L'uomo in più (e una donna di troppo) PDF 
Monica Pentenero   

Uno stronzo cocainomane e un uomo fondamentalmente triste: ecco i personaggi scelti dieci anni fa da Paolo Sorrentino per il suo esordio alla regia di un lungometraggio. Campania, Anno Domini 1980. Lo stronzo cocainomane in questione, classe 1934, è Antonio Pisapia, in arte Tony, famoso cantante, ma anche narcisista che vive di eccessi, senza curarsi di chi gli sta accanto. Dalla sua Tony ha una disgrazia che l’ha intimamente segnato in gioventù e a cui ha reagito nel modo peggiore, un avvenimento descritto nelle scene che aprono il film a mo' di oscuro prologo, apprezzabilmente proposto come causa, ma non come giustificazione del temperamento e dei vizi di Tony. Il secondo, l'uomo fondamentalmente triste, classe 1949, è un calciatore, determinato a diventare un giorno allenatore della squadra in cui gioca. Dietro la figura di quello che si chiama, a sua volta, Antonio Pisapia si cela Agostino Di Bartolomei, calciatore dell'A.S. Roma morto suicida nel 1994, dopo essersi visto chiudere in faccia le porte del suo sport prediletto, proprio come accade al promettente Antonio di Paolo Sorrentino.

I protagonisti di Sorrentino si rincorrono, si sfiorano, si cercano senza trovarsi, mancandosi di poco, mentre percorrono la stessa parabola discendente. Acclamati dal pubblico, vivono entrambi del loro talento, uno in campo artistico, l'altro sul terreno di gioco, quando improvvisamente la loro vita prende una piega inaspettata. Siamo nel 1984. Tony e Antonio vedono prima fallire i rispettivi matrimoni, poi sfumare i loro sogni di riscatto (per uno l'acquisto dell'amato ristorante in riva al mare, per l'altro la possibilità di diventare l’allenatore in seconda del suo mentore), e rimangono soli, senza nessuno su cui poter contare veramente. Se l'infelice somiglianza delle loro storie li accomuna sul piano dell'insoddisfazione e della disfatta, la differenza fra Tony e Antonio è evidente sul piano morale. Con le interpretazioni di Toni Servillo e Andrea Renzi (Renzi interpreta Pisapia, Sorrentino vedeva lungo), il regista mette in scena due tipologie umane: da un lato quella carnale, che vive con arroganza, al di fuori delle regole, dall'altro quella umile, sognatrice e spesso ingenua.

Al termine de L'uomo in più, quando sembra essersi inspiegabilmente instaurato un legame fra i due protagonisti, questo legame si rivela incapace di cambiare l’amara sorte di Antonio. Tony appare allora determinato a riabilitare la propria anima attraverso un delitto, nella convinzione liberatoria che una morte possa vendicare un’altra morte, che cancellare l’uomo che si è preso gioco di Antonio, che nella sua mente ha ormai sostituito l’immagine del fratello perduto, possa rendergli giustizia e placare il suo senso di colpa. Da una parte un vinto, un uomo abbandonato, deluso e insoddisfatto, dall'altra un uomo che è vincente non per merito, ma per scelta, perché si pone come tale, pur non avendone diritto, né motivo, un uomo che estrapola da un fatto negativo il pretesto per portare avanti un'esistenza altrimenti vuota. Nel suo primo film Sorrentino mantiene separate queste due personalità che in parte delle sue opere seguenti verranno ricomposte in un unico personaggio, un protagonista che raccoglie in sé due facce dell'umanità, il perdente e colui che non sa rinunciare a dichiararsi vincente contro tutto e contro tutti.

Oltre che dalle disavventure concrete, Antonio e Tony sono accomunati da qualcosa di più irrazionale ed incontrollabile che, sotto forme differenti, tormenta entrambi: tutti e due hanno un incubo ricorrente. Una delle dimensioni più affascinanti che il cinema ha sempre sfiorato, e rappresentato, è quella onirica, e qui Sorrentino non fa eccezione, affidando alle due chimere che visitano i protagonisti nel sonno l’importante compito di spiegare il titolo e le angosce di Tony. Con un’ambientazione che richiama alla mente il livido mare del corto che ha preceduto L’uomo in più, Sorrentino riesce a rivelare una tragedia familiare, importante ai fini della narrazione, senza farne un dramma napoletano. Nel caso di Antonio, invece, le quattro ballerine di danza classica che turbano il suo sonno rappresentano il nodo fondamentale della tattica calcistica che sta mettendo a punto, che verrà rifiutata dal dirigente cui la proporrà con mille speranze e che verrà, infine, messa in atto dopo la sua morte, come a dire: oltre al danno, la beffa. L'"uomo in più" è la quarta punta che Antonio vuole aggiungere nel suo audace schema di gioco, ma è anche il fratello di Tony, morto durante una battuta di pesca subacquea, e possono essere anche gli stessi Tony ed Antonio, poiché entrambi sono l’Antonio Pisapia in più rispetto all’altro.

L’uomo in più si presterebbe anche ad una rilettura in chiave femminile (si badi bene: femminile, non femminista), dal momento che le diverse donne scandiscono i momenti salienti del film (mai la stessa donna, ma sempre una donna differente, questo particolare è già di per sé indicativo). Sin da questa prima prova, è evidente che le donne in Sorrentino non assumono una connotazione positiva, alla meglio sono inutili, ma di preferenza tradiscono, abbandonano, rifiutano, esagerano, ingannano, non comprendono… Dietro un (grande) uomo c’è sempre una (grande) donna. Oltre ad un uomo in più, qui pare ci sia una donna di troppo.

TITOLO ORIGINALE: L’uomo in più; REGIA: Paolo Sorrentino; SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino; FOTOGRAFIA: Pasquale Mari; MONTAGGIO: Giogiò Franchini; MUSICA: Pasquale Catalano; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2001; DURATA: 100 min.

 


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