Tim Blake Nelson è un caratterista (nativo di Tulsa, Oklahoma) che abbiamo visto in numerosi film americani, tra i quali La sottile linea rossa di Terrence Malick, Fratello dove sei? dei fratelli Coen e L'incredibile Hulk di Leterrier (con Edward Norton). Non è alla sua prima volta dietro la macchina da presa: ha già diretto O come Otello (rivisitazione moderna del capolavoro shakespeariano) e La zona grigia, sulla tragedia di Auschwitz (sua madre di origine ebrea fu perseguitata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale). Questa sua ultima prova, film indipendente a conduzione familiare che coinvolge molti amici, come Edward Norton, Susan Sarandon e Richard Dreyfuss, lascia tuttavia un po' perplessi.
La storia dei due fratelli gemelli omozigoti Bill e Brady Kincald (tutti e due interpretati da un eccelso Edward Norton), uno professore di filosofia alla Brown University di Boston, l'altro spacciatore di marijuana a Little Dixie nell'Oklahoma, vorrebbe mettere uno di fronte all'altro due modi di affrontare le proprie origini alla ricerca di un impossibile equilibrio. Il professore cambia accento e cerca di rimuovere il suo passato creandosi una corazza impenetrabile di razionalità e anaffettività, declamando pensieri profondi che nascondono un cuore congelato. Il coltivatore di cannabis mette il proprio ingegno al servizio del male e cerca di aggredire il territorio natio come una terra di conquista, ha un rapporto viscerale con la madre post-hippie (una Susan Sarandon incolore) e contrae debiti con il discutibile boss ebreo (un Richard Dreyfuss irriconoscibile). Quando Brady chiede a Billy di prendere il suo posto per risolvere i suoi problemi finanziari, si innesca una commedia degli equivoci che sfocia in tragedia.
Fratelli in erba diventa cosi un film composto da due parti, rigorosamente gemelle eterozigote. Una prima parte con una certa tendenza verso la meditazione filosofica (condita da una sana autoironia), disquisizioni sullo spirito apollineo e dionisiaco, citazioni del poeta Walt Whitman (Leaves of Grass è il titolo originale del film, dal capolavoro del poeta statunitense), considerazioni sulla controcultura e sul provincialismo, sulla necessità di cambiare se stessi prima della realtà circostante. E una seconda parte dove prevale invece l'aspetto della violenza iperrealista e del grottesco: teste fatte saltare in aria a fucilate, colpi di balestra, figure surreali e strampalate come quella dell'ortodonzista e del rabbino, che esclamano battute raggelanti. Con uno sguardo sul mondo ebraico che rimane tra la barzelletta e il luogo comune. Insomma, sembra il deragliamento di un regista che vorrebbe emulare i Coen e Tarantino ma perde di vista il binario principale del film, soprattutto quello della contrapposizione psicologica tra due caratteri diametralmente opposti. L'innamoramento di Bill per la pescatrice a mani nude risulta trattato superficialmente, così come i rapporti familiari di Brady. La contrapposizione madre/figlio rimane solo abbozzata per poi cancellarsi con il precipitare degli avvenimenti. Lo stesso regista si ritaglia una parte nel film, quello della spalla di Norton (è Rick Bolger, il miglior amico di Brady), ma finisce solo per determinare uno scivolamento della sceneggiatura sulla buccia di banana del rapporto Pinocchio/Grillo Parlante.
Si parte dunque con un quadretto bucolico colorato alla Wes Anderson e si finisce con un incubo pulp modello Brad Anderson. Per non parlare del finale politicamente corretto (con irritante plongeè) che tende a risistemare tutti i pezzi del racconto in maniera davvero troppo scontata. E così tra le canzoni country a ricordare i natali del regista (su tutte ricordiamo Shall Be Released di The Band & Bob Dylan e Lonely Are The Free di Steve Earle, altro amico con una piccola parte nel film) e i cambi di tono tra una scena e l'altra, Fratelli in erba diventa un gran minestrone in cui è impossibile distinguere i singoli sapori. C’era bisogno di scomodare I Menecmi di Plauto e le Foglie d’erba di Walt Whitman?
TITOLO ORIGINALE: Leaves of Grass; REGIA: Tim Blake Nelson; SCENEGGIATURA: Tim Blake Nelson; FOTOGRAFIA: Roberto Schaefer; MONTAGGIO: Michelle Botticelli; MUSICA: Jeff Danna; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2010; DURATA: 105 min.
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