È un dato di fatto che in Italia, fin troppo spesso, si fanno i film anche quando non si hanno le idee necessarie per farli, anche quando non si ha nulla da dire. È il caso del recente Tutta colpa della musica di Ricky Tognazzi, presentato nella sezione Controcampo Italiano della 68° Mostra del Cinema di Venezia, un film che racconta, in termini banali, una storia altrettanto banale. O meglio: una storia semplice, svilita però da una sceneggiatura e una rappresentazione macchiettisticha e approssimativa. La pellicola racconta le vicende ultime della vita di Giuseppe, interpretato dal bravo Marco Messeri, gran lavoratore alle soglie della pensione (e, per questo, a un passo dalla depressione), stretto tra una madre e una moglie identiche e oppressive, e del suo amico d’infanzia, nonché “soccorritore”, Nappo (Ricky Tognazzi), col vizio delle donne e del coro. Coro che, chiaramente, porterà i protagonisti, entrambi con una passione viscerale per la musica, a confrontarsi con amori forse passati, forse mai finiti, e ad innamorarsi di nuovo. Ed è così, dunque, con l’escamotage del coro, che Tognazzi riesce a legare il tema dell’amore senile, che arriva quando le speranze di una vita felice si sono ormai dissolte, con quello della musica come passione che trascina, anche nella terza età.
L’idea portante del film era, dunque, anche carina, simpatica, adatta ad una commedia sentimentale, in stile italiano ovviamente. E invece, complici una sceneggiatura raffazzonata e destinata a rimanere in superficie, personaggi ridotti a poco più che macchiette, situazioni e contesti stereotipati, battute prevedibili e un copertone di melassa che, particolarmente nei contesti romantici, ammanta e ricopre ogni singolo istante della pellicola, Tutta colpa della musica ha assunto le sembianze di una vera e propria farsa. Certo, non è che Ricky Tognazzi, senza volergli fare alcun torto, sia mai stato famoso per aver realizzato dei capolavori, e immaginiamo che il pubblico ne abbia tenuto conto anche prima di entrare in sala, ma, tuttavia, intristisce comunque vedere sullo schermo un’opera così scialba e sciatta, segno, oramai, della parabola discendente dell’autore. L’unico elemento che si salva è la performance del bravo Messeri, sempre misurato e idoneo alla situazione, in particolare nel botta e risposta col suo vecchio amico Nappo, con il quale è unito da un legame profondo. Legame che, probabilmente, costituisce l’unica rappresentazione non fatua del film.
TITOLO ORIGINALE: Tutta colpa della musica; REGIA: Ricky Tognazzi; SCENEGGIATURA: Simona Izzo, Leonardo Marini, Ricky Tognazzi; FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti; MONTAGGIO: Lorenzo Peluso; MUSICA: Carlo Siliotto; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2011; DURATA: 97 min.
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