Dogville PDF 
di Arianna Mereu   

Un tempo c'era il Dogma95 e la sua piena osservanza vivificata in un film: Idioterne. Da qui in poi Lars Von Trier ha optato per un lavoro di selezione e di indagine nei confronti di quella lista stilata per ovviare al problema della caduta in tutti quei clichè che con il tempo hanno finito per polarizzare un linguaggio, offrendo un tipo di cinema senza respiro, sempre più statico e affettato.

Mentre con Le onde del destino la riflessione e l'utilizzo del mezzo si posavano su una critica dedita prettamente al distacco dalla convenzione sintattica del dramma utilizzata nel cinema e con Dancer in the dark, invece, all'accostamento esasperato ai modelli del cinema di genere (in questo caso il musical), con Dogville, il regista danese stupra nuovamente - e in modo assolutamente riuscito ed originale - il suo cinema, puntando questa volta il dito contro la formula narrativa del cinema, irrimediabilmente ancorata all'universo della letteratura.

Chi ha visto nel taglio della regia di Dogville la presenza di una scomoda impronta teatrale, ha commesso un imperdonabile errore, poiché il tipo di riprese e l'universalità dei piani di azione dimostrano una presa di distanza ben precisa dall'approccio unidirezionale tipico del teatro. E soprattutto perché nel film, c'è molto di più. Inanzitutto la dinamicità delle superfici, alternate in modo tale da eludere i margini, esattamente come avviene nell'impianto narrativo. Ed è qui che risiede la straordinarietà dell'approccio critico di Lars Von Trier: la formulazione di un mondo - nei suoi spazi, nei suoi tempi e nella sua divulgazione visiva - in maniera strettamente vincolata e limitata al modello letterario. La proposizione potrebbe non sembrare particolarmente innovativa, se non fosse che a quell'atteggiamento ormai consolidato del cinema di attenersi agli schemi narrativi tipici della letteratura, Von Trier non escludesse in maniera assolutamente significativa il costrutto cinematografico solitamente annesso a quest'ultima. Von Trier mette in gioco, dunque, solo ed esclusivamente le immagini e i raccordi che la narrazione libresca suggerisce al suo lettore, esternate dalla voce off del narratore, dai dialoghi e dalle descrizioni. La scrittura dona al suo fruitore un mondo circoscritto e limitato, che nell'immagine spesso esula il contesto spazio/temporale. Talvolta manca un tempo d'azione, talvolta un luogo, e in Dogville, tutto questo ci viene riproposto concedendo allo spettatore ora un'azione, ora una reazione, completamente estratti dalla diegesi filmica.

Abbiamo allora una Grace illuminata dalla luce di un tramonto che non sta avendo luogo, lambita da una pioggia di polline che fluttua grazie ad un vento che non soffia, o ancora sfiorata da fiocchi di neve che scendono dal nulla. E questo perché nel grande libro di Dogville non appare, tra le parole, la descrizione di un panorama di fine giornata fuori dalla finestra, di una primavera in corso, di un inverno rigido. Nel cinema tutte queste circostanze verrebbero mostrate. Nella letteratura, se non sono veicolate dalle parole, non esistono. E Von Trier si attiene al testo. E come il cane, del quale non v'è traccia alcuna se non nel suo abbaiare, altro non riceviamo che una traccia appena accennata dell'universo Dogville, esattamente come le strutture delle costruzioni, delle quali nella lettura altro non si percepisce che la loro sostanza trasparente, atta solo a contenere le azioni quotidiane dei ben più delineati abitanti della cittadina, i cui spostamenti danno luogo a rumori di porte che si aprono e si chiudono, ma che di fatto non esistono. I dialoghi giocano a tal proposito un ruolo molto importante, in quanto provvedono a coadiuvare l'immagine, conferendo ad essa una giustificazione d'essere.

Lars Von Trier, con il suo splendido impiego del mezzo, dimostra come il cinema, ancora agganciato al sistema narrativo letterario, sia sì in grado di veicolare atmosfere e sensazioni in maniera estremamente efficace, ma nel farlo non sfrutti al contempo un linguaggio molto più equipaggiato, che è quello dei significanti visivi, intervenuti quindi in Dogville nella loro sporadica presenza.

La critica di Von Trier acquista con Dogville una potenza visiva (nel suo gioco di sottrazioni), incredibilmente suggestiva, capace di consegnare al suo pubblico, una riflessione lucida e acuta sulla mediazione dei differenti linguaggi.

Francamente dal regista danese non ci si poteva aspettare altro.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.