Il ricco volume su Claude Lelouch edito da Lindau con il contributo del Centro Studi Cinematografici risulta essere uno studio completo sul regista francese grazie a contributi originali spesso collegati a scritti e recensioni "d'epoca".
Lelouch viene così inquadrato nella sua storia (attraverso i contributi di Positif, Cahiers du cinema, Le monde, Segnocinema), ma è affrontato anche con una prospettiva più ampia e generale attraverso spunti e saggi originali che fanno riferimento alla sua intera produzione.
Si passa dall'interessante contributo sul rapporto tra Lelouch e il musicista Lai (Lai, Lelouch: mode d'emploi di Ermanno Comuzio) a quello sull'importanza della commistione nel suo cinema (Irrequiete strategie dei mélanges di Lelouch di Roberto Chiesi), fino a L'altro Lelouch di Luisa Ceretto, che ci svela la parte meno conosciuta della sua produzione (corti e documentari che, a prima lettura, non sono meno interessanti dei lungometraggi).
Spesso considerato come un regista facile, a volte banale, Lelouch appare invece come un autore complesso e ricco di sfumature, aldilà del "Da-da-da chàbadabadà, chabadabadà", tormentone di Un uomo una donna, il suo è un cinema ricco di passione e di sincerità.
"Il cinema...questo cinema che ho tanto amato per tutta la vita, di cui mi sono nutrito ben prima di viverne, questo cinema centenario e sempre turbolento come un adolescente in crisi, questo movie-business che è un'arte, non smette di cambiare".
(dal retro di copertina di Nato per sedurre. Il cinema di Claude Lelouch)
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