Il video è vivo. Respira. Si muove. Soprattutto evolve. Velocemente.
Esce dai confini degli schermi e contamina sempre di più la nostra vita.
Crea nuove realtà. Non sopporta più l'etichetta di finito, l'uguaglianza del messaggio, la manipolazione del fruitore. L'immagine urla, vuole attenzione, coinvolgimento, infinite possibilità di significato. Invoca il suo arcaico potere. Ci vuole adepti di un nuovo rito. I club erano il suo unico tempio, oggi non è più così. L'arte del vj-ing (live mixing di immagini e musica), l'ultima frontiera della sperimentazione video, oggi trova spazio anche nei centri sociali, nei locali underground, e nei festival internazionali.

Dal 22 al 25 Gennaio si è tenuto a Bologna Netmage 03, la terza edizione del festival dedicato ai live media e alla produzione creativa elettronica e digitale, ideato dall'organizzazione culturale Xing.
L'evento ha girato intorno alla nozione di livemedia.

Fondamentale per il vj-ing è il concetto di live, che proviene dall'ambito musicale ed indica qualcosa che avviene dal vivo. Nella pratica del vjing la manipolazione delle immagini avviene in diretta, di fronte al pubblico, in uno spazio costruito con 4/6 schermi.
Infinite sono le potenzialità e le possibilità interpretative, il vjing porta a un lavoro aperto e in continua evoluzione, e appunto per questo, molto stimolante.

Per gli Ogino Knauss, collettivo fiorentino nato con lo scopo di fare cinema mutante, l'esperimento è portare il lavoro di videomaker ad una dimensione performativa, un rapporto diretto e sempre nuovo con il pubblico e lo spazio.
Per gli Otolab, gruppo milanese formatosi nel 2001, la ricerca si basa sullo stretto legame tra musica elettronica e forme visive essenziali. Entrambi i team italiani hanno partecipato all'Internation live media contest, che nello spazio cubico dell'Hangar ha visto sfidarsi su multiscreen i più interessanti gruppi di vj-ing della scena internazionale.

Ma proprio gli Otolab si sono aggiudicati il Netmage/Diesel Award con il loro Quartetto.swf, quattro sequenze grafiche su quattro schermi visualizzano le frequenze sonore, inoltre queste vengono mixate su un quinto schermo. Il risultato finale è quello di una sincronizzazione audio/visiva dei quattro performer, con un lavoro collettivo simile ad un'orchestra.
Numerosi gli eventi: l'opening del festival è stato affidato al guru dell'elettronica Christian Fennesz e al video artista Claudio Sinatti con la performance Far from here; mentre l'artista visivo Patrick Tuttofuoco ci ha avvolto nelle spire di una lingua luminosa con la musica laptop di BHF.
I workshop di quest'anno sono stati dedicati alla 'scena viennese' particolarmente vivace ed interessante dal punto di vista della sperimentazione elettronica.

L'immagine in video si contamina con la recitazione in live nello studio tecnico di Teatrino Clandestino Prima l'immagine poi il titolo , realizzato in coproduzione con Xing.

Nell'incertezza della visione emerge dall'oscurità un'unica azione: una madre che uccide i propri figli. Lo spettacolo, sul tema de "le madri assassine" (primo passo verso la Medea Futura, del 2004) è un tentativo estremo di portare il sentimento di paura a teatro.