E ora dove andiamo? PDF 
Felicia Buonomo   

“Un film sui punti deboli degli uomini, che le donne conoscono bene”. Così presentato, il nuovo gioiello cinematografico di Nadine Labaki E ora dove andiamo? potrebbe apparire all’orecchio più profano come l’ennesimo film di genere, dove la riscossa femminile prevarica l’opposto universo antropologico in un gioco di luoghi comuni spossante. Nulla di più sbagliato. La pellicola, al contrario, racconta, con il piacevole ausilio dell’ironia, la storia di annose tensioni religiose che la Labaki immagina di superare con un’unica arma: un legame di amicizia, forte e consapevole, che unisce donne apparentemente dissimili (chi con la croce, chi con il velo) ma con un unico dolore, quello provocato da una guerra futile, lunga e ormai lontana.

Seduzione, intelligenza e umorismo diventano, così, le diverse facce di un unico prisma religioso e culturale, composto allo stesso tempo da acredine e tolleranza: Chiesa e Moschea da una parte, uomini e donne dall’altra, nel mezzo l’amicizia e la stupidità della guerra. Il linguaggio, non sempre “aulico”, si amalgama, con grazia femminile e la complicità disarmante della musica, a inquadrature ben equilibrate: non mancano arditi primi piani, ma nemmeno scenari di lunga percorrenza, che restituiscono l’idea della “terra” rendendo giustizia a una scelta fotografica che segue la peculiarità del paesaggio. Sintomatica ne è la scena d’esordio, la quale, da sola, varrebbe il premio del pubblico che la pellicola si è aggiudicata (meritatamente) come miglior film all’ultimo Toronto Film Festival, dove un gruppo di donne vestite di nero si dirige verso il cimitero del villaggio. È il “nero” ad unirle, ovvero il lutto per i propri uomini, non conta che a piangerli sia una donna col velo o con un crocifisso. Quasi un componimento tipico della tragedia greca, ma che presto si trasformerà in qualcosa di diverso, vestendo talvolta i panni della commedia, talaltra quelli del musical, ma camminando sempre e costantemente sul fragile terreno del dramma.

È riguardo la scelta del cast (non tutto composto da attori professionisti, e che ci piace collegare ad un certo slancio neorealistico italiano) che si svela, invece, la natura dicotomica di E ora dove andiamo?: in quel terreno emerge l’abilità registica della Labaki, che domina sopra ogni cosa quando la preparazione artistica difetta; ma, al contempo, si evidenziano le sbavature della pellicola, i cui angoli avrebbero potuto essere smussati qua e là per dare una maggiore fluidità al complesso. Ma, come decantava un famoso poeta francese, “quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile”. Ed è così che vogliamo descrivere quest’ultima fatica cinematografica della splendida libanese Labaki, cineasta di sensibile intelligenza e attrice enormemente attraente: una “irregolare” beltà visiva e concettuale.

Titolo originale: Et maintenant, on va où?; Regia: Nadine Labaki; Sceneggiatura: Rodney Al Haddid, Thomas Bidegain, Jihad Hojeily, Nadine Labaki, Sam Mounier; Fotografia: Christophe Offenstein; Montaggio: Véronique Lange; Scenografia: Cynthia Zahar; Costumi: Caroline Labaki; Musiche: Khaled Mouzannar; Produzione: Les Films des Tournelles, Pathé, Les Films de Beyrouth, United Artistic Group, Prima TV, France 2 Cinéma, Chaocorp, The Doha Film Institute; Distribuzione: Eagle Pictures; Durata: 110 min.; Origine: Francia/Libano/Egitto/Italia, 2011

 


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