Chion si dedica allo studio dell'opera di David Lynch riuscendo a concentrare in esso tutta la sua linea di ricerca, da sempre tra le più originali e affascinanti della critica internazionale: da un lato l'analisi della colonna sonora del film, e dall'altra, con il libro I mestieri del cinema (uscito piuttosto recentemente in Italia), lo studio di quelle figure spesso nascoste ma fondamentali nella produzione cinematografica.
Sono quindi almeno tre i punti cardine considerati da Chion in questo libro: la descrizione minuziosa e attenta della trama e, spesso, della vicenda visiva dei film. L'attenzione particolare dedicata agli aspetti produttivi, non solo economici, ma anche tecnici. L'analisi attenta e rigorosa della colonna sonora, sia attraverso un taglio da critico musicale (appassionanti le sue considerazioni sulle musiche di Badalamenti, ad esempio per Twin Peaks, di cui riportiamo un estratto qui in fondo), sia attraverso uno spunto più cinefilo, affrontando una vera e propria analisi degli effetti sonori legati alla visione del film.
Naturalmente non mancano le suggestioni: tra tutti risultano particolarmente affascinanti i capitoli dedicati a Elephant Man e a Cuore Selvaggio, così come ricca e complessa appare non solo la parte dedicata alle prime opere del regista (i primi corti legati alle vicende biografiche dell'autore), ma anche alle incursioni di Lynch nella pittura, nella fotografia, nel teatro e nella musica.
Unico rammarico per la parte fotografica che risulta piuttosto povera e di non altissima qualità. Descrivendo con tanta forza alcuni momenti importanti del cinema di Lynch ci si aspetta, durante la lettura, anche un riferimento visivo che invece rimane spesso deluso.
Aggiornato, nell'edizione Lindau, con la parte critica dedicata a Strade perdute e a Una storia vera, (la prima versione francese si fermava a Fuoco cammina con me), sottolineiamo anche la presenza del curioso Lynch-kit, una sorta di vocabolario-guida per il cinema di Lynch (con la voce originale inglese vicina a quella italiana) che presenta i termini fondamentali dell'esperienza artistica di Lynch. Ne citiamo alcuni: buio (dark), corpo (body), eclisse (eclipse), legame (link), palcoscenico (stage), testura (texture)...
Dunque non resta che attendere ora l'aggiornamento fondamentale per il nuovo Mulholland Drive e proseguire una lettura di una critica attenta e appassionata e mai fine a sè stessa.
"...un tema dei titoli di testa che colpisce fin dal primo ascolto. Inizia con un basso col timbro della chitarra sintetica, dalla sonorità dolciastra, ma che è impossibile non ascoltare, perchè è proprio questo basso che dà il ritmo: quello di una ninnananna. Poi, un registro medio grave dove risuona come una confidenza a mezza voce, si inserisce un tema naïf, tipo quelli scritti per i metodi rosa. E' un tema che sembra passare da bocca a orecchio nelle confidenze delle studentesse (il nodo iniziale di Twin Peaks, in effetti, potrebbe essere un conciliabolo di ragazze giudiziose, la notte, in camera o in dormitorio, che giochino a inventare storie tenebrose)."
(da Michel Chion, David Lynch, Torino, Lindau, 2000, pag.133)
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