vietnam piene di “musi gialli” o al contrasto tra i vari soldati – il disilluso Witt , il cinico sergente Welsh e l'aggressivo colonnello Tall – in La sottile linea rossa di Terrence Mallick (1998) durante la seconda guerra nella enigmatica e utopica natura del Guadalcanal. Ma si potrebbero fare innumerevoli esempi dove si noterebbe come il dualismo terra/straniero sia l'elemento scatenante dell'azione ( e come sia elemento tipico della cultura americana in cui è radicata la cultura del “nemico”: dall'indiano all'uomo nero , al tedesco nazista , al rosso comunista e ai musi gialli) , quasi a significare come il mito americano della conquista della frontiera trovi sempre legato a sé la paura del diverso. Ed infatti è il timore legato ad una terra arida e desolata abitata da misteriosi e subdoli “beduini del deserto” a innescare la furia disumana dei soldati Rush e Flake , saturi della tensione accumulata dalla ripetitività delle azioni ( testimoniata dal documentario dell'autrice francese) e dal panico generato da una nervosa attesa di una qualche azione terroristica.

Qui, il film di De Palma, tocca un altro elemento significativo dal punto di vista del racconto di guerra, cioè l'opacità e la frammentazione. Per opacità intendo la descrizione di una guerra e delle sue logiche ( attesa,ripetitività, violenza) in cui il senso è così nascosto e scuro agli occhi dei soldati da portali ad una fuga da essa e ad una ricerca di una spiegazione attraverso l'interrogarsi delle proprie azioni. Questo aspetto è anche un tòpos di molti romanzi di guerra americani dove i protagonisti , sottoponendosi a dilemmi esistenziali , fuggono da un conflitto di cui, grazie alle proprie riflessioni , capiscono l'assurdità che ne è alla base. Penso ad esempio al Frederich di Addio alle armi (1929) di Hemingway, in continuo contrasto con se stesso nel ricercare un senso alla guerra ,che trova il modo consciamente e inconsciamente di sfuggirle fino alla sua “pace separata” in Svizzera, o a alle fughe fantascientifiche di Billy in Mattatoio n° 5 di Vonnegut che, tra una riflessione sulla morte e l'altra, per lasciare il ricordo del bombardamento di Dresda viaggia con la sua mente in pianeti alieni, o alle più recenti fughe utopiche del gruppo di soldati di Inseguendo Cacciato di O'Brien , che dialogando sul senso del loro agire e sulla guerra in Vietnam, disertano con l'immaginazione per arrivare a Parigi. Un tòpos che si riflette anche sui film, dove abbiamo ad esempio le speculazioni pseudo filosofiche di Kurtz , che fugge dalla guerra ordinaria per crearne una personale con un proprio senso in Apocalypse Now di Coppola, o le diserzioni del soldato Witt nei villaggi degli indigeni malesiani per crearsi una realtà alternativa alla realtà illogica della guerra nel già citato La sottile linea rossa.

In Redacted assistiamo invece a pensieri e contrasti, come il dilemma sul come reagire all'uccisione di una donna incinta tra McCoy e Flake, che generano delle fughe ancora più simboliche e anche più violente. Innanzi tutto c'è la fuga più grande,cioè quella dalla realtà e dalla verità stessa sulla guerra ad opera dei media; poi abbiamo Salazar che con il suo documentario cerca di trovare un impegno per scappare dalla guerra e per crearne una più da “camerata”, con le continue interviste ai suoi compagni; c'è chi fugge nella lettura , come il soldato che legge un libro su Samarra , trovandone i corrispettivi nella realtà che sta vivendo; ed infine la fuga di McCoy dallo stupro perché non vuole confrontarsi con l'orrore, e la fuga verso l'erotismo e la violenza da parte di Rush e Flake per trovare un valore all'opacità senza senso di una guerra che gli ha assorbiti. Ma è ancora da notare comele conclusioni di tutte queste evasioni , sia letterarie che filmiche, sono legate ad una tragica re intromissione della guerra, a significare come questa , se vissuta, è impossibile da cancellare:in Hemingway il protagonista sente la sua identità legata alla guerra e la sua fuga in Svizzera rivela la falsità della sua storia d'amore e della sua pace; Billy in Mattatoio n°5, per quanto viaggi, ha sempre qualche particolare che gli ricorda l'orrore della guerra;il soldato Paul di Inseguendo Cacciato non riesce neanche nella sua utopia ad accettare l'idea di scappare; Kurtz viene ucciso da Willard ,inviato dalla “vera” guerra , anche se ormai succube anche lui di una sua guerra privata; Witt è costretto a rientrare e morire in battaglia. E anche in Redacted ognuno viene raggiunto:la verità dell'Iraq è raccontata da Internet; Salazar non può sottrarsi dal riprendere momenti brutali(l'esplosione di un compagno,la violenza dello stupro),;McCoy non può scappare dal tormento del ricordo; Rush e Flake vengono puniti, difendendosi irragionevolmente, da quello stesso esercito che gli ha mandati in una guerra irragionevole.

L'altro elemento infine è la frammentazione, ovvero l'incapacità di raccogliere la guerra in modo compatto e coerente sotto una logica narrativa. Questo aspetto è strettamente ricollegabile alla natura stessa della guerra e alla letteratura americana del '900. La guerra si è infatti evoluta nel corso della sua storia , dalle origini eroiche ed individuali dell'epica omerica alla collettività delle guerre moderne che portano allo smarrimento ( la trincea) fino alla totalità distruttiva delle guerre nucleari. Il '900 , con il suo paradossale sviluppo tecnologico finalizzato alla distruzione, ha creato battaglie così “opache”, senza una congruenza uniforme , che non permette di raccontarle se non in modo frammentario. E' di nuovo un esempio la poetica modernista con cui Hemingway scrive Addio alle armi, dove ricorre ad una storia d'amore o alla descrizione dissociata di Frederich per nascondere l'inconsistenza di una guerra difficilmente narrabile per le sue origini; o sempre Mattatoio n° 5 , dove la fantascienza è usata a fini liberatori nei confronti di una guerra indefinita. Brian De Palma in Redacted continua questa tradizione di origine più letteraria che cinematografica rappresentando la brutalità assurda dell'Iraq con un racconto non omogeneo e lineare , basato sulle molteplici e frammentarie testimonianze di ottiche diverse, reperibili grazie alle nuove tecnologie,cioè quello stesso sviluppo che caratterizza la guerra stessa. Raccontare una guerra come quella in Iraq diviene possibile solo tramite un riferimento alle caratteristiche della sua stessa origine(confusione,frammentarietà) ,che poi sono alla base degli stessi soldati e dei protagonisti del film.

Redacted, in conclusione, è un film che riesce a confrontarsi con molteplici aspetti sostenendo come la guerra in sé continui a rappresentare un luogo di molteplici contraddizioni e nefandezze. L'ultima guerra in Iraq ne è l'emblema, e De Palma ce lo dice con una forte critica politica al suo paese che allo stesso tempo è un'analisi sulla realtà del cinema di guerra e uno studio sui nuovi media. Ma contemporaneamente è un film “classico”, e , potremmo dire, profondamente americano. Poterlo vedere,dunque, è un bene sia per scoprire un nuovo linguaggio e uno stile di un grande regista, sia per poter riflettere ampiamente sul cinema,che tanto amiamo,ma che si finisce per azzoppare cancellando film che hanno la capacità di dire tanto. Ed una riflessione anche sul nostro tempo e su una guerra che l'ha segnato. E questo non fa mai male. 

 


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